Il pugno duro dello Stato dopo la morte di Ciro: violenti trattati come i mafiosi

Il pugno duro dello Stato dopo la morte di Ciro: violenti trattati come i mafiosi
Venerdì 8 Agosto 2014, 20:18 - Ultimo agg. 23:12
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Tre mesi dopo la morte di Ciro Esposito, arriva la risposta dello Stato: i protagonisti di scontri e incidenti, gli habituè della violenza, saranno trattati al pari dei mafiosi e obbligati a stare lontano dagli stadi fino ad otto anni. «Lo Stato ha perso la pazienza contro chi vuole rovinare la domenica agli amanti del calcio» sintetizza il ministro dell'Interno Angelino Alfano al termine dell'ultimo Consiglio dei ministri prima dell'estate che ha approvato il pacchetto di misure messo a punto dal Viminale in questi mesi. Norme che sembrano piacere al mondo del calcio: «con questi provvedimenti - dice il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta - si va nella giusta direzione, si accentua l'efficacia della repressione sui facinorosi e si attenua la pressione sui tifosi per bene».

L'obiettivo è sempre lo stesso, annunciato ogni volta che il mondo del calcio viene funestato da incidenti e vittime: «restituire il pallone agli italiani, a quella parte sana della tifoseria per riportare i bambini allo stadio» dice oggi Alfano.

E usare la «mano dura» per fare in modo che follie come quella dell'Olimpico «non si verifichino mai più»: «Dobbiamo dare un calcio alla violenza per dire che lo Stato non accetterà più che taluni tifosi, che si dicono tali ma che in realtà sono dei teppisti e dei facinorosi, possano avvicinarsi allo stadio». Parole usate quando morì l'ispettore di polizia Filippo Raciti e ripetute dopo la morte di Ciro Esposito. Il tifoso napoletano è stato ricordato in Cdm e a sua madre Antonella Leardi è andato il ringraziamento del titolare del Viminale. «Ha dato un grande insegnamento a tutti quelli che pensano di rovinare con la violenza la domenica agli italiani. Ha avuto parole di serenità e pace anzichè di violenza e rancore».

Le norme sono quelle annunciate da tempo e vanno ad agire su tre diversi livelli: i tifosi violenti, la frode sportiva, la necessità di adeguare gli impianti. Il primo è il più corposo e ruota attorno ad un inasprimento del Daspo, il provvedimento di allontanamento dagli stadi per chi commette, anche all'estero, atti di violenza, minacce, intimidazioni o espone striscioni inneggiati alla violenza: si va dal divieto di accesso fino ad 8 anni per i recidivi a quello di gruppo (con un minimo di 3 anni per i 'capi'); dall'arresto differito per coloro che fanno cori o innalzano striscioni che istigano alla discriminazione razziale, all'estensione del Daspo a tutti coloro che sono stati denunciati o condannati per delitti contro l'ordine pubblico (devastazione e saccheggio) e per i delitti di comune pericolo mediante violenza (attentato alla sicurezza dei trasporti, fabbricazione e detenzione di materiali esplodenti), ma anche per rapina, estorsione e spaccio di droga. A ciò si aggiungono altre due norme molto forti: il potere al ministro dell'Interno di impedire le trasferte fino a due anni alle tifoserie protagoniste di gravi episodi di violenza e la sorveglianza speciale di polizia per chi è stato più volte colpito dal Daspo o è spesso coinvolto negli scontri. «È una scelta molto forte del governo - dice Alfano - visto che lo stesso provvedimento si applica ai mafiosi».

C'è poi il capitolo che riguarda la frode sportiva e anche in questo caso il governo ha usato il pugno duro: chiunque offre, o riceve, denaro o altre utilità per alterare il risultato di una competizione sportiva, è punito con una pena che va da 2 a 6 anni di carcere, mentre fino ad oggi si fermava al massimo di un anno. Quando la frode altera le scommesse sportive, la pena arriva fino a 9 anni e la multa fino a centomila euro.

La terza linea d'azione prevista dal decreto è quella che riguarda più direttamente le società: si stabilisce che non possano esserci nè rapporti commerciali tra tifosi e club nè agevolazioni di qualsiasi tipo da parte delle società ad ultrà condannati per reati in materia di vendita e contraffazione di prodotti. Ma soprattutto si chiede «uno sforzo» maggiore per mettere gli impianti a norma dal punto di vista della sicurezza, prevedendo una semplificazione burocratica che impone alle amministrazioni locali di dare una risposta alle richieste delle società entro 48 ore.

Misure, queste ultime, che vanno ad integrarsi con quelle definite a maggio dalla task force composta da esperti del Viminale, della Figc e delle Leghe che prevedevano tra l'altro la suddivisione dello stadio in settori con una capienza massima di diecimila spettatori, per consentire con più facilità l'identificazione di eventuali violenti e la presenza degli steward anche in trasferta. Se le misure funzioneranno o se invece rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione facendo di tutta un erba un fascio, lo si vedrà presto: il campionato inizia tra 20 giorni.

«Finalmente qualcosa comincia a muoversi, ma gli interventi normativi e le iniziative delle istituzioni d'ora in poi devono esser effettivi, costanti e profondi perchè non si ripetano altre tragedie come quella di Ciro». Lo ha detto Antonella Leardi, madre del tifoso del Napoli Ciro Esposito. Per Antonella Leardi, «le misure non possono rimanere solo sulla carta o servire come risposta all'emergenza del momento - aggiunge Antonella Leardi - e solo chi ha pagato un prezzo altissimo sa cosa vuol dire subire certe forme di violenza».

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