«Scarp de' tenis», inediti di Erri De Luca e Dylan Dog per i vent'anni della rivista

«Scarp de' tenis», inediti di Erri De Luca e Dylan Dog per i vent'anni della rivista
di Donatella Trotta
Martedì 30 Dicembre 2014, 23:06 - Ultimo agg. 23:07
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Un racconto inedito dello scrittore Erri De Luca, che apre la rivisitazione narrativa dei Dieci Comandamenti con un contributo (significativo, dopo gli scandali di Milano e Roma) su «Non ruberai». Ancora: un’inchiesta sulla Campania (in)felix, dove - secondo gli ultimi dati del centro studi Ance di Salerno - si può morire (anche) di crisi. E poi le cronache ”dal basso“ di redattori di strada sull’Orto Botanico e il racconto del Presepe del Popolo, «un angolo della Napoli verace» che nella bottega artigiana di Umberto Iannaccone, in via dell’Anticaglia, realizza «un teatro di vita e di valori profondi» con materiali di scarto. Che tornano a nuova vita, come certe storie borderline.



C’è molto Sud, con diverse belle sorprese di qualità - tra contenuti e grafica - nel nuovo denso numero di «Scarp de’ tenis», la storica rivista di strada più venduta d’Italia, in distribuzione sino a fine gennaio 2015 nelle parrocchie della diocesi di Napoli e nelle città delle altre sedi redazionali (oltre a Milano, dove il magazine è nato da un’idea di Pietro Greppi, anche Torino, Genova, Verona, Vicenza, Venezia, Rimini, Firenze e il capoluogo campano).

Dopo vent’anni, il mensile cambia ora abito. Con un nuovo accattivante progetto grafico, tra memoria e web, firmato da Francesco Camagna. E persino con l’irruzione di un amico di vecchia data del popolo della strada, presente sin dal primo numero del magazine creato come un’impresa sociale noprofit, che nella sua essenza coniuga un progetto di comunicazione e un’occasione di lavoro per i senza dimora e le persone a vario titolo emarginate: stiamo parlando nientemeno che di Dylan Dog, il popolare eroe dei fumetti creato da Tiziano Sclavi.



L’indagatore dell’incubo è infatti protagonista, in questo numero 187 di dicembre 2014/gennaio 2015, di una storia chiaroscurale di quattro pagine sull’incubo povertà, intitolata «Il volontario», ambientata nel Centro di accoglienza della Caritas Ambrosiana di Milano, appositamente disegnata da Sergio Gerasi (testi di Davide Barzi) e già gettonatissima dai collezionisti. Non solo. Nel numero di questa nuova stagione alle soglie del nuovo anno, la copertina rinvia inoltre a un dossier interno dedicato ai «Volontari a casa nostra», ossia a quelle storie edificanti di rifugiati che consegnano pasti, puliscono strade e piazze e aiutano chi è in difficoltà, accanto al progetto di racconto delle Tavole bibliche della legge che sui prossimi numeri vedranno le firme eccellenti di altri scrittori, come Antonella Cilento e Domenico Starnone, Maurizio Maggiani, Andrea Vitali, Gianrico Carofiglio, per non parlare delle nuove rubriche di riflessione e approfondimento affidate a grandi firme del giornalismo: da Gianni Mura, a Piero Colaprico, a Paolo Lambruschi.



Il direttore responsabile di «Scarp», Stefano Lampertico, spiega con chiarezza in apertura le motivazioni delle rilevanti novità della rivista - non a caso tra i vincitori dell’annuale Ambrogino d’Oro - che «da vent’anni cammina sulla strada a fianco di chi cerca, di chi esprime un bisogno, di chi chiede una mano - scrive Lampertico nel suo editoriale - per ritrovare dignità o di chi cerca un piccolo lavoro per ripartire». E sono motivazioni che non si può non condividere, pensando che il penultimo giorno dell’anno ha purtroppo registrato la morte per assideramento a Roma di Gregorio, un polacco di 40 anni trovato cadavere in una via dell’Esquilino, e di un giovane clochard a Grosseto, mentre in Francia (a Parigi, nel nord del Paese e nella Costa Azzurra) ben tre senzatetto sono rimasti uccisi dall’ondata di gelo che si è abbattuta sull’Europa.



Perdite che non dovrebbero mai avvenire, in Paesi che aspirano a definirsi «civili». E invece, la situazione tende a peggiorare: come l’aumento della povertà legata alla disoccupazione che, nel nostro Sud, si è triplicata. Con un incremento dei senza fissa dimora (e dei giovani) del 120 per cento rispetto al 2008 (il 14 per cento italiani, l’86 stranieri). Sono storie che continuano a restare invisibili. E che affiorano talvolta all’attenzione dell’opinione pubblica solo nell’emergenza, o in occasione dei rituali pranzi dei poveri durante le festività natalizie. Storie umane, troppo umane, di cui si fan carico con generosità l’associazionismo e il privato sociale, cercando di far fronte con piccoli grandi gesti concreti alle difficoltà delle amministrazioni pubbliche in affanno per i tagli al Wlefare, e coinvolgendo nell’accoglienza chi è stato privato di tutto da difficoltà esistenziali in agguato per chiunque.



Proprio come le sedici persone senza dimora e ad alto rischio di esclusione sociale di Napoli, impegnate in redazione (a Largo Donnaregina 12) e nella vendita del giornale (per il quale incassano un euro sui tre del prezzo di copertina di ogni copia), che danno così corpo al sogno di rimettere in carreggiata vite altrimenti deragliate nel dolore. Grazie al sostegno della Caritas diocesana partenopea, entrata in sinergia nel 2000 con quella Ambrosiana di Milano, e attraverso i fondi dell’8 per mille, questi redattori sono infatti affiancati da giovani educatori e giornalisti provenienti da esperienze di volontariato, servizio e formazione nel mondo dello scoutismo cattolico (Agesci) e dell’Azione Cattolica, aderenti alla cooperativa sociale onlus «La locomotiva», che gestisce il progetto di «Scarp de’ tenis» a Napoli con la brava coordinatrice Laura Guerra, giornalista che ha conferito un’impronta di «racconto» costruttivo e privo di autocommiserazione alle testimonianze dal capoluogo campano: «Gli utenti diventano progressivamente protagonisti consapevoli della propria storia, recuperando in questo progetto formativo e inclusivo di primo inserimento lavorativo non solo la dignità perduta, ma anche la preziosa trama di relazioni che la strada tende a distruggere», spiega Guerra.



Già. Perché «Scarp de tenis», che in versione locale partenopea diventa «Scarp ’e tenis», cambia sì abito. Ma conserva il suo «cuore pensante». E il suo spirito: simboleggiati da quell’orma di un piede che - appena più stilizzata - resta il logo e il tratto distintivo della testata, ispirata dai versi in dialetto milanese di una canzone di Enzo Jannacci sulle gesta borderline di un «clochard» perdutamente innamorato di una ballerina, Lulù.
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