Ragazza calpestata, il prefetto Pecoraro difende il poliziotto. «Non è un cretino»

Ragazza calpestata, il prefetto Pecoraro difende il poliziotto. «Non è un cretino»
Giovedì 17 Aprile 2014, 12:40 - Ultimo agg. 13:00
2 Minuti di Lettura
Il poliziotto che ha calpestato la ragazza a terra un cretino? Io userei un'altra parola, direi che il comportamento di quell'artificiere apparentemente inspiegabile. Cos il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro.



«Davvero vogliamo riflettere sull'ordine pubblico - continua - facendo un taglia e incolla di immagini? Perché non ci chiediamo cosa è accaduto prima di quella carica? O perché l'artificiere si abbandoni a un uso abnorme della forza?». Così Pecoraro in un'intervista a Repubblica.



«Se ci interroghiamo sul perché quell'artificiere era dove non doveva stare e ha fatto quel che non doveva fare, magari ci avviciniamo a una possibile soluzione», afferma Pecoraro. «Forse lo ha fatto per dare una mano ai suoi colleghi. Per la frenesia e la frustrazione di chi, improvvisamente, si sente bersaglio alla mercè di chi, i manifestanti, è chiamato a tutelare. Per 1.200 euro al mese».



Parlando del corteo, «la gestione della piazza è stata un successo», dice Pecoraro. «Non ci sono stati danneggiamenti significativi, abbiamo difeso i luoghi istituzionali, è stato consentito lo svolgimento della manifestazione, è stata contenuta e respinta la provocazione dei violenti evitando che la situazione degenerasse. Di fronte al lancio di bombe carta e di poliziotti feriti, si sono evitate le cosiddette cariche profonde in punti che avrebbero messo a repentaglio l'incolumità di migliaia di manifestanti». In merito alla Montagnola, «è da quindici giorni che gli occupanti sapevano che esisteva un provvedimento della magistratura di sgombero a cui la polizia doveva dare esecuzione», rileva il Prefetto.



«Ora, cosa bisogna fare se qualcuno decide di impedire che quell'ordine venga eseguito? E se per impedirlo accade che vengano tirati oggetti di ogni tipo dall'alto, addirittura lanciati segnali stradali? Siamo o no in uno Stato di diritto?». Pecoraro dice sì al codice identificativo per i poliziotti, ma a patto di «introdurre, contestualmente, norme che regolamentino il diritto costituzionale di manifestare».