Sindaco, l’altolà di Renzi ai nomi dei politici deja vù: stop a Bassolino

Sindaco, l’altolà di Renzi ai nomi dei politici deja vù: stop a Bassolino
di ​Adolfo Pappalardo
Sabato 22 Agosto 2015, 08:58 - Ultimo agg. 10:53
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Un incontro la settimana scorsa, alla vigilia di Ferragosto. C’è tutto, o quasi, il cerchio magico a palazzo Chigi e, tra le altre cose, si ragiona sulle amministrative nelle grandi città della prossima primavera. In ballo ci sono Milano, Torino, Milano e Napoli e al tavolo ci sono Renzi, il vice segretario Guerini e il sottosegretario Lotti. Archiviato il caso Roma dove non si andrà ad elezioni antipate, si passa oltre.



Riconferma per Fassino e Merola a Torino e Bologna mentre a Milano per il post Pisapia (indisponibile al secondo mandato) si pensa a puntare su un altro nome. Quello di Giuseppe Sala, commissario unico dell’Expo. Ma è Napoli, tanto per cambiare, il caso più complicato. E imprevisto. Perché è stato riferito come stavolta il possibile ritorno di Bassolino nell’arena non ha lo spessore della brezza estiva che si leva a mezzogiorno e poi scompare ma, piuttosto, quello di un vigoroso libeccio che tiene. Ha consistenza e portata, quindi. Senza contare le vecchie ambizioni di chi voglia riprovarci (vedi Cozzolino e Ranieri) o le nuove (vedi Impegno, Valente e Migliore). Naturale la preoccupazione per questo scenario. Da un lato più nomi rischiano di complicare, come al solito, le eterne guerre tribali tra le correnti pd; dall’altro il nome dell’ex governatore che, in questi 5 anni, complice il ruolo marginale del Pd a San Giacomo, ha riacquistato fama e popolarità a Napoli. Più fuori che dentro il partito.



Bassolino vuole ora giocarsi queste carte e diventa difficile sbarrargli la strada, con primarie o meno. Intendiamoci a Roma l’ex governatore non viene certo considerato un appestato ma, è il ragionamento, diventerebbe difficile farlo digerire ad un partito, ad una platea più vasta di quella napoletana, che della rottamazione ha fatto il suo credo. Quel partito che ha pensionato già il fior fiore della vecchia classe dirigente. E passare per le primarie, stavolta, non se ne parla proprio. L’ha chiarito proprio Renzi chiedendo di usare l’unico modello vincente alle ultime amministrative a Napoli: «Quello di Ercolano». Quello di Lotti e della Boschi. L’ha detto in una riunione ristretta con un gruppo di parlamentari a margine dell’ultima direzione e poi con i suoi a palazzo Chigi prima di Ferragosto. Vorrebbe un politico Renzi, come continua a ripetere nelle ultime settimane parlando in generale di selezione di classe dirigente, ma sa che non c’è un nome forte a Napoli con queste caratteristiche che metta d’accordo tutti.



E di passare per le primarie, quindi, non se ne parla affatto. Preoccupati, a Roma, di ripiombare nei soliti veleni all’ombra del Vesuvio. Quelli del 2010 e quelli alla vigilia delle regionali (senza contare le zuffe tra dirigenti via social network di queste ore). E, quindi, non fare un nome da Roma, non calarlo proprio dall’alto ma sponsorizzarlo più o meno apertamente. Come fatto con Ciro Buonajuto a Ercolano per chiudere, e per sempre, la guerra per bande nel Pd che imperversa in Campania da anni. Costruire gradatamente questo nome, facendolo trainare, è questa l'exit strategy, anche con persone di fiducia nuove come il commissario di Bagnoli e presidente dell'autorità portuale (che a Roma contano di nominare a stretto giro). Prima però una serie di consultazioni che Luca Lotti avrà con i dirigenti napoletani a partire da questa settimana. Per capire su chi si possa puntare, su chi goda di maggiore consenso e fiducia nel partito. E fuori. Allo stesso tempo un nome forte che bilanci anche un pezzo da novanta come il governatore De Luca (che pure non sarà lontano dalla partita). Poi a settembre, questi sono i tempi, toccherà a qualcuno del cerchio magico (Luca Lotti o il ministro Boschi) venire a Napoli per esternare, in senso lato, questo progetto. Sicuramente ad Ercolano durante la festa regionale pd (dal 29 settembre al 5 ottobre).



E quel nome? Per ora c’è solo un profilo considerato ideale, fuori dai giochi e di spessore: quello di Gaetano Manfredi, rettore della Federico II. Già sondato, inutilmente, per la Regione ed oggi per di più in corsa per il vertice della Crui (si vota il 23 settembre). Ma a Roma continua a circolare il suo nome e, questa volta, potrebbe subìre un pressing più forte. Anche perché Matteo Renzi su Napoli è preoccupato, non ha più voglia di bruciarsi le mani. Prima il cul de sac sul nome del commissario di Bagnoli e poi l’incubo, se la scelta del candidato (primarie o no) rimane tutta a Napoli, di perdere il capoluogo contro de Magistris.