De Magistris: «Farò il sindaco sospeso, si dimettano i giudici che mi hanno condannato»

De Magistris: «Farò il sindaco sospeso, si dimettano i giudici che mi hanno condannato»
Venerdì 26 Settembre 2014, 11:32 - Ultimo agg. 27 Settembre, 09:16
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«Vorrebbero applicare per me la sospensione breve, in base alla legge Severino, un ex ministro della giustizia che guarda caso è difensore della mia controparte nel processo a Roma. E la norma è stata approvata mentre il processo era in corso».

Così il sindaco Luigi de Magistris parlando in consiglio comunale. E' solo l'esordio ma il sindaco non lesinerà accuse precise, chiarendo la sua volontà di resistere.

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«Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto», ha continuato infatti, ribadendo di essere «uomo delle istituzioni» e di non volersi «far trascinare» a perdere tale fiducia. «Le istituzioni sapranno riparare a queste violazioni di legge», ripete riferendosi alla sua condanna nel processo Why Not.

«Mi chiedono - ha aggiunto - di dimettermi per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici (della sentenza ndr)»: Luigi de Magistris. «Sono fiducioso che questa esperienza di governo possa andare avanti fino al 2016».

Il sindaco è stato duro e chiaro. «Quando si alza il tiro e non ci si piega, l'artiglieria pesante diventa più pericolosa.

Noi non abbiamo armi ma sappiamo resistere e resisteremo. Sono assolutamente fiducioso che questa esperienza arriverà fino alla fine, al 2016. La nostra esperienza non è solo Napoli ma va ben oltre e la porteremo fino alla fine».

«Avverto intatta la mia forza, ma anche un'energia più forte». Luigi de Magistris, due giorni dopo la sua condanna nel processo Why Not è un fiume in piena davanti al consiglio comunale. «Chiedo - ha continuato - a chi ha la forza di andare avanti, a chi vuole giustizia e non legalità formale di mettercela tutta. Quando il quadro appare così confuso appare anche più chiaro chi sta lavorando per mettere le mani sulla città. Quello che dobbiamo fare è far capire ai nostri cittadini che la posta in gioco è alta, al di là di ogni distinguo». «Non credo che si possa cancellare questa esperienza a colpi di formalismi giuridici di norme», ha agiunto. Ma il sindaco non aveva ancora detto tutto.

«Non li chiamerò più poteri forti, ma li chiamerò poteri criminali, sistema criminale» ha detto. «Non ci faremo piegare da questa melassa putrida che mette insieme pezzi di Stato che non hanno il coraggio di dirti in faccia che ti vogliono abbattere - ha aggiunto de Magistris - ma cercano sempre dietro le quinte di fregarti con procedimenti giuridici». «Ho trovato più coraggio in alcuni criminali che quando ti avvicinavi alla gabbia ti dicevano che tu eri lo Stato e loro i criminali e te lo dicevano in faccia - ha aggiunto - Qui ci sono persone che si nascondono dietro le vesti dello Stato, ma sono più criminali di quelli che stanno nelle gabbie».

«La mafia ha deciso di infiltrarsi, di non colludere più con la politica e di prendere la forma delle istituzioni, passando dalla strategia criminale esterna alla stagione della legalità formale». Il sindaco è andato avanti come un caterpillar. Non si creda, ha detto che «la mafia sia stata sconfitta solo perchè ha abbandonato la strategia della tensione e delle bombe».

«Grandi ingiustizie - afferma - passano attraverso il rispetto della legalità formale». «Ho pagato perchè non mi sono fatto corrompere, non mi sono girato dall'altra parte, non mi sono piegato. Ogni tanto devo mettere la maschera e provare a fare finta di niente per andare avanti». Una cosa che «non è facile, perchè non sempre lo è mantenere prontezza, lucidità forza e coraggio».

Sono anni, ha detto, «che continuo a pagare sulla mia pelle giustizie inaccettabili. Non è facile rialzarsi». De Magistris guarda al suo passato da magistrato e racconta di essersi «reso conto, già dopo qualche mese, di quanto mio padre mi avesse ingannato». «Mi aveva fatto illudere che la magistratura fosse eticamente superiore - afferma - invece mi sono reso conto, negli anni, che la collusione, la corruzione, il sistema criminale non appartengono solo ai delinquenti di strada, a pezzi della politica, ma la situazione è più grande e complessa».

«Non mi sono mai piegato - ha aggiunto - nemmeno quando mi hanno proposto di lasciare la Calabria per andare a Napoli, quando mi hanno detto: 'Vattene', quando mi hanno proposto di andare al ministero della giustizia, e poco prima di essere trasferito dalla Calabria per volontà del ministro Mastella, che da investigato diventa oggi investigatore, risposi che per cacciarmi avrebbero dovuto ammazzarmi».

