Scuola, il sottosegretario Faraone: «Chi protesta non vuole cambiare»

Scuola, il sottosegretario Faraone: «Chi protesta non vuole cambiare»
di Maria Pirro
Domenica 26 Aprile 2015, 09:19 - Ultimo agg. 18 Marzo, 13:31
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In Parlamento il ddl «La buona scuola» subissato di emendamenti, in piazza la protesta più accesa di sempre. Sottosegretario Faraone, in qualità di sostenitore addirittura delle occupazioni studentesche, che effetto le fa stare dall’altra parte della barricata?

«Ho rispetto assoluto per chi decide di protestare: non ho alcun problema ad affermarlo. Ma sono convinto che non ci sia alcuna motivazione per uno sciopero. Ritengo sia incredibile che lo si faccia quando il governo destina più risorse alla scuola e assume i precari».



La protesta non è più formativa?

«È una protesta legittima, ma non posso assolutamente condividerne i temi. Mi sembra più contestazione del metodo, rispetto al merito, da parte dei sindacati che hanno avuto per anni potere di veto».



Ovvero?

«I sindacati non sono abituati a un governo che decide ascoltando tutti e non dando a nessuno il potere di veto».



È muro contro muro con i sindacati?

«Siamo convinti e determinati della bontà del provvedimento. Abbiamo accolto le indicazioni che ritenevamo giuste. Ma c'è una sorta di scontro ideologico che prescinde dal merito e riguarda il ruolo stesso dei sindacati che hanno costruito molto spesso la loro fortuna sulle graduatorie dei precari, che noi vogliamo abolire».



I numeri, però, sono decrescenti. Online si annunciano 150 mila assunzioni a settembre, Renzi ne prevede 100 mila e, se le date saltano, saranno di meno. Una rivoluzione azzoppata in partenza?

«Assolutamente no. Si prevedono 160mila assunzioni in tre anni, di cui 100mila immissioni di precari quest’anno e 60mila assunti con il prossimo concorso, che è la modalità che dovrebbe essere normale nella scuola. Sono numeri elevatissimi, dopo che per anni si è tagliato. Perché guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto? Questo atteggiamento mi stupisce e ricorda la storia degli 80 euro di Renzi: prima non c’erano in busta paga, poi erano troppo pochi...».



Le 100mila assunzioni dei precari sono comunque meno delle supplenze già attivate quest’anno, circa 142mila (dati del Movimento Cinque Stelle), e per questo i detrattori della riforma citano una celebre frase del Gattopardo: tutto cambia affinché nulla cambi?

«Questo non è vero. Con la riforma e le 100mila assunzioni, garantiremo a ogni scuola circa l'8% in più di insegnanti, di cui una parte servirà a eliminare le supplenze brevi, un’altra parte a costituire l'organico funzionale. Daremo anche forza all'autonomia scolastica, finora rimasta sulla carta».



La scuola rischia, però, di soffrire ancora di«supplentite». Un esempio su tutti: gli insegnanti di sostegno in graduatoria sono 15mila invece dei 42mila contrattualizzati quest’anno. Come saranno colmate le carenze? «Le supplenze brevi non ci saranno più, quelle lunghe rispetto ad alcune classi di concorso in cui non ci sono più precari nelle graduatorie continueranno a permanere ancora per un po' di tempo. L'obiettivo è eliminarle con l'assunzione tramite concorso per l'anno scolastico 2016/2017».



Accanto a graduatorie quasi esaurite, poi ce ne sono altre decisamente affollate da precari che rischiano di aspettare ancora a lungo prima di essere stabilizzati. In più ci sono i vincitori del concorsone che non sono stati chiamati, gli idonei che chiedono di non restare fuori e i nuovi precari che raggiungono i 36 mesi di contratti e vanno stabilizzati. Una miriade di questioni...

«Il principio è che d’ora in poi si salirà in cattedra soltanto per concorso. Ma tutte le questioni specifiche, riguardo al passato, troveremo una soluzione in Parlamento».



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