De Magistris al Mattino: «Mi ricandido contro tutti i partiti, Napoli modello politico nazionale»

De Magistris al Mattino: «Mi ricandido contro tutti i partiti, Napoli modello politico nazionale»
di Marilicia Salvia
Sabato 15 Agosto 2015, 09:04 - Ultimo agg. 10:17
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«Peccato non averci pensato, stamattina avrei potuto portare a Bagnoli una torta con la candelina»: il sindaco che vuole «derenzizzare» la città non perde la battuta.



Oggi 14 agosto, mentre sui giornali impazzano ancora le furibonde reazioni dei militanti del premier alla sua esternazione via Facebook, lui seduto dietro la scrivania di Palazzo San Giacomo (una scrivania sempre più ingombra di carte e di ricordini di inaugurazioni, feste scolastiche, manifestazioni simboliche) allarga le braccia e ricorda che è passato un anno esatto dalla grande kermesse di Città della Scienza, quando fu firmato in pompa magna l’accordo di programma che avrebbe dovuto far strame dei ventennali ritardi su Napoli Ovest.



«E invece si è perso altro tempo - sottolinea - e la responsabilità, politica e pratica, è tutta di Renzi».



Sindaco, lei non molla su questo fronte. Ma si è mai chiesto se l’errore sia altrove, in un progetto sbagliato, o magari nella resistenza che viene da Roma di fronte a un suo atteggiamento giudicato ostile? I suoi attacchi ripetuti non pensa che possano condizionare i rapporti con il governo?

«Quel progetto era stato ampiamente discusso e condiviso, e successivamente abbiamo fatto ogni passo necessario portandolo in giunta, in Consiglio e davanti alla città. Non voglio ripetermi, c’è chi su Bagnoli ha voluto mani libere e il percorso che ora abbiamo in mente è chiaro: faremo ricorso contro la nomina del commissario perché la giudichiamo una grave lesione ai diritti della città. Al diritto, garantito dalla Costituzione, che sia il governo cittadino legittimamente eletto a compiere scelte in materia urbanistica. Io non passerò alla storia come il sindaco che ha consentito questo strappo senza neanche provare a impedirlo».



Renzi si è incaponito sul commissario, e va bene. Eppure Renzi era l’ex sindaco cui lei ha fatto più volte l’occhiolino, considerandolo una speranza per la politica italiana. Fino a un anno fa, appunto intorno a Ferragosto, si immaginava addirittura che lei potesse finire assorbito nel grande abbraccio democrat.

«Io con il Pd? No, assolutamente. Con il Pd c’è stato e credo e spero ci sarà ancora dialogo, confronto. Ma un’alleanza politica non è mai stata all’orizzonte. Renzi mi ha deluso perché alla lunga si è dimostrato un saldatore, non un rottamatore: mette insieme e salda poteri forti, si fa scudo con logiche vecchie, la sua capacità comunicativa è diventata propaganda. Io sono sempre stato e resto autonomo, la mia esperienza politica è completamente diversa».



Intanto però tra nove mesi si vota e lei non ha trovato casa: se stavolta il Pd le mette davanti una corazzata, e considerato anche che nel frattempo il Movimento 5 stelle è cresciuto nella considerazione degli elettori, la carambola di quattro anni fa potrebbe non ripetersi.

«Una cosa per volta. Per cominciare, non ho trovato casa perché non la cerco. Io mi rivolgo alla città, a un milione di napoletani, anche a quelli che non votano. Quello che ho detto una volta, il mio partito è Napoli, è un concetto vero che continua a valere. Ma soprattutto c’è una cosa».



Quale?

«In questi anni la città è enormemente cresciuta sotto il profilo politico in senso ampio. Ci sono movimenti, c’è partecipazione dal basso, si fa impresa sociale: ci sono imprenditori, tanti, che non agiscono soltanto per il profitto ma per lasciare qualcosa di buono agli altri. A tutti i livelli si è capito che cosa è il bene comune, e che a tutti tocca fare qualcosa per raggiungerlo. Ecco, questa è la città che mi sostiene e che so di rappresentare: una città viva, culturalmente ricca, dove le differenze sono un valore».



Le differenze, certo: nessun’altra città ha un sindaco capace di mettere il cartello di divieto d’ingresso davanti alla faccia del premier.

«Sì ma io pongo una questione politica. Il premier penalizza Napoli e ignora il Sud, lo vogliamo dire? A Roma, Torino, Milano vengono dati più fondi, vengono ridotte le sanzioni per la violazione del patto di stabilità; a noi solo tagli. Tagli e commissari».



Gliel’ho già chiesto: magari i suoi attacchi a testa bassa la isolano? E isolano la città?

«Eh no. Noi non siamo isolati. Siamo autonomi. E guardi che siamo in tanti a pensarla così. È quella ricchezza culturale e politica di lui parlavo prima: a Napoli si discute, ci si confronta, si ragiona sui contenuti. A Napoli non passa il pensiero unico».



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