Fioroni: «Referendum sui temi etici
così si tutelano i minori»

di Alessandra Chello
Domenica 18 Ottobre 2015, 23:04 - Ultimo agg. 23:31
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Questione di coscienza. Sulla storia delle unioni civili l’etica non interpella certo l’appartenenza politica. È il mantra di Giuseppe Fioroni, cattolico doc e leader della corrente popolare del Partito democratico. 



Dica la verità, questa legge così come è la voterebbe?



«Non c’è dubbio che sia stato fatto un passo avanti importante sul modello della traccia tedesca. Ma prima di votarla bisogna chiarire alcuni punti perché non accada quel che caratterizza molte norme italiane, vale a dire: fatta la legge trovato l’inganno. Soprattutto sul capitolo delle adozioni. Regolamentare i diritti delle coppie di fatto è un patrimonio comune per tutto il parlamento. Il nodo del matrimonio gay e delle adozioni va chiarito senza sotterfugi o scorciatoie per garantire i diritti di quelli più deboli e che non hanno voce: i figli. Ecco perché sono convinto del fatto che la centralità spetti al minore e al suo diritto naturale di avere un padre e una madre. Punto. Su questo credo che questa sia la sensibilità del Paese, il minore ha diritto a un padre e a una madre».



Pensa che gli italiani siano pronti a un cambio di rotta così radicale?





«Non credo che gli italiani siano pronti a accogliere la generica definizione di genitore uno e genitore due. Ma lo strumento del referendum può essere la strada giusta. Lo faremo con la legge ordinaria perché è l’unico modo grazie al quale la scelta può essere consapevole e si evita il poco edificante scenario della strumentalizzazione politica. Il referendum di indirizzo su temi di bioetica è la cosa migliore e rispettosa delle molteplici sensibilità e della coscienza di ciascuno. Per questo un testo chiaro sulle adozioni è indispensabile per consentire un vasto consenso anche di quelli come me che non rappresentano su queste tematiche la maggioranza del partito. Fare campagna elettorale o contrapposizione ideologica su questi temi non solo non produce consensi, ma rischia di produrre danni, soprattutto in assenza di una politica per la famiglia come comunità fondante del nostro Paese e non come sommatoria di singoli interventi per eventuali suoi componenti. Per questo la legge sulle unioni civili è fondamentale farla bene e non solo farla presto. Sui temi etici abbiamo il dovere e non certo la convenienza di partito perché è una questione di coscienza».





Quali sono secondo lei i temi etici prioritari?





«Uno per tutti: quello dell’utero in affitto è un capitolo che ci interpella tutti. Un figlio è un atto d’amore. Ma un figlio a tutti i costi può trasformarsi in un atto di grande egoismo. Ecco: è contro forme di degrado come questa che dobbiamo lottare. L’utero in affitto che fa il mercimonio della vita è un crimine contro l’umanità: è una questione di coscienza».



Ma all’interno del suo partito i pareri sono contrastanti...





«So di essere minoranza e rispetto l’orientamento prevalente, ma esigo anche il rispetto per chi la pensa come me. E sono certo che più del 30% degli elettori siano dalla mia parte nel Pd e ho il dovere di rappresentare questa fetta. Sulle unioni civili va bene la battaglia del governo, ma all’interno di questa finanziaria l’esecutivo deve tener presenti anche gli impegni a favore della famiglia: politiche specifiche per quella che è la cellula fondamentale della nostra società».





Sul piano delle tenuta di governo la maggioranza potrebbe perdere colpi e costringere a nuove alleanze in Senato?





«Penso sia sbagliato parlare di nuove maggioranze. Ma è anche indubbio che governiamo con Ncd, Ap e altri alleati. Abbiamo davanti a noi le amministrative e il Pd da solo non vince. E quindi dovrà fare coalizioni e chiarire quale è il centrosinistra due punto zero che ci farà vincere le elezioni».





È credibile un patto tra Pd e Cinque Stelle? E se accadesse lei come si comporterebbe?



«Non ci credo. Ma se si realizzasse mi domanderei se ho sbagliato partito».



Quanto ha influito in questo dibattito l’apertura del Papa ai diversi?





«Non credo sia giusto tirare per la giacca Francesco. Non dimentichiamo che è un gesuita. Lui ha indetto il giubileo sulla misericordia: la Chiesa deve essere accogliente con chi ha sbagliato. Dunque bisogna saper leggere la distinzione che fa tra peccato e peccatore. Come dire, la misericordia si prova per il peccatore, ma il peccato e dunque lo sbaglio, resta pur sempre tale».





Insomma, secondo lei è davvero così urgente approvare la legge sulle unioni civili?





«I cento metri si fanno solo nello sport.
Gli errori sono ammissibili sulla finanziaria, sul fisco ma non certo sul futuro di donne e uomini. Dunque, niente fughe in avanti. Occorre prendersi tutto il tempo che serve per fare le cose bene».