Expo, Renzi: 4 teppistelli figli di papà non rovineranno festa

Expo, Renzi: 4 teppistelli figli di papà non rovineranno festa
Sabato 2 Maggio 2015, 13:51 - Ultimo agg. 3 Maggio, 10:14
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«Gli italiani sanno benissimo da che parte stare: hanno sciupato la festa? Hanno cercato di rovinarcela. Ma quattro teppistelli figli di papà non riusciranno a rovinare Expo. E Milano è molto più forte come spirito e determinazione di quello che questi signori pensano». Così il premier Matteo Renzi intervistato al Tg2, commenta la devastazione di ieri da parte dei black bloc a Milano.

Renzi sceglie quindi di rompere il "no comment" di ieri, a tafferugli appena esplosi: «Si deve dire grazie alle forze dell'ordine che hanno fatto un lavoro molto serio ed evitato le provocazioni.

Bisogna dire grazie anche ai cittadini di Milano dopo che subito dopo che era passato il corteo sono scesi in strada per pulire le vetrine o mettere a posto le strade», ha aggiunto il premier.

Sulle strategie delle forze dell'ordine oggi è intervenuto anche il capo della polizia Pansa che ha spiegato il perché si è scelto di non contrastare con la forza le frange violente. Ma sul caso è esplosa la polemica politica, con attacchi al ministro Alfano sul tema della sicurezza.

ALFANO

Poi polemiche anche sull'inno di Mameli rivisitato e il mancato ringraziamento a Romano Prodi da parte di Matteo Renzi: l'altra faccia dell'Expo è appunto quella delle polemiche, a cominciare da quelle che, sin dalle ore successive alle violenze dei black bloc, hanno investito il titolare dell'Interno, con M5S e Lega in trincea per chiederne le dimissioni e FI pronta ad allinearsi alle accuse dell'opposizione. Accuse che è lo stesso Angelino Alfano a respingere in serata. «Abbiamo rischiato un altro G8, abbiamo evitato il peggio e garantito che non fosse versato sangue», spiega il ministro tornando a complimentarsi con le forze dell'ordine.

DEVASTAZIONI

La polemica politica però, nel day after dell'attesissima inaugurazione dell'Expo e delle «devastazioni» inferte alla città di Milano, infuria e non solo nel capoluogo lombardo. Il M5S, infatti, con un post mattutino che riporta le dure critiche di due segretari del Consap, Igor Gelarda e Gianluca Pantaleoni, annuncia che porterà la questione in Parlamento con una mozione di sfiducia individuale contro il ministro e leader di Ap. Ancor più duro l'attacco del segretario della Lega Nord Matteo Salvini che, nelle stesse ore in cui convoca per lunedì prossimo una manifestazione di gente «perbene ma incazzata» in piazza a Milano, sottolinea come non debba essere il Parlamento a sfiduciare Alfano.

«Se ha una dignità, si dimette», è l'affondo di Salvini che poi se la prende con il presidente del Consiglio invitandolo ad andare «a casa»: «Tutto il mondo ci ha riso dietro per quello che è successo». E a Lega e M5S si unisce anche FI, che, mentre con Il Mattinale accusa Alfano di difendere solo la sua poltrona, con il consigliere politico e candidato alla Regione Liguria Giovanni Toti sottolinea: «Renzi twitta mentre i milanesi sono in strada a sistemare gli innumerevoli danni dei teppisti». Disordini che, secondo Alfano, potevano essere tuttavia ben più gravi. La giornata di ieri «è la prova che Milano è stata offesa ma i violenti non sono riusciti fino in fondo nel loro intento», osserva il titolare del Viminale respingendo con una battuta le accuse di M5S e Lega: «Davvero chiedono le dimissioni? Mi sembra strano, sono in ritardo, visto che negli ultimi 15 giorni non le avevano mai chieste».

Una richiesta che anche il Pd, per voce del responsabile sicurezza della segreteria, Emanuele Fiano, condanna con forza respingendo ogni lezione da «chi come Toti per Fi e Salvini per la Lega rappresenta i partiti che governavano l'Italia nei giorni della vergogna di Genova».

PRODI

Eppure non è stata solo la guerriglia urbana mossa ieri a inquinare la prima di Expo. L'omissione del nome Prodi - ma non di Letizia Moratti e Giorgio Napolitano - tra le personalità da ringraziare nel discorso di Renzi ha lasciato non pochi strascichi anche perchè era stato proprio il Professore a lanciare, durante il suo secondo mandato a Palazzo Chigi, la candidatura di Milano. Un'omissione che Sandra Zampa, ex portavoce del governo Prodi, ieri non esitava a definire ingiusta e sulla quale domani lo stesso ex premier, ospite di Fabio Fazio, potrebbe tornare, rinfocolando così una polemica che sembra inserirsi perfettamente nelle tensioni interne ai Dem.

L'INNO DI MAMELI

Meno scalpore è destinata a fare la rivisitazione dell'inno di Mameli cantato dal coro dei Piccoli cantori di Milano, che hanno scelto di sostituire le parole «siam pronti alla morte», con «siam pronti alla vita». Scelta che la direttrice del coro, Laura Marcora, definisce in linea con l'evento Expo ma che, Dario Ginefra del Pd, giudica in tutt'altro modo: «è stato un pò come aver sostituito nel biberon il latte con la Coca Cola...».

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