«Gastone», il solitario con la pistola tra politica e fede giallorossa

«Gastone», il solitario con la pistola tra politica e fede giallorossa
di Emanuela De Crescenzo
Lunedì 5 Maggio 2014, 16:39 - Ultimo agg. 16:43
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Roma. Da leader indiscusso della curva sud romanista, sempre in gruppi di estrema destra, capace di interrompere un derby della Capitale o di ricattare l'allora presidente della Roma Sensi, fino alla scelta, forse obbligata dai tanti Daspo, di stare lontano dagli stadi.






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Daniele De Santis da ieri è in carcere con l’accusa di aver sparato ai tifosi napoletani oltre che di aver ferito gravemente Ciro Esposito. Daniele De Santis chi è? Non ha una moglie, non ha figli, l'unica passione, tatuata ripetutamente sul suo corpo, la ”magica Roma”.



Da alcuni anni faceva il custode di un campo sportivo con annesso chiosco proprio a poca distanza dallo stadio Olimpico. Una parabola discendente quella di Daniele De Santis, 48 anni, che da candidato nel 2008 nella lista «Il Popolo della Vita per Alemanno» nel XX municipio, ideata da Luciano Castellino, (ma l’ufficio stampa di Gianni Alemmano precisa: «Daniele De Santis non era un candidato della lista civica di Alemanno. Nelle elezioni del 2008 era un candidato della lista ”Il popolo della vita”.



Questa non era la lista civica di Alemanno, ma una lista promossa da diversi movimenti di ispirazione cattolica»), lo ha portato a sparare cinque colpi di pistola all'indirizzo di tre tifosi napoletani, quattro dei quali sono andati a segno. Se, come sostiene la ricostruzione ufficiale, De Santis ha fatto tutto da solo: dal lanciare decine di petardi contro i pullman dei tifosi napoletani che passavano vicino al suo chiosco fino a sparare, dopo essere scivolato e per evitare di essere ”pestato” da coloro che per primo, aveva aggredito, la dice lunga su come era finito «Gastone»: da leader indiscusso a ”cane sciolto”, ormai isolato ma sempre violento.



Lui è uno dei tifosi arrestati per estorsione in danno dell’ex presidente della Roma, il mitico Sensi. Con altri ultrà chiedeva, con pesanti minacce, i biglietti per l’ingresso all’Olimpico. Un'altra finale di Coppa Italia funestata dalle gesta di Daniele De Santis, fu quella del maggio del 2008, quando sul campo i giallorossi si fronteggiarono con l'Inter. Poco prima del calcio di inizio 5 supporter giallorossi furono arrestati per gli scontri che avvennero con le forze dell'ordine, tra le cui fila rimasero feriti in sei.



Fu sempre De Santis uno degli indagati per la violazione della legge sulla sicurezza degli stadi perchè il 21 marzo del 2004 scavalcò il recinto e invase il campo di gioco, insieme ad altri sei romanisti e di fatto fece sospendere il secondo tempo del derby capitolino. Ma il reato cadde in prescrizione e non fu mai processato. Fu accusato anche di aver fatto parte del commando che il 20 novembre '94, all'esterno dello stadio «Rigamonti» prima della partita Brescia-Roma, accoltellò l'allora vice questore di Brescia Giovanni Selmin, mentre una quindicina di agenti di polizia vennero ricoverati perchè aggrediti con asce, bastoni e bombe carta.



Secondo l'accusa, la spedizione dei romanisti a Brescia aveva il duplice scopo di far recuperare prestigio e nuovi elementi al gruppo neonazista di Maurizio Boccacci, ex leader del Movimento Politico Occidentale, in crisi dopo lo scioglimento per incitamento all'odio razziale.



Ma alla fine De Santis fu assolto per non aver commesso il fatto e ottenne anche un risarcimento di due milioni e 900 mila lire dopo aver trascorso 30 giorni nel carcere di Brescia e altri 20 ai ”domiciliari”. De Santis fu arrestato anche il 22 marzo del '98 nei pressi dello stadio Romeno Menti, al termine della partita Vicenza-Roma.



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