Ancora, ribadisce il premier: «Il lavoro si difende così, aprendo le fabbriche sul territorio, non aprendo la bocca nei talkshow.
Per non parlare delle realtà dove si viaggia a doppia velocità, a cominciare dalle fabbriche Fiat, come Melfi, Grugliasco o Cassino fino alle realtà dell'agroalimentare che vedono una crescita notevole anche grazie all'Expo o a chi vende all'estero». Parole rassicuranti, ma soltanto in parte, giacché in questi mesi si sono levate voci di imprenditori delusi che evidentemente si aspettavano uno sprint diverso, più fatti e meno annunci. Critiche che il premier rispedisce al mittente: «Più fatti? Senta, la sfido a trovarmi un imprenditore che il 4 luglio di un anno fa si sarebbe mai aspettato che con il Jobs Act cancellassimo l'articolo 18, abbassato i contributi per chi assume a tempo indeterminato, eliminato la componente lavoro dall'Irap, operato sulla semplificazione fiscale e burocratica su cui pure c'è ancora da fare. In un anno. Posso dirlo? Non ci credevo nemmeno io. Poi che nessuno sia mai contento fa parte delle regole del gioco. E il bello è che siamo appena all'inizio, vedrà la legge di stabilità 2016! Noi andiamo avanti». Infine, il presidente del Consiglio ribadisce che ormai il Mezzogiorno è presente ampiamente nell'agenda del governo: «Al Sud - puntualizza Renzi - servono solo singoli interventi puntuali. Mezzo miliardo di contratti di sviluppo da firmare a settembre. Interventi specifici e monitorati caso per caso. È finito il tempo delle grande riflessioni filosofiche sul mezzogiorno: il Sud riparte solo se si sbloccano i cantieri fermi da anni. La salvezza per il meridione non arriva dall'alto, ma dall'impegno costante di tutti i giorni. Mi lasci dire che in queste ore siamo soddisfatti per Caserta, per Carinaro, come pure per Olbia, Modugno, Reggio Calabria e potrei continuare. Ma ciò che serve è dire al Sud: basta lamentazioni, ripartiamo. Dandoci tempi certi su tutto: dagli asili nido alla Napoli Bari. Dai viadotti Anas in Sicilia fino ai fondi europei per Pompei. E via dicendo». Nessun riferimento invece a Bagnoli, dove la bonifica e il rilancio dei suoli ex Ilva attendono da tempo la nomina del commissario governativo.