Rai, Gubitosi: «Troppi tg, i cittadini ci chiedono di cambiare»

Luigi Gubitosi
Luigi Gubitosi
di Osvaldo De Paolini
Giovedì 20 Novembre 2014, 06:06 - Ultimo agg. 08:02
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Noi intendiamo dialogare con tutti e terremo in considerazione il parere di tutti. Ma dobbiamo anche valutare il fatto che da tempo l'opinione pubblica preme perché la Rai divenga più efficiente. L'attuale struttura dei Tg è del tutto ingiustificata dal punto di vista editoriale e dei costi. La Rai è l'unica al mondo ad avere questa struttura bizzarra, nessuna azienda televisiva a controllo pubblico avrebbe tollerato lo spettacolo andato in onda dal G20 di Brisbane».



Quando ieri mattina Luigi Gubitosi rilasciava queste dichiarazioni durante un colloquio con il Messaggero, ancora non immaginava che nel pomeriggio il cda della sua azienda si sarebbe spaccato su una questione - il contributo straordinario da 150 milioni chiesto mesi fa dal governo alla tv di Stato - che si trascinava stancamente da settimane. Tra i consiglieri, in posa ciarliera davanti alle telecamere, niente faceva presagire che di lì a poche ore tra di loro sarebbe scoppiata la bufera. Poco dopo le nove i loro volti erano incollati, visibilmente compiaciuti, ai tre grandi schermi di Palazzo Mezzanotte allestiti per accogliere il debutto in Borsa di Ray Way, sui quali brillava a intermittenza il volo (più 4,8%) compiuto dal titolo a nemmeno mezz'ora dalla campanella d'avvio.



SODDISFAZIONE

Per solito controllato e riservato, persino Gubitosi non nascondeva la sua soddisfazione: era soprattutto merito suo e del team che guida Rai Way se Piazza Affari aveva finalmente rotto la lunga serie di quotazioni promesse e ritirate all'ultimo, a causa di un mercato refrattario alle matricole. Al compiacimento per l'esordio positivo della controllata si aggiungeva dunque la soddisfazione di aver spezzato il cerchio nemico che teneva lontani gli investitori da Piazza Affari. Basti dire che tra le settanta istituzioni che si sono divise la quota di Ray Way in offerta (95 milioni di titoli a 2,95 euro ciascuno che hanno portato nelle casse della Rai 245 milioni), figurano nomi come BlackRock, Credit Suisse, Citi, Bnp Paribas, Banca Imi, Mediobanca. «E' la prova» commentava Gubitosi, «che c'è ancora interesse per l'Italia, soprattutto di fronte a storie che potenzialmente possono avere successo. Per questo non possiamo permetterci una Rai che spreca e che mantiene strutture che non hanno alcuna ragione d'essere».



SINTONIA CON IL PREMIER

In effetti, una decina di testate giornalistiche e tre tg nazionali che si esprimono in ben 21 edizioni fanno pensare. Soprattutto dopo quell'immagine di Matteo Renzi che, al summit di Brisbane, si è trovato a misurarsi con i microfoni di ben 5 testate giornalistiche della Rai che - ma non poteva essere diversamente - alla fine hanno offerto ai telespettatori servizi praticamente identici. «Dopo 35 anni di questa situazione è impensabile che non vi si metta mano», riflette Gubitosi.



Va anche detto che se nel passato è sembrato che tra il premier e il direttore generale della Rai vi fosse un problema di sintonia, di sicuro sullo snellimento della struttura dei tg Rai i due la pensano nello stesso modo. Prosegue il manager con un passato di successo ai vertici di Fiat, Wind e Merrill Lynch: «Al di là dei tempi, e io suggerisco che si debba agire al più presto, c'è un problema di etica che non possiamo ignorare oltre. Insieme al fatto che compito di un management serio, soprattutto di questi tempi, è favorire dinamiche operative che aiutino l'azienda a crescere». Resta da chiedersi se non sarebbe stato meglio cominciare dal basso, ovvero dalle situazioni meno complicate vista la quantità di nervi scoperti che il progetto di riforma dei tg va a toccare.



«Errore grave», replica il direttore generale della Rai, «ogni tanto si deve avere il coraggio di affrontare subito il problema più difficile, il nodo che blocca tutto. Per quanto mi riguarda, io intendo fare la mia parte al meglio, nel rispetto di tutti ma senza farmi condizionare da totem ideologici. Se la quotazione di Rai Way ha avuto successo, sicuramente è anche perché la fortuna ci ha assistito, ma se non avessimo avuto competenza e capacità di pianificazione, la dea bendata sarebbe servita a ben poco. Per questo non dobbiamo esitare a mettere in atto strategie che sono essenziali per riportare la Rai, entro tempi ragionevoli, entro i binari dell'efficienza».



Insomma, sebbene non lo dica chiaramente, Gubitosi non vuole mortificare nessuno ma sul fronte dei tg intende procedere secondo i tempi aziendali.

Quanto al canone, attorno al quale il governo sta elaborando un progetto capace di cancellare o quasi il rischio dell'evasione, il direttore generale della Rai ha idee molto nette: «L'ipotesi di un canone più basso ma pagato da tutti è un bel messaggio di equità. Peraltro, è bene sgombrare fin da subito il campo da equivoci antipatici: il canone in bolletta non ha lo scopo di avvantaggiare la Rai, il cui introito totale alla fine sarà grosso modo lo stesso, ma ha quale fine anzitutto di stanare gli utenti che oggi non pagano. Quanto alle modalità con cui realizzare l'operazione, è una decisione che spetta al governo. Noi attendiamo fiduciosi».