«Una mano sul volto»: scrittori contro la violenza sulle donne

«Una mano sul volto»: scrittori contro la violenza sulle donne
di Ida Palisi
Mercoledì 18 Marzo 2015, 19:59
3 Minuti di Lettura
«Io non ho fatto niente, proprio niente. È stata lei, che se l'è voluta. Adesso finalmente non ha nessuna espressione. Nemmeno la faccia, ha più». Assume il punto di vista del carnefice lo scrittore Maurizio de Giovanni che ha curato la raccolta di racconti Una mano sul volto (Ad Est dell'Equatore, pagg. 137, euro 12, dall'8 aprile in libreria) presentata ieri all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e voluta dalla sezione distrettuale di Napoli dell'Associazione dei matrimonialisti italiani. «In Italia una donna su tre muore per mano del partner. Si muore più per questo che per un cancro al seno o per mano della camorra», ha ricordato la presidente dell'Ami Napoli, Valentina de Giovanni, che firma l'introduzione del libro destinato a sostenere con parte del ricavato la casa per donne maltrattate «Fiorinda» della coop Dedalus. «La violenza sulle donne è la violazione di un diritto umano» ha detto il funzionario Onu Enzo Di Taranto, ricordando anche le forme che assume in diverse parti del mondo e la dimensione italiana, dove si parla soprattutto di stalking e di violenza domestica.



Un tema che unisce tutti i racconti dell'antologia, dove delitti e abusi privati sono guardati sotto la lente della quotidiana normalità, che gli scrittori emancipano dal cliché dell'impazzimento improvviso di bravi padri di famiglia e di fidanzati affezionati. «I racconti rendono individuale la violenza» ha detto Maurizio de Giovanni, seguito da Dino Falconio che, nel suo significativo dialogo medico-paziente abusata - «Dottorè, quello mi vatte perché mi vuole bene» - cerca di demolire il camouflage dell'ignoranza. Bello il racconto di Mauro Giancaspro, storia di una zia scomparsa che ha sofferto in silenzio, tra l'indifferenza della famiglia. «Non stiamo parlando solo di “genere” ma di persone più deboli», ha ricordato Raffaella R.
Ferrè, che nell'antologia racconta di un mobbing casalingo dalle maniere pesanti, mentre dell'evidenza sul corpo lasciata dalla violenza parla Serena Venditto con una storia attorno ai colori di un livido, e di identità infrante come un vetro rotto Stefano Piedimonte in un racconto intenso, dove le immagini dell'assassino si confondono con quelle della vittima. Marco Perillo offre invece il punto di vista del ragazzo ordinario che si trasforma in un mostro, per cui la donna può diventare un peso di cui sbarazzarsi; con un racconto serrato di calcolato cinismo omicida, Chiara Tortorelli ci ricorda della vacuità dei valori e della violenza delle grandi metropoli, ai cui costumi mal si adattano famiglie di religioni e culture diverse, come quelle protagoniste dell'originale contributo di Antonella Del Giudice. Il mondo della scuola e il rapporto genitori-figli è sfondo noto e delicato per Patrizia Rinaldi, attenta come sempre al punto di vista dei ragazzi, assunto con pacata morbidezza anche da Letizia Vicidomini, quasi un ossimoro narrativo della brutalità dei fatti; mentre Sara Bilotti guarda alla violenza dal punto di vista di chi la difende e di chi la subisce, in un intrigante gioco delle parti. E delicata, dignitosa la storia di Violetta che non vuole sposare un mostro travestito da benefattore, firmata da Carmen Pellegrino, come pure il racconto di una vittima di tratta in cui Monica Zunica ricorda che la prostituzione è innanzitutto la violazione di un corpo. Simona Frasca e Walter Montagna firmano un racconto noir che parte dalla disneyana Amelia. Sono di un certo pregio anche i racconti degli studenti dell'istituto Pontano, del liceo Alfonso Maria de' Liguori di Acerra e di Giorgia Picone del Sannazaro inclusi nella raccolta. Il progetto ha il sostegno del Soroptimist International Italia Club Napoli e dell'assessorato comunale alle Pari Opportunità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA