Castello di Cisterna, ucraino eroe ucciso dai rapinatori. La moglie «Io e le bambine resteremo in Italia»

Castello di Cisterna, ucraino eroe ucciso dai rapinatori. La moglie «Io e le bambine resteremo in Italia»
di Paolo Barbuto
Martedì 1 Settembre 2015, 10:27 - Ultimo agg. 2 Settembre, 08:24
4 Minuti di Lettura
CASTELLO DI CISTERNA. «Il mio Anatolij era fatto così, non sopportava i soprusi e l’ingiustizia. Ha seguito il suo istinto naturale», Nadyia Korol, la vedova dell’eroe ucciso sabato sera mentre difendeva clienti e cassiere di un supermercato da due rapinatori balordi, ha provato a raccontare il suo uomo alle persone che le sono vicine.



È lucida e cerca di non crollare, soprattutto davanti alla sua piccina di diciotto mesi, però spesso si abbandona a pianti disperati e solo l’abbraccio di Anastasia, la figlia di quindici anni, riesce a consolarla: «Non si è mai tirato indietro quando si trattava di difendere la legalità, il mio Anatolij era una persona unica». La vicenda di questo eroe ucraino ha colpito anche l’Arma dei carabinieri che si sta impegnando per istruire una pratica con una proposta per premiare il gesto con una medaglia al valore civile.



Allo stesso tempo l’Arma sta valutando anche la possibilità di far conferire ad Anatolij una cittadinanza italiana postuma, una sorta di accoglienza ufficiale nella comunità dello Stivale per un uomo che ha dato la vita per le persone di questa terra. Il dolore della famiglia è protetto da una cortina di amici e parenti che si danno il cambio per stare vicini alla donna e alle figlie. Ieri la vedova ha ricevuto la visita del vescovo di Nola, Beniamino Depalma, del sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, mentre il sindaco Sorrentino continua a fare da spola fra il municipio e la casa dei Korol. Sono arrivate tante richieste alla famiglia per fare in modo che il corpo di Anatolij riposasse nel piccolo cimitero di Castello di Cisterna: la gente ha chiesto di poter onorare la sua tomba, però la risposta è stata ferma e decisa: le spoglie dell’eroe torneranno in Ucraina dove riposeranno vicino a quelle dei parenti. Proprio ieri mattina la vedova si è presentata, accompagnata dal sindaco, al consolato ucraino di Napoli per affrontare la burocrazia del caso.



La data del ritorno in patria è già fissata, sarà il 3 settembre, giovedì prossimo. Torneranno in Ucraina anche la moglie e le due figlie: «Ma noi vogliamo tornare in Italia - ha detto accorata la vedova - qui con Anatolij abbiamo deciso di costruire il nostro futuro e qui cresceranno le nostre bambine». Le spese del trasporto della salma e del viaggio dei familiari saranno suddivise fra il Comune di Castello, il consolato ucraino e il titolare del supermercato all’interno del quale è avvenuta la tragedia. Quest’ultimo, Michele Piccolo, si è anche impegnato a stare vicino alla famiglia sotto tutti gli aspetti, e ha annunciato di volersi occupare del percorso di studi di entrambe le figlie di Anatolij: ogni spesa sarà a suo carico fino all’università.



Intanto si manifestano le prime iniziative in memoria dell’uomo. Diventerà «via Anatolij Korol» l’attuale via Selva, la strada di Castello di Cisterna dove il 38enne ucraino è stato ucciso sabato scorso. La decisione è stata presa da sindaco e giunta che stamattina la formalizzeranno nel corso di una riunione ufficiale, necessaria per poi presentare l’istanza alla Prefettura. Il paese vuole che nessuno dimentichi il gesto eroico dell’uomo. Il sindaco Clemente Sorrentino ha già preso contatti con uno scultore che lavora la «pietrarsa», la pietra lavica tipica di Castello. Verrà costruito un monumento per ricordare Anatolij e il suo sacrificio e quel monumento, come leggete nell’intervista della pagina qui a destra, nelle speranze della comunità di Cisterna dovrebbe trovare posto in una via o in una piazza di Napoli: questo l’appello lanciato a Luigi De Magistris.



Il paese è un tappeto di carabinieri, ce ne sono ovunque, girano vorticosamente, sono fermi ai posti di blocco. Gli abitanti sono un po’ frastornati e un po’ infastiditi: troppo caos per una vicenda che ha procurato un dolore intenso, esagerato, violento alla gente di qui. Per affrontare quel dolore il Comune e la parrocchia stanno organizzando una fiaccolata, si pensava di farla domenica prossima ma probabilmente verrà anticipata a venerdì. Per quel giorno sarà proclamato il lutto cittadino e ci sarà anche una cerimonia nella chiesa di San Nicola che dovrebbe essere officiata proprio dal vescovo Depalma: «Ho incontrato la donna e l’ho trovata forte - ha detto il vescovo - è sostenuta dall’affetto di tutta la comunità che le sta facendo sentire tanto amore, e l’immenso rispetto per quel marito eroe che ora non c’è più».



Don Franco, il parroco, ha già annunciato che la festa patronale di San Nicola, prevista per il sei di settembre, sarà in tono minore, limitata alle sole celebrazioni religiose. Tutt’intorno c’è tristezza. Uno dei cinque vigili di Castello di Cisterna non riesce a smettere di parlare di Anatolij e di raccontare pezzi della vita di quell’uomo: «Abitava vicino ad altri stranieri che non si comportavano bene. Decise di cambiare casa immediatamente perché lui era diverso... E poi quando è partita la raccolta differenziata stava da noi ogni giorno ”questo materiale dove va conferito?”, ”Qual è il giorno per depositare questo tipo di pattume?”, faceva mille domande, non voleva sgarrare. Si sentiva parte della nostra terra, della nostra comunità...», gli occhi del vigile si fanno lucidi. Anche quelli della donna che affaccia lungo la strada percorsa ogni giorno dalla famiglia di Anatolij sono gonfi di lacrime. Resta affacciata dietro la balaustra e racconta che quando la famiglia passava lì davanti, il papà e la piccina avevano l’abitudine di sollevare lo sguardo e fare ciao ciao con la manina. «Ieri la piccola è tornata a casa in braccio alla zia. Intorno c’erano lacrime e dolore ma lei mi ha cercato con lo sguardo e mi ha fatto ciao ciao come le aveva insegnato a fare il papà».