Napoli, grandi novità al Museo Archeologico: in arrivo il Tuffatore di Paestum

Napoli, grandi novità al Museo Archeologico: in arrivo il Tuffatore di Paestum
di Gaty Sepe
Martedì 24 Novembre 2015, 13:56
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Dopo essere stato al Palazzo Reale di Milano per l'Expo, il Tuffatore potrebbe approdare in primavera al Museo Archeologico Nazionale di Napoli con la mostra «Natura, mito e paesaggio dalla Magna Grecia a Pompei». «È soltanto un esempio di quello che la rete tra i musei autonomi potrà realizzare in un'ottica di aiuto e collaborazione» dice Paolo Giulierini l'etruscologo toscano che dal 1 ottobre dirige il Mann, in attesa dell'ok da Gabriel Zuchtiegel, direttore del parco archeologico di Paestum. Intanto lavora ad «Ercole liberato», la mostra che si presenta il 13 dicembre, che continua il lavoro sugli «Invisibili», i reperti mai esposti. «Mettiamo i mostra 50 pezzi che erano nei magazzini del museo, per un allestimento sul tema dell'eroe. Ma - dice - mi piace pensare alle fatiche di Ercole come i quattro anni che mi aspettano al Mann».



Quanta roba c'è in giacenza nei magazzini?

«Il 90 per cento della collezione non è esposta, ci si potrebbero allestire almeno altri dieci musei di qualità. Ma con i reperti in giacenza stiamo progettando delle mostre internazionali - oltre che dagli Stati Uniti ho già avuto richieste anche dalla Cina e dal Brasile - da proporre a tutti gli istituti italiani di cultura nel mondo: è un buon modo per fare cassa e contemporaneamente promuovere il museo senza depauperarlo perché mandiamo in giro pezzi che non abbiamo in esposizione. Queste mostre possono richiamare visitatori per la preziosa collezione esposta nella ”casa madre”. Inoltre, su ogni mostra all'estero verrà realizzato un video che proietteremo al Mann».



E i rapporti internazionali?

«Il Mann deve avere rapporti costanti con i più importanti musei mondiali, in particolare con l'Ermitage, il Louvre, il Prado, per avere una rete scientifica internazionale che permetta di costruire mostre in collaborazione con scambi di opere d'arte. Penso a mostre che raccontino la natura del Mann che non è soltanto il museo archeologico di Napoli, ma il museo di una città che è stata capitale del Regno delle due Sicilie, che conserva reperti da Roma alla Magna Grecia, che deve la sua grandezza a due famiglie, i Farnese e i Borbone. Insomma, un museo che ha una storia che gli permette di dialogare con tutta l'Europa».



Lei si è insediato il 1 ottobre: ha già individuato i punti deboli del museo?

«Il Mann non è avvezzo al dialogo con la città e le istituzioni, o almeno, negli anni, questo non è avvenuto in maniera strutturata. Il museo è poco visibile nella promozione della città. La comunicazione, interna esterna, è dunque un punto debole. Stiamo già lavorando al sito internet. Migliorare la comunicazione è la prima cosa da fare, ma stiamo anche progettando un sistema di fruizione interno al museo, con una sua grafica. Stiamo scegliendo un'immagine simbolica da usare come logo per dare un'identità al Mann».



E lei ha cominciato a dialogare con le istituzioni?

«Ho incontrato il sindaco. Il Mann non è visibile in città, non ci sono le sue tracce. La segnaletica, per esempio, è insufficiente, bisogna tracciare un itinerario guidato per i turisti a partire dalla stazione centrale. Da parte del sindaco c'è stato l'impegno a riaprire la galleria legandola all'arte anche attraverso i negozi che si insedieranno in modo da creare un legame di continuità anche con l'Accademia di belle arti. Ho incontrato anche i vertici della Metropolitana: nelle stazioni ci sono immagini del Mann ma niente che le riporti al Museo. Infine, l'università: ci sono dieci convenzioni avviate con altrettanti istituti su aspetti specifici».







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