«Regalo l’azienda ai miei operai
in crisi, nel nome di mio nonno»

Il Lido di Venezia, dove ha sede la ditta
Il Lido di Venezia, dove ha sede la ditta
di Lorenzo Mayer
Sabato 5 Aprile 2014, 11:29 - Ultimo agg. 11:30
2 Minuti di Lettura
LIDO - Regalo, in questo tempo di crisi, l'azienda ai miei operai, purch portino avanti, e mantengano vivo il nome di mio nonno nell'attivit. Non si tratta di una semplice "boutade" ma di un vero e proprio impegno, messo a verbale nell'assemblea aziendale, e controfirmato dagli operai presenti alla riunione. A lanciare la proposta Francesco Regazzo, amministratore unico della ditta "Italo Regazzo Srl", storica azienda del Lido, che opera da ben cinque generazioni, nei lavori edili stradali, la stessa impresa che, nelle scorse settimane, aveva sollevato il problema di una scarsa turnazione negli appalti gestiti dal Comune di Venezia.



Oggi la situazione nell'edilizia, e negli appalti pubblici, non è facile e Regazzo, nelle ultime settimane, lo ha più volte rilevato. Si dice, poi, che tanti giovani siano a caccia di un posto di lavoro, che faticano sempre più a trovare, e allora ecco la proposta che certamente è destinata a far discutere. «Lavoro qui da trentadue anni - spiega Regazzo - nei tempi belli eravamo arrivati ad avere anche 35 operai, ora siamo rimasti con 4. È sempre più difficile lavorare. E allora ho pensato ai miei operai rimasti: sono pronto a regalare loro tutta la mia parte d'azienda, che possiedo al 50 per cento (l'altra metà è del cugino ndr) purché mantengano il nome di famiglia e del nonno».



Nell'offerta sono comprese anche le spese notarili per la costituzione eventuale di una nuova società "ad hoc", nonché tutti i macchinari e le attrezzature per lavorare. «Nella mia concezione di impresa - prosegue Regazzo - gli operai hanno sempre avuto un alto valore. Credo, per esempio, che, in un'azienda che funzioni, il numero uno della piramide non debba guadagnare più di dieci volte tanto, anche dell'ultima ruota del carro. Altrimenti non vi è la giusta equità. Visti i tempi di crisi, io, in questi ultimi anni, mi sono anche tolto lo stipendio pur di mantenere la paga ai pochi operai che sono rimasti. Per me non è un problema: per fortuna ho altre rendite che mi permettono comunque di vivere dignitosamente. E un piatto di minestra lo mangio lo stesso, anche senza andare da qualche politico a chiedere, per favore, di lavorare. Ma se i miei dipendenti vogliono sono pronto a cedere a loro il mio testimone. Gratis, non voglio nulla».



Segui Il Mattino su Facebook e resta aggiornato!