L'arte di vivere sorridendo, le emozioni a colori della famiglia Scaramuzzino

L'arte di vivere sorridendo, le emozioni a colori della famiglia Scaramuzzino
di Donatella Trotta
Venerdì 28 Novembre 2014, 13:20 - Ultimo agg. 13:21
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Un padre sessantenne, due figli di 24 e 17 anni, un intreccio di passioni condivise impugnando una macchina fotografica. Due generazioni diverse, ma accomunate dallo spirito del viaggiatore autentico: intriso di instancabile curiosità antropologica, apertura all’altro da sé, predisposizione a cercare l’anima dei Paesi che si attraversano. Un’anima impalpabile, ma di certo rispecchiata nei volti di chi abita i luoghi del mondo, riverberata nei loro sguardi, echeggiata dai loro sorrisi. E si intitola proprio «Io sorrido» il nuovo volume fotografico di Lanfranco, Luca e Lorenzo Scaramuzzino, appena pubblicato da Rogiosi editore: oltre cento ritratti a colori di bambini, donne e uomini di ogni età, scattati dai tre autori in diversi continenti (dall’Africa all’Europa, dall’Asia all’America), a comporre un mosaico pluricromatico ed interetnico di varia umanità. Quasi un atlante delle emozioni universali, che passano attraverso lo schiudersi o il chiudersi delle labbra in un sorriso, più o meno sano, luminoso o sdentato, timido o sfrontato, enigmatico o apertamente disarmante.



È una bella storia da raccontare, quella di questo libro che verrà presentato in anteprima oggi a Napoli alle ore 18:30, nell'antica chiesa di San Giovanni a Mare (via San Giovanni a Mare 9, zona Sant’Eligio Maggiore a piazza Mercato) con una mostra delle foto originali, un video a cura dell'architetto Maurizio Zenga su musiche del cantautore e musicista siciliano Benito Madonia (che per l’occasione si esibirà nel suo primo concerto a Napoli per voce e chitarra, con l’anteprima di un brano dedicato a «Donna Marianna», “’A capa ’e Napule”, ossia la testa della Sirena Partenope visibile all’esterno della chiesa che ospita l’incontro) e un dialogo tra autori, giornalisti e l’editore Rosario Bianco. Un incontro nel segno della gioia che può essere contagiosa, come ammonisce il celebre monaco buddhista, poeta e attivista vietnamita per la pace Thich Nhat Hanh: «A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia».



Perché è una storia che nasce dall’eclettismo di un noto medico e chirurgo napoletano, Lanfranco Scaramuzzino, impegnato in progetti umanitari anche come presidente dell’Associazione Diabete Junior Campania e appassionato di fotografia da quando era poco più che adolescente: un uomo che ha saputo condividere con i propri figli (Luca, studente al quinto anno di medicina, e il liceale Lorenzo) l’amore per i viaggi e per l’arte di vivere, con un passaggio progettuale di testimone che da privato diventa pubblico, documentato dai libri e dalle mostre prodotte insieme. Il motto di Lanfranco Scaramuzzino (ellesse) è una dichiarazione, insieme, di generosa accoglienza dell’altro e di ottimismo della volontà: «Non rimandare, regala oggi un tuo sorriso».



E nel libro i ritratti cosmopoliti realizzati da padre e figli, lungi dall’inseguire facili (e fatui) esotismi, alieni da estetismi meramente decorativi, testimoniano infatti una ricerca attenta e rispettosa di quell’attimo fuggente – e magico - in cui scatta il cortocircuito dell’incontro autentico, complice e dialogante. Anche senza parole. Un istante, ma sulla traiettoria che Henri Cartier-Bresson identificava nella linea di mira dell’obiettivo – occhi mente cuore - capace di generare prossimità, se non amicizia, tra diversi. A qualunque latitudine.



Non a caso, nel libro «Io sorrido» le parole sono poche: affidate alla breve e partecipe prefazione di Antonella S.M. Scorza, moglie e madre dei tre fotografi artisti, e a un piccolo florilegio di significativi aforismi di diversi autori, d’Occidente e d’Oriente, inframezzati su fondo rigorosamente nero alle coloratissime e luminose istantanee a mo’ di didascalia-commento. Che aiuta a riflettere, razionalizzando la visione del mondo sottesa alla raccolta di scatti. Come l’epigrafe in quarta di copertina, dove Charlie Chaplin ammonisce: «Un giorno senza un sorriso è un giorno perso». A parlare, nel libro ponte tra Oriente e Occidente, Sud e Nord del mondo, sono le immagini. Icone di forte impatto visivo e cromatico, a tutta pagina o su due pagine; in maggioranza primi piani ravvicinati, raramente foto “ambientate” su sfondi naturali o architettonici solo intravisti o appena accennati, per non sottrarre protagonismo ai visi (e ai sorrisi) che sembrano sottendere un’implicita, e laica, “teologia del volto” che molti buddhisti e indù del Nepal e dell’India sintetizzano in un bel saluto sanscrito, “namasté”, dall’intensa valenza spirituale.



Unito al gesto di unire le mani e chinare il capo, “namastè” allude infatti all’inchinarsi alle qualità e al potenziale divino racchiusi nell’interlocutore come in ciascuno di noi, riconoscendo così in ognuno la sacralità dell’umano. Proprio come avviene nel libro-testimonianza «Io sorrido», esplorazione in più tappe dell’esistenza e del suo incanto che va ben oltre l’intento documentaristico, mettendo a fuoco le potenzialità di resilienza in zone “difficili” del mondo (sintetizzabili, per fare solo qualche esempio, nel saluto mite di un anziano etiope, o nell’allegria innocente o pensosa dei bambini del Buthan, del Mali, dell’India, della Birmania, del Nepal, di Israele, di Pays Dogon), ma anche la forza vitale dei legami tra fratelli, amici, genitori e figli fissati nelle foto degli Scaramuzzino. Che chiudono il loro percorso antropologico-fotografico, aperto da due splendidi bambini etiopi, maschio e femmina, con un ritratto emblematico scattato a New York. Dove un anziano baffuto dai lunghi capelli canuti, ovviamente sorridente, guarda fuori dalla pagina verso un orizzonte invisibile. A fianco, il commento della poetessa e scrittrice americana Ella Wheeler Wilcox: «Sorridi e il mondo riderà con te». Un bel monito, per quest’epoca di “passioni tristi” dove il (sor)ridere può essere davvero un segno di libertà.





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