Suor Orsola, d'Alessandro: «Il palazzo del Gaio Sapere una vetrina per la città»

Suor Orsola, d'Alessandro: «Il palazzo del Gaio Sapere una vetrina per la città»
di Fabrizio Coscia
Mercoledì 30 Settembre 2015, 11:40
4 Minuti di Lettura
Un nuovo spazio di ricerca e progettazione nel cuore della città. È il Piccolo Palazzo del Gaio Sapere che l'Università di Napoli Suor Orsola Benincasa oggi alle 19 apre ufficialmente a Via Chiaia 45, quasi a ridosso della Piazza del Plebiscito. Una nuova sede aperta alla città, nata con l'ambizione di saldare scienze umane e nuove tecnologie, aggiungendosi alle tre sedi del Corso Vittorio Emanuele, ai Quartieri Spagnoli, nel Complesso di Santa Caterina da Siena. Al taglio del nastro affidato al Rettore, Lucio d'Alessandro, saranno presenti il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, l'assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele, l'assessore all'Urbanistica del Comune di Napoli, Carmine Piscopo, i Presidi delle tre Facoltà del Suor Orsola (Giurisprudenza, Lettere e Scienze della Formazione e della Comunicazione) e i Rettori degli altri Atenei della Campania.



Professor d'Alessandro, come nasce questo progetto?

«L'Università ha da sempre una vocazione a essere nella città, a rapportarsi in maniera stretta al territorio, facendo sentire la sua presenza e la sua vicinanza come riserva di saperi. Questo progetto nasce proprio da un'idea di vicinanza e di disponibilità. Vogliamo che l'Università sia sentita come presenza viva e forte nella città, una presenza perfino confortante. E in particolare con un modello comportamentale che simbolicamente unisca presente e passato: abbiamo restaurato il palazzetto storico e lo abbiamo riempito di tecnologia. I ragazzi devono sapere che in questa zona della città oltre alle gelaterie, alle pizzetterie e ai jeans esiste l'Università, e questa vetrina tecnologica sarà a disposizione di tutti».



Che tipo di attività vi si potrà svolgere?

«È un laboratorio dove si faranno attività interattive. Al piano terra del Piccolo Palazzo ci sarà l'accoglienza con un front-office dedicato ai servizi di orientamento universitari ma soprattutto aperto alle aziende e alle altre istituzioni cittadine per delineare accordi di ricerca commissionata, di sviluppo dell'innovazione, per attività di formazione o di prestazione per conto terzi, con particolare riferimento all'applicazione delle tecnologie digitali nell'ambito della ricerca e della simulazione sociale, della comunicazione e dei beni culturali. Sarà inoltre aperto all'intera città per proporre eventi culturali, incontri e attività di divulgazione scientifica. Dal primo al terzo piano ci saranno invece le strutture tecnologiche all'avanguardia del Centro di Ricerca di Scienza Nuova che con sei living lab e due unità operative abbraccia un ampio numero di aree di ricerca: dalla ludotronica alla progettazione di nuovi supporti educativi, dalla comunicazione cross-mediale alla ricerca sociale, dall'interazione uomo-macchina alla digitalizzazione per la fruizione del patrimonio artistico e culturale». In particolare il Piccolo Palazzo del Gaio Sapere sarà la casa del Living Lab Simula.



Ci può dare qualche esempio?

«Mediante le tecnologie per l'analisi dei movimenti oculari come gli “eye-tracker”, ad esempio, si svilupperà un progetto per studiare il modo in cui vengono lette dall'uomo le opere d'arte. Di recente un'importante casa editrice, invece, che ha avuto commissionato un lavoro sui disegni di Michelangelo si avvarrà delle nostre tecnologie di ricostruzione digitale. C'è anche un progetto di assistenza psicologica informatica».



Unire scienze umane e nuova tecnologia è la strada da percorrere per essere al passo della modernità? «È un passo obbligato a cui siamo chiamati per il cambiamento dei modelli del sapere. Oggi non si può ragionare di scienze umane senza le tecnologie, ma la tecnologia è sempre al servizio dell'uomo. Inoltre c'è un altro dato su cui riflettere: l'Europa investe poco sulle scienze umane e molto nelle tecnologie. Con questa unione di saperi si può così anche colmare questo gap di investimenti».



Che cosa può rappresenta per la città un modello di ricerca e innovazione come questo?

«È un segno di fiducia.
Nel nostro territorio ci sono luoghi depressi e luoghi alti. L'Università è uno di questi luoghi alti che ha il dovere e il compito di aiutare a migliorare i luoghi depressi. Se pensiamo ai dati terrificanti che sono emersi dagli ultimi test di Medicina nel divario tra Nord e Sud, ci rendiamo conto che alla base di questi risultati c'è una crisi della scuola che è a sua volta il riflesso di una crisi del territorio. Il ruolo dell'Università e l'ambizione del nostro progetto è quello di rafforzare questi punti critici. Gaio Sapere non vuol dire solo felice, ma l'aggettivo si riferisce anche alla Terra, e dunque al rapporto che il sapere deve avere con il nostro territorio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA