Il pentito: rifiuti, affari con clan e P2. «Così per vent'anni abbiamo avvelenato la Campania»

Il pentito: rifiuti, affari con clan e P2. «Così per vent'anni abbiamo avvelenato la Campania»
di Daniela De Crescenzo
Mercoledì 16 Luglio 2014, 07:59 - Ultimo agg. 17 Luglio, 10:07
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«Ho accompagnato i magistrati nei siti dove io e i miei colleghi abbiamo sversato. In quelle aree sono stati fatti anche i carotaggi. So quello che abbiamo scaricato e dove lo abbiamo portato. Ci sono i fanghi dell'Acna di Cengio, ci sono le ceneri dell'Ilva e la calce spenta dell'Enel, ma non ci sono rifiuti radioattivi»: Gaetano Vassallo è il primo manager dei rifiuti ad aver intrapreso la strada della collaborazione con la magistratura.



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Adesso, in carcere, accetta di fare chiarezza su quello che è stato portato in Campania fino al 2008. Elegante, cortese, arriva in sala colloqui con il suo legale, Sabina Esposito, e offre i cioccolatini che ha portato con sé.



Il suo è un racconto serrato. Ai giudici Giovanni Conzo, Alessandro Milita e Maria Cristina Ribera ha raccontato come, insieme ai suoi complici, ha avvelenato la Campania e ha sostenuto le accusa in molte aule giudiziarie. Con il Mattino ripercorre venti anni di sversamenti illegali. E ribadisce le accuse all'ex sottosegretario Nicola Cosentino e all'onorevole Luigi Cesaro. Saranno i magistrati della Cassazione a emettere giudizi definitivi e fino ad allora per tutti vale la presunzione di innocenza. Ma Vassallo ha sversato veleni in prima persona e ne ha gestito i traffici: per questo la sua testimonianza è unica e fondamentale per gettare luce sulla situazione drammatica che ci troviamo ad affrontare.



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