L'Italia, per il sindaco, «è un paese intriso di corruzione» ed è per questo che «si deve alzare il livello dello scontro contro la nomenclatura di regime», anche perchè, dal suo punto di vista «c'è un'accelerazione forte contro questa amministrazione».

«Bisogna scegliere - ha sottolineato - se la rivoluzione si fa all'esterno delle istituzioni o anche dentro». E la scelta arancione è stata di farla da dentro «vincendo una campagna elettorale complicata, difficile». E la rivoluzione «non è bon ton istituzionale, strette di mano o una cena di gala, come mi ha detto un amico». «Se vogliono farci cadere - mette in guardia - hanno un solo strumento: le elezioni».

Per Luigi de Magistris, non c'è un «automatismo» per la sospensione dal suo incarico, perché, spiega: «Ci sono tanti aspetti da considerare». «Bisogna vedere la motivazione, capire se tutte le ipotesi sono contemplate e vedere altre cose che però utilizzerò nelle sedi giuridiche - aggiunge - Finora non c'è alcun automatismo, non ho ricevuto alcun provvedimento e sono pronto a fare anche il sindaco sospeso».

«Per un periodo, invece di indossare la fascia tricolore, indosserò la fascia 'Sindaco Sospesò - ironizza - In Italia c'è sempre una prima volta. E siccome Napoli è un'esperienza atipica sarà atipica anche la mia esperienza». Ma le dimissioni no, lo ribadisce con forza il primo cittadino: «Non solo non mi dimetto, ma resisterò e continueremo a difendere questa esperienza che dà fastidio a molti».

«Se qualcuno si assume la responsabilità di una sospensione lampo laddove in altri casi passano mesi - aggiunge - vediamo se ci sono gli estremi per la sospensione. Ma secondo me questi estremi non ci sono». Se dovesse intervenire la sospensione, «si può impugnare».

«Se qualcuno ritiene di sospendermi, si assumesse la responsabilità di farlo, lo facesse domani mattina, stanotte, a tamburo battente - sottolinea - Facessero quello che vogliono». «Su di me - conclude - sono stato abituato a vedere le cose più anomale che da magistrato ho avuto modo di verificare direttamente o indirettamente».

«Da domani inizierò a rendere pubblici tutti gli atti delle mie vicende in modo che non saranno solamente i magistrati a valutare queste cose, ma i cittadini». Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, annuncia la sua decisione di rendere pubblici gli atti dell'inchiesta Why not e dice: «Non sono più atti coperti da segreto».

«Vengo condannato - afferma - per aver disposto, con un decreto, l'acquisizione di alcune utenze di parlamentari che un consulente aveva chiesto di acquisire e accanto all'utenza non c'era il nome del parlamentare. Non potevo saperlo». Appena si è scoperto, racconta de Magistris, «ho attivato le procedure per le autorizzazioni». «In un Paese democratico ci si preoccupa casomai di come mai certi parlamentari avessero determinati rapporti e sembra veramente paradossale che gli accusati diventino accusatori - afferma - e chi ha avuto il coraggio di fare le indagini, oggi paga». «Con l'inchiesta ho toccato ambienti molto più grandi della politica, ci sono cose più grosse e pervasive - sottolinea - Credo che ci siano circa 50 verbali non ancora usciti sulle vicende salernitane». Il sindaco non parla di «sentenza politica», ma spiega che «oggi si vanno a saldare cose vecchie e nuove e le persone spesso sono le stesse: basta vedere chi c'era prima, chi c'è ora, chi c'era al Csm». L'ex pm dice di non criticare la «bontà» della legge Severino, per effetto della quale potrebbe intervenire la sospensione dalla carica di sindaco, ma parla di «coincidenze». «È una coincidenza che il ministro della Giustizia dell'epoca sia la Severino, lo è assolutamente il fatto che difendeva Romano Prodi ed è una coincidenza che chiedeva la mia condanna». Tutte «coincidenze» che «racconterò nei prossimi giorni». «Molti magistrati hanno continuato a portare l'inchiesta - ricorda - Alcuni l'hanno sostenuta, alcune cose sono in corso». E se Poseidone e Why not hanno avuto un «determinato seguito non si può chiedere a me la responsabilità nè il perché, visto che mi sono state sottratte». «Se è successo - aggiunge - è perché non volevano la portassi fino in fondo con quelle modalità».

«I vertici della magistratura di Catanzaro di allora, il procuratore generale facente funzioni, il procuratore della Repubblica, che è deceduto, e il procuratore aggiunto - sottolinea - Sono sotto processo a Salerno per corruzione in atti giudiziari».

«Il giudizio su quelle inchieste va dato fino al punto in cui io sono stato titolare di quei procedimenti che erano solidi - conclude - e su questo ci sono state più pronunce e finchè sono stato titolare io, erano elementi tutt'altro che infondati».