Centristi, strappo sulle unioni civili. Quagliariello prepara la scissione

Centristi, strappo sulle unioni civili. Quagliariello prepara la scissione
di Emilio Pucci
Mercoledì 7 Ottobre 2015, 05:43 - Ultimo agg. 15:23
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La battaglia sulle unioni civili potrebbe sancire la rottura nel Nuovo centrodestra. Il Pd intende accelerare: oggi verrà annunciata la presentazione di un nuovo testo per superare l'ostacolo degli emendamenti e da incardinare tra il 13 e il 15 ottobre in Aula. «Se vanno avanti cosi' noi abbandoniamo subito la maggioranza», è la promessa di un gruppo di centristi. C'è anche la tentazione da parte del Nazareno di approvarlo subito con il concorso dei 5Stelle e non dopo la sessione di bilancio. A frenare, però, non è solo Ap ma anche i 12 cattolici renziani del Pd, che ieri si sono presentati in blocco in commissione Giustizia per impedire qualsiasi tentativo di blitz, pur concordando sulle (poche) modifiche al ddl Cirinnà.



LE TENSIONI

Il provvedimento in ogni caso rischia di fare da detonatore soprattutto nella pattuglia di Alfano: dopo il via libera alle riforme - già ieri sono venuti a mancare tra i 5 e i 7 voti, calcolano nel Pd - Quagliariello sta meditando seriamente di uscire dal partito e di costituire un proprio gruppo autonomo.



Con lui al momento ci sarebbero Giovanardi, Formigoni, Azzollini, D'Ascola, altri tre senatori e i tre tosiani. A pesare è anche la volontà dei vertici di proseguire nel cammino fin qui intrapreso al fianco di Renzi, puntando forte sui comitati del sì al referendum per le riforme senza la contropartita della correzione all'Italicum.



Uno strappo che si consumerebbe senza cene o incontri carbonari, «ma - spiega una fonte - semplicemente per intraprendere un percorso diverso da un futuro approdo nel Pd». Ieri durante una pausa dei lavori sul ddl Boschi si sono parlati Quagliariello e Verdini. I due progetti non sono legati, ma alla fine potrebbero convergere verso un unico obiettivo: avere le mani libere, decidere di appoggiare o meno di volta in volta i provvedimenti della maggioranza, far pesare i propri voti.



Quagliariello considera l'ex coordinatore azzurro «il capo della lobby moderata» di Renzi ed è più vicino alle posizioni di Fitto, ma con la costituzione di un nuovo gruppo si creerebbe un fronte di oltre 45 voti che, unito, potrebbe risultare decisivo già sulla legge di stabilità. Lo stesso Fitto deve registrare non pochi mal di pancia tra i suoi Conservatori e riformisti: quattro senatori - Milo, Pagnoncelli, Zizza e Liuzzi - hanno chiesto all'ex governatore pugliese di abbandonare l'opposizione senza se e senza ma - e di trattare.



«Dopo il voto sulle riforme - ha spiegato il leader di Ala a cena due giorni fa - ci sarà un terremoto al centro, teniamoci pronti». Durante lo stesso incontro c'è chi ha ipotizzato di andare all'attacco di Grasso chiedendone le dimissioni. «Renzi non difenderà mai il presidente del Senato, anzi...», spiega uno dei verdiniani.



FORZA ITALIA

Qualche scossa potrebbe registrarsi anche in FI. Villari e Bernabò Bocca - già hanno detto che voteranno il ddl Boschi - sono dati in uscita. Tra gli azzurri di palazzo Madama allo stesso tempo c'è malessere per la decisione di non attuare l'Aventino, si teme che Berlusconi - tramite l'apporto dei governativi del gruppo - possa fare in modo che alcuni senatori non partecipino al voto.



Il Cavaliere arriverà oggi a Roma e al momento non ha alcuna voglia di presenziare alla nuova riunione che si terrà al Senato. Domenica ha cenato con Salvini per risolvere il rebus del candidato sindaco di Milano. «Se fai un passo avanti - questo l'invito dell'ex premier al suo ospite - io sono pronto ad appoggiarti, altrimenti il nome deve essere nostro». Molti big del Carroccio spingono affinché Salvini si tolga la felpa e indossi la giacca per correre per Palazzo Marino, ma il diretto interessato nega. «Convinci tu Del Debbio», e' stata la sua risposta.



I due però, aspettano le mosse del Pd. Qualora a Milano Renzi riuscisse a bypassare le primarie e a schierare Sala lo scenario cambierebbe e si punterebbe su un nome di peso. Sullo sfondo resta l'ipotesi di puntare su Gelmini o Romani, ma Salvini non ne vuole sentire parlare e ha fatto intendere all'ex presidente del Consiglio che su ogni strategia dovrà parlare con lui. Nuovo incontro a breve, per discutere anche di un possibile appoggio di FI alla manifestazione leghista dell'8 novembre.