Internazionalizzazione a scuola e all'università: una giornata di confronto

Internazionalizzazione a scuola e all'università: una giornata di confronto
di Donatella Trotta
Domenica 13 Dicembre 2015, 13:54
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Il CLIL, questo (mis)conosciuto. La parola è un acronimo inglese, che sta per «Content and Language Integrated Learning», ovvero l’apprendimento integrato di contenuti e lingua: ovviamente, diversa dall’italiano. Istituito come legge nel nostro Paese più di dieci anni fa, il CLIL consiste infatti nell’insegnamento, in lingua straniera, di materie non linguistiche durante l’ultimo anno delle scuole superiori, e non solo. Ma con quali risultati? E in che modo questa pratica, sperimentata inizialmente in Quebec negli anni Sessanta (per favorire la conoscenza della lingua francese da parte della popolazione anglofona, minoritaria in Quebec ma maggioritaria in Canada, e quindi per favorire la parificazione linguistica in una nazione bilingue), poi diffusa in Usa, Australia e infine in Europa, è stata accolta dai docenti italiani?

La questione è assai controversa. Non a caso se ne parlerà domani, in una giornata di confronto promossa (a partire dalle ore 9.30) al Palazzo dei Congressi di via Partenope 36 dal Centro linguistico di Ateneo (Cla) dell’università Federico II di Napoli. Titolo dell’incontro: «Il CLIL a più di dieci anni dalla legge che lo ha istituito: favorevoli o contrari?»
Ma non si pensi ad una sorta di ”processo“, con fronti contrapposti tra accusa e difesa: «Intento del convegno - spiega l’anglista Annamaria Lamarra, direttrice del Cla - è infatti una riflessione non polemica, ma problematica rispetto ad una serie di questioni irrisolte». Quali? «Oggi una parola-chiave, di fronte alla quale l’Italia si trova ancora abbastanza impreparata, è internazionalizzazione: un processo in atto, inarrestabile e in continua evoluziome, sia nel campo dei paradigmi disciplinari sia nell’orizzonte del mercato del lavoro. Ma è un panorama denso di criticità, perché questa pratica dovrebbe iniziare sin dalla scuola elementare, per potersi realizzare con coerenza nel campo dei saperi, dei diplomi congiunti e delle lauree europee».

In altri termini, spiega ancora Lamarra, «applicare il CLIL soltanto l’ultimo anno di scuola superiore è tardivo, oltre a mettere in difficoltà docenti di una certa età che non possono, anche volendo, improvvisare una formazione linguistica adeguata a sostenere una corretta certificazione internazionale, e un’opportuna valutazione».

Non solo. In relazione ai mutamenti in atto, c’è un binomio che dovrebbe essere coniugato molto più spesso di quanto non accada: quello tra scuola e università. Di qui l’alternanza, nella giornata di lavori, di testimonianze da entrambi i mondi, anche di diverse regioni italiane. Sul fronte accademico, interverranno Elisabetta Pavan e Carmel Coonan, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, che parleranno dell’esperienza del CLIL e dei suoi futuri sviluppi tra internazionalizzazione e intercultura in una prospettiva «bottom-up»; Alfonso Morone, Cristina Pennarola e Giuseppe Roberti, della «Federico II», che testimonieranno l’esperienza della lingua inglese nell’apprendimento del Design, racconteranno l’inglese accademico e specialistico nei seminari trasversali del dottorato «Mind, Gender & Language» e porteranno le prime riflessioni sui corsi del primo ciclo per il corso di Laurea in medicina in inglese; Pierangela Diadori, dell’università per Stranieri di Siena, racconterà invece l’interazione nella classe CLIL, mentre Giovanna Carloni dell’università di Urbino aggiornerà sullo stato dell’arte nella sua città, dove esiste anche uno sportello per i docenti.

Sul versante scolastico, previste testimonianze ed esperienze di Maria Filippone, preside del liceo «Genovesi», sul «Clil-un percorso mai iniziato»; Giovanna Pastore, del liceo «Vico», che porterà alcuni casi di sperimentazione nel suo istituto; Maria Rosaria Francomacaro, dell’Itis «Caso» di Piedimonte Matese, che illustrerà i CLIL in storia negli Itis. Dopo i saluti istituzionali del rettore Gaetano Manfredi, del prorettore Arturo De Vivo, del direttore del Dipartimento di studi umanistici Edoardo Massimilla e della direttrice del Cla Lamarra, interverrà in apertura anche Giselle Langé, Ispettore tecnico per le lingue del Ministero per l’università e la ricerca scientifica.
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