Napoli. De Magistris: «Stadio, per passare dal cesso al salotto pochi venti milioni»

De Magistris e De Laurentiis
De Magistris e De Laurentiis
di Valerio Esca
Venerdì 9 Ottobre 2015, 11:24 - Ultimo agg. 11:25
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NAPOLI - «Stiamo cercando di convincere il presidente a mettere le risorse per ristrutturare lo stadio. Finora la somma messa sul piatto è poca. Complessivamente saranno una ventina di milioni, e per lo stadio saranno una decina. Poi se lui pensa che è un cesso, per passare dal cesso al salotto ci vuole di più. Per fare un lavoro fatto bene non meno di 70/80 milioni di euro».



Queste le parole del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ieri ai microfoni di Radio due è tornato a parlare del progetto preliminare di ristrutturazione dello stadio San Paolo. L’intervento del primo cittadino segna da una parte le distanze, rispetto alla proposta presentata lo scorso 31 luglio dal Calcio Napoli di 20 milioni per il restyling con una richiesta di concessione di 99 anni, dall’altra lascia aperta la porta per una trattativa con il patron De Laurentiis. De Magistris sa bene che sul San Paolo si sta giocando la madre di tutte le partite, anche in chiave elettorale.

Ad ogni modo de Magistris ieri è uscito allo scoperto parlando in maniera chiara di cifre. Lontanissime da quelle prospettate dal patron otto mesi fa, nel faccia a faccia con l’ex pm nello studio di casa De Laurentiis, come raccontato dallo stesso presidente. Episodio del quale ha parlato per la prima volta anche il sindaco, durante la trasmissione di canale 9 «Gente in Comune», andata in onda mercoledì notte. A domanda precisa: se si fosse mai pentito di non aver immediatamente preso posizione diversa rispetto alla proposta di De Laurentiis, il primo cittadino ha risposto: «Quella sera non si è mai parlato di soldi».



Al di là dei retroscena resta di fatto la possibilità di una trattativa, senza sparigliare troppo le carte sul tavolo. Si potrebbe ipotizzare di chiudere a 25 anni se i milioni sul piatto rimanessero 20, oppure trovare una via di mezzo, tra la proposta del presidente del Napoli e la richiesta del Comune. Una cifra che si aggirerebbe intorno ai 40 milioni di euro. Chiudere la partita entro l’anno è interesse soprattutto di de Magistris. Il patron del Napoli potrebbe, una volta incassata la convenzione ponte, aspettare la scadenza naturale della consiliatura e a quel punto intavolare la trattativa con il nuovo sindaco, rischiando però di complicare ulteriormente le cose se fosse riconfermato l’ex pm. Per questo de Magistris sta lavorando ad un piano B: ristrutturare il San Paolo attraverso fondi europei.



Un’opzione che potrebbe diventare realtà con il passare delle settimane, soprattutto in caso di un mancato accordo tra le parti. Sullo sfondo è attesa per la prossima settimana la fumata bianca dal Consiglio comunale sulla convenzione ponte per il fitto dello stadio San Paolo. Durante la prossima seduta dell’assemblea cittadina, fissata per mercoledì 14, dovrebbe arrivare infatti il semaforo verde alla convenzione che regolerà per un altro anno i rapporti tra il Comune e il Calcio Napoli, sulla base di una cifra già fissata a 651 mila euro. Il lavoro che attende l’entourage del sindaco Luigi de Magistris nei prossimi giorni è tutto politico. L’obiettivo è riuscire a superare le resistenze di quei consiglieri che reputano i 651 mila euro di canone «una cifra troppo bassa», per non ritrovarsi contro una levata di scudi che produrrebbe soltanto l’ennesimo flop dell’aula. La discussione di fatto è già stata incardinata nell’ultima seduta consiliare dalla relazione dell’assessore allo sport Ciro Borriello e la maggioranza dovrà preoccuparsi di serrare le fila e tenere il numero legale ad inizio seduta e nelle votazioni ad appello nominale. Bisognerà chiarire al Consiglio come il canone di 651 mila euro, che di fatto servirà alla copertura dei costi di gestione, sia figlio di due aspetti: il primo riguarda lo studio del Coni servizi (che prevedrebbe addirittura una cifra inferiore, ovvero 516mila euro); il secondo rispecchia un calcolo di spese a detrarre che compongono quella cifra, come chiarito più volte dallo stesso Borriello.



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