Il Papa incontra i detenuti di Poggioreale: «Il primo santo è stato un ladro»

Il Papa incontra i detenuti di Poggioreale: «Il primo santo è stato un ladro»
Sabato 21 Marzo 2015, 15:00 - Ultimo agg. 22 Marzo, 09:43
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«Nella vita non bisogna mai spavernarsi delle cadute, l'importante è sapersi sempre rialzare. Dio dimentica e cancella sempre i nostri peccati»: queste le parole del Papa rivolte ai detenuti nel carcere di Poggioreale.



Tappa al carcere di Poggioreale per Papa Francesco. Ad accoglierlo il direttore dell'istituto penitenziario, Antonio Fullone e il cappellano don Franco Esposito. Bergoglio ha pranzato con circa 120 detenuti, tra cui 13 transessuali, all'interno della cappella dove è stata allestita una tavolata.



Sono stati gli stessi detenuti a preparare il pranzo composto da tre portate: pasta al forno, arrosto e dolci tipici napoletani. Durante il pranzo nel carcere napoletano di Poggioreale, papa Francesco è si è seduto a un tavolo con 12 detenuti. Vicino a lui siedevano un recluso argentino e il provveditore delle carceri. Al pranzo partecipavano in tutto circa 120 detenuti, tra cui alcuni transessuali. Durante la visita il Papa ha salutato uno ad uno tutti i carcerati presenti.



Lungo il corridoio che conduce alla cappella, ha salutato rappresentanti della Direzione, della Polizia Penitenziaria e dei dipendenti della Casa Circondariale. Sul piazzale antistante la chiesa, ha quindi salutato i detenuti. Infine il pranzo in chiesa con una rappresentanza di carcerati.



Incontrando i detenuti nel carcere di Poggioreale, papa Francesco ha risposto alle domande di due di loro, Claudio Fabian, argentino, recluso proprio a Poggioreale, e Pasquale, in rappresentanza di quelli di Secondigliano. «Noi carcerati siamo dimenticati da tutti: governo, istituzioni, tranne che da Dio, da Gesù Cristo e dalla Chiesa», ha detto il primo.



«Qui in carcere ho trovato Dio e il Signore Gesù attraverso la catechesi settimanale, la messa della domenica e la lettura del suo libro 'Mente abierta, corazon creyente' che mi ha mandato mia madre dall'Argentina», ha aggiunto. «Noi che siamo marchiati a vita, emarginati, esclusi da tanti percorsi di inserimento, troveremo accoglienza fuori da queste mura?», gli ha chiesto invece il secondo.



«L'amore di Gesù per ciascuno di noi è sorgente di consolazione e di speranza. È una certezza fondamentale per noi: niente potrà mai separarci dall'amore di Dio! Neanche le sbarre di un carcere». Lo ha affermato papa Francesco incontrando i detenuti nel carcere napoletano di Poggioreale. «L'unica cosa che ci può separare da Lui è il nostro peccato - ha aggiunto -; ma se lo riconosciamo e lo confessiamo con pentimento sincero, proprio quel peccato diventa luogo di incontro Lui, perché Lui è misericordia». Il discorso del papa è stato consegnato ai detenuti, non letto.



«Cari fratelli, conosco le vostre situazioni dolorose: mi arrivano tante lettere - alcune davvero commoventi - dai penitenziari di tutto il mondo», ha detto il Papa ai detenuti incontrati nel carcere di Poggioreale. «I carcerati troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della persona umana, e dopo non riescono a reinserirsi nella società.
Ma grazie a Dio ci sono anche dirigenti, cappellani, educatori, operatori pastorali che sanno stare vicino a voi nel modo giusto. E ci sono alcune esperienze buone e significative di inserimento».




In tema di condizioni dei detenuti, «bisogna lavorare» per «sviluppare le esperienze positive» di inserimento, «che fanno crescere un atteggiamento diverso nella comunità civile e anche nella comunità della Chiesa», ha detto papa Francesco durante la visita al carcere napoletano di Poggioreale, nel discorso consegnato ai detenuti. «Alla base di questo impegno - ha spiegato - c'è la convinzione che l'amore può sempre trasformare la persona umana. E allora un luogo di emarginazione, come può essere il carcere in senso negativo, può diventare un luogo di inclusione e di stimolo per tutta la società, perché sia più giusta, più attenta alle persone».




Cori da stadio, «Francesco uno di noi», e il ritornello: «Oi vita oi vita mia». Una folla di fedeli ha atteso l'arrivo di Papa Francesco al carcere di Poggioreale. Il Santo Padre, sceso dalla papamobile, ha baciato alc
«»uni dei bambini presenti. Molti anche piccolissimi. In tanti hanno sventolato le bandierine con la sua immagine. Ai balconi dei palazzi di fronte all'istituto penitenziario, sono stati sistemati palloncini bianchi e gialli e lenzuola bianche in segno di saluto.



Antonio Martone portavoce della Comunità di

Sant'Egidio di Napoli ha raccontato qualche spaccato dell'incontro dei detenuti con il Papa. Il Santo Padre è stato accolto dai detenuti con applausi e canzoni, prima di pranzare

tutti insieme, seduti attorno alla tavola.



Il cuore del suo messaggio in un episodio:
«Il Papa ha detto che ognuno di noi avrebbe motivo per essere carcerato - riferisce Mattone - ma il Signore ci perdona e quindi tutti devono perdonare, invece la società non è giusta perché non perdona».



«Il Pontefice ha risposto a un detenuto che gli ha chiesto cosa fare dopo, una volta uscito - riferisce Mattone - e lui gli ha risposto con un'altra domanda, ricordandogli che il primo santo è stato un ladrone».