I novant'anni di Boris Ulianich, studioso e cattolico militante

I novant'anni di Boris Ulianich, studioso e cattolico militante
di Donatella Trotta
Mercoledì 11 Febbraio 2015, 22:32
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Novant’anni di impegno militante su tre fronti: la cultura e la formazione a livello accademico; la fede e la spiritualità, nell’orizzonte del cattolicesimo democratico; e la politica, nelle file della Sinistra Indipendente dove per tre legislature, dal 1978 al 1992, è stato Senatore della Repubblica. Boris Ulianich è un protagonista del Novecento italiano che domani sera, in forma strettamente privata, festeggerà a Napoli il suo novantesimo compleanno circondato da parenti e amici, ex allievi e colleghi per i quali continua ad essere un autorevole quanto schivo punto di riferimento.



Ulianich nasce infatti il 12 febbraio del 1925 in Istria, a Bogliuno: che fino al 1947, prima dell’annessione alla Jugoslavia, era un comune autonomo della Provincia di Pola. Da bambino, si trasferisce con la famiglia a Foligno, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza respirando le atmosfere della spiritualità umbra che, assieme alla profonda religiosità della madre, fervente cattolica, giocheranno un grande ruolo nelle sue scelte interiori. Dopo la formazione universitaria a Roma, dove si laurea in Filosofia, e un soggiorno in Germania per una borsa di studio presso l’Istituto di Storia europea di Mainz, conosce la sua futura moglie, la tedesca Hedi Doll, che lo segue fino a Napoli, dove la coppia vive da sempre e mette al mondo tre figli: Catina, che da dieci anni risiede a Monaco di Baviera, Marco e Luca, che con la moglie Valeria Speranza ha organizzato la festa di compleanno in onore dell’illustre papà.



Per quasi un secolo, Ulianich ha attraversato (e continua ad attraversare) il suo tempo con un’infaticabile e lucida operosità: tra i maggiori studiosi di storia della Chiesa in età moderna, ha pubblicato opere fondamentali su Paolo Sarpi, delle cui «Lettere ai Galicani» ha curato una magistrale edizione critica nel 1961, e su Lutero e la riforma protestante, dei quali si è occupato in particolare nel suo libro più importante sotto il profilo metodologico e storiografico, «Riforma e riforme. Momenti di storia e storiografia» (Esi 1995), accanto agli studi sull’evoluzione - anche figurativa, oltre che antropologica e religiosa - della Croce come segno aniconico e simbolo fondamentale della civiltà cristiana.



Non solo. Per oltre trent’anni docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Napoli «Federico II», Ulianich non ha mai smesso di studiare e fare ricerca: da pochi giorni ha infatti consegnato un articolo scientifico di quaranta pagine che attesta l’allargamento dei suoi interessi culturali all’ambito artistico, con l’analisi delle miniature di un testo cinquecentesco, l’«Evangelicae historiae imagines» del padre Nadal, scritto nel 1593, con 153 tavole che illustrano scene del Vangelo.



Vangelo e cultura: questi i due pilastri dell’ampia bibliografia e della complessa traiettoria di un uomo nato in terre di confine, formatosi tra l’Umbria e Roma e approdato infine a Napoli dove si è radicato, diventandone uno dei più illustri cittadini. Un cittadino attivo ma con una cifra appartata e signorile, da gentiluomo d’altri tempi, che nel suo lavoro di storico ha proseguito e approfondito la lezione di grandi maestri italiani (Chabod, Cantimori) e tedeschi (Lortz) e nel suo impegno civile di ispirazione cattolica non ha mai risparmiato energie. Non a caso, Ulianich ha vissuto gli anni del Concilio Ecumenico II a Bologna, accanto a personalità di spicco come il Cardinale Lercaro e Dossetti; negli anni Settanta, l’allora arcivescovo di Napoli lo mise a capo della commissione diocesana per il «Dialogo con il dissenso» e di recente, nel 2008, l’attuale arcivescovo di Napoli cardinale Crescenzio Sepe lo ha voluto al proprio fianco in Duomo come testimone per il primo dei cicli di «Dialoghi con la città».



Nello stesso anno, Ulianich è stato insignito della laurea honoris causa dall’università della Calabria, grata allo studioso napoletano d’adozione per essere stato, a pieno titolo, uno dei fondatori dell’Ateneo di Arcavacata, dal 1971 al 1975 membro del Comitato tecnico fondatore - insieme con Gianvito Resta e Gianfranco Folena - della locale facoltà di Lettere e Filosofia, oltre che dell’istituzione del Corso di Laura in Storia dell’Ateneo calabrese, tra i primi istituiti in Italia. A lungo collaboratore del «Mattino», Ulianich ha anche tenuto per anni una rubrica, «Questa Domenica», dove ha raccontato ai nostri lettori il Vangelo del giorno. Laicamente. E con lo stesso spirito in-formativo che continua ad animarne la quotidianità di studioso «evergreen».

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