Operata da morta. I colleghi del chirurgo: pochi medici e troppi tagli

Operata da morta. I colleghi del chirurgo: pochi medici e troppi tagli
di Francesco Romanetti
Venerdì 19 Dicembre 2014, 09:21 - Ultimo agg. 09:58
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​Dall’ospedale dello scandalo si vede il mare. Le camere sono inondate dal sole e dall’odore dei pini. Dall’altra parte, lato est, svetta - imponente e appisolato - il Vesuvio. Intorno all’ospedale dello scandalo ci sono orti e campi coltivati. Aria buona. Silenzio. Per quattro volte, lungo il vialetto in salita che porta all’ospedale - raccontano - qualcuno ha squarciato le ruote ad un medico del Pronto Soccorso. Così, per sfregio. O dopo una discussione.

«Entrano pure nella sala dello spogliatoio al piano terra e sfondano gli armadietti.

Guardi lì, tutte quelle antine scassate. Ora ci sono i catenacci. Ci vorrebbero le telecamere, almeno li becchiamo ’sti figli di puttana», si sfoga un medico. Ma nell’ospedale dello scandalo è difficile trovare una carta per terra. Pavimenti puliti, corridoi tirati a lucido. Magari sulle scale, proprio a cercarle, si trovano delle cicche di sigaretta, sfuggite alla ramazza. Nell’ospedale dello scandalo il computer dell’accettazione del Pronto Soccorso - addì 18 dicembre 2014 - segna quota settantaduemilacinquecentoventi. Vuol dire che dall’inizio dell’anno da qui sono passati 72.520 pazienti. Per la verità, molti di più. «Perché poi ci sono altre 7-8mila accettazioni cartacee», spiega il dottor Antonio Manzo, veterano della trincea ospedaliera, ovvero del Pronto Soccorso. A girarlo, l’ospedale dello scandalo, sembra una struttura migliore di molte altre. Camere a due letti con bagno. Pulizia. Ordine. Personale medico e paramedico (sostanzialmente) gentile e disponibile. Almeno durante il nostro inatteso sopralluogo. Però siamo qui per quello che avvenne nell’ospedale Sant’Anna di Boscotrecase l’8 marzo del 2013, giorno della Festa della Donna, quando Tommasina De Laurentiis, 25 anni, non uscì viva dalla sala operatoria.

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