Il Maestro de Simone: «La mia musica d’oggi tra Bach e Pergolesi»

Il Maestro de Simone: «La mia musica d’oggi tra Bach e Pergolesi»
di Donatella Longobardi
Martedì 15 Settembre 2015, 09:03 - Ultimo agg. 10:15
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Latino e tedesco, due lingue. Ma le sezioni sono quelle canoniche del «Miserere» cui si aggiungono i versi del Salmo di Davide inserito nelle letture evangeliche per le celebrazioni pasquali di rito protestante. Assolutamente inusuali gli strumenti utilizzati: fisarmoniche, uno xilofono, tromboni, clarinetto basso, corni, pianoforte, spinetta. Nessun archetto, fatta eccezione per una viola da gamba affidata a Luca Signorini.



Li ha voluti così il compositore Roberto De Simone che presenterà in anteprima al San Carlo domani (ore 18) la sua nuova opera dedicata a Bach e Pergolesi: «Stabat Mater - da Giovanni Sebastiano a Giovanni Battista» in attesa del ritorno del «Don Pasquale» il 26 settembre. Un lavoro complesso anche da allestire (per problemi tecnici saltò il debutto in primavera), in cui sono impegnati sia il coro di adulti che le voci bianche del teatro con l’aggiunta di un gruppo gospel ai quali si aggiunge l’insolito ensemble orchestrale. A dirigere tutti Maurizio Agostini che prima di affrontare il podio ha a lungo lavorato con il maestro e con il nipote Alessandro De Simone, attivo collaboratore della messa in scena.



Tra il pianto di Maria di fronte al Cristo morto, sono messi in evidenza i rapporti, ancora poco esplorati, tra la grande scuola musicale del Settecento napoletano e il mondo germanico. «Tutto è partito - ha ribadito De Simone - dall’interesse suscitato da un prezioso autografo di Bach il quale nel periodo tra il 1745 e il 1747 operò una trascrizione dello ”Stabat Mater” di Pergolesi, evidentemente folgorato dalla originalità del componimento del genio jesino».



E poi maestro?

«Poi ci ho lavorato molto, è entrato in gioco il mestiere del compositore... ho dovuto operare scelte non semplici, a volte rinunciatarie di effetti ai fini di raccontare una storia oggi quanto mai attuale».



Lei ha deciso di dedicare lo «Stabat» alla memoria di Aylan Kurdi, il piccolo migrante siriano trovato privo di vita su una spiaggia della Turchia.

«E quel corpicino non è uno ”Stabat Mater”? Uno ”Stabat” di oggi cui fanno eco sonorità e vocalità contemporanee, realtà musicali che hanno valicato Schoenberg per arrivare all’oggi».



Con echi antichi.

«È chiaro che la base di tutto sono Pergolesi e Bach, ma non è chiaro cosa c’è di Pergolesi e cosa c’è di Bach se non contrappunti, frammenti coi quali si ribadisce ancora una volta la caratteristica vocale, sia che si riferisca all’uno che all’altro autore».



A proposito di vocalità, lei anche qui ha voluto inserire, come in molte altre sue opere, un coro di voci bianche.

«I bambini rappresentano la base della vocalità dei castrati che a Napoli ebbero molto clamore».



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