Turismo horror
Vuoi uccidere una zebra o un leone? Hotel e fucili compresi nel prezzo: ecco il listino

La foto di Animal Amnesty
La foto di Animal Amnesty
di Alessandra Chello
Sabato 29 Marzo 2014, 23:44 - Ultimo agg. 2 Aprile, 21:05
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Basta scegliere l'animale da uccidere. Pagare. E il macabro gioco servito. E' l'ultimo crudele passatempo per gente senza scrupoli, senza cervello e senza cuore. Si chiama «Caccia in scatola». Persone, a volte intere famiglie con figli al seguito, pagano per partecipare a safari che si concludono con l'uccisione di uno o più animali, in base alle disponibilità economiche. Dietro l'organizzazione di queste battute di caccia ci sono privati che mettono a disposizione terreni e allevamenti. Un'attività che si sta rivelando molto redditizia. La pratica infatti è diffusa in molte zone dell'Africa.

Chi organizza gli spietati tour nella savana, si occupa dell'intero soggiorno del cliente. Mette a disposizione camere, cambio della biancheria, armi, guide, permessi, assistenza medica e mezzi di trasporto, come in un normale resort. Con tanto di tariffario.

E' possibile sparare praticamente a ogni specie animale del posto: leoni, scimmie, giraffe, coccodrilli, ippopotami. Ognuno di questi esemplari ha un prezzo. Si va dai 65 dollari per uccidere un babbuino o uno sciacallo, ai 900 per una zebra. Più cresce la taglia, più aumenta la richiesta economica: 2mila dollari per una giraffa, 6mila dollari per un coccodrillo, 8mila un ippopotamo, fino ai 15mila per un bufalo.

Il particolare davvero allucinante è che le prede vengono allevate proprio per finire nel mirino.

Nati e cresciuti in gabbie o recinti, sembra che gli animali siano persino narcotizzati per facilitare il lavoro dei cacciatori che poi possono scattare una foto-ricordo con il loro trofeo. In questa vicenda quindi non si nasconde nessuno, né gli allevatori né la clientela. L'associazione animalista "Animal Shame" raccoglie le immagini e le pubblica sulla sua pagina Facebook. Così gli attivisti intendono rendere pubblico e denunciare il dilagare della pericolosa tendenza.

Il fenomeno sta prendendo piede anche in altre zone del mondo. Le vittime sono sempre e ancora loro: gli animali che non hanno nessuna via di fuga. Anzi, crescono con l’inganno di potersi fidare degli esseri umani che li nutrono sin da piccoli per trasformarli in facili bersagli per clienti annoiati che arrivano da tutto il mondo. Nel 1997 erano 300 i leoni prigionieri della «canned hunting» - la caccia in scatola - ora rivela Animal Amnesty sono circa 6000.

Altro che evoluzione della specie. Quella umana sembra condannata ad un repentino ritorno al Paleolitico.