Italicum, ok alla prima fiducia. I sì 352, non votano 38 dem

Italicum, ok alla prima fiducia. I sì 352, non votano 38 dem
Mercoledì 29 Aprile 2015, 08:24 - Ultimo agg. 30 Aprile, 09:07
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L'Aula della Camera conferma la fiducia al governo sul primo articolo della legge elettorale con 352, 207 no e un astenuto. Sono 38 i deputati del Partito democratico che non hanno votato la fiducia al governo sulla legge elettorale, fra cui l'ex segretario Pierluigi Berani e l'ex premier Enrico Letta. In base ai tabulati, ai 36 che risultano non partecipanti alla chiama, vanno aggiunti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che risultano in missione ma hanno espresso pubblicamente la dichiarazione di non voto.

«Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona». Così Matteo Renzi commenta su tweet l'esito del primo voto di fiducia su Italicum.

«Sono soddisfatta», la fiducia sull'articolo 1 dell'Italicum «è un primo passo.

Siamo in linea con i numeri degli altri voti di fiducia, quello più alto è stato di 354» sì, dice il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, allontanandosi dall'Aula dopo il primo sì alla legge elettorale.

«Non è una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile». Così Gianni Cuperlo parlando con i giornalisti alla Camera.

«È un ottimo risultato, segno di un governo in salute, che ci permette di approvare la legge». Lo ha detto Ettore Rosato, vicecapogruppo vicario del Pd alla Camera, commentando il voto di fiducia sull'Italicum. «Naturalmente - ha aggiunto Rosato - sono dispiaciuto per i colleghi del Pd che non hanno votato. Prendiamo atto della diversità ma sono sicuro che sapremo ricucire questo strappo».

È «incomprensibile» la decisione di non votare la fiducia da parte di dirigenti del Pd, come Bersani e Letta, che hanno guidato il partito «in momenti molto più complicati, durante i quali è stata posta la fiducia senza discussioni». Lo ha detto Matteo Orfini, presidente del partito.

Il premier resta intanto sotto il tiro delle opposizioni e della minoranza Pd per aver messo la fiducia ma tiene il punto. L'ex segretario Bersani attacca: non esco dal Pd, lo strappo lo ha fatto Renzi, non io. Anche Gianni Cuperlo, che non ha votato la fiducia, resta nel Pd. «Rivolgo un appello ulteriore a Renzi - afferma -. Un campo non va mai diviso, un partito non va mai spezzato. In questo ci vuole soprattutto l'impegno di chi guida il partito».

«Sulla legge elettorale sono giorni di polemica e discussione. Rispetto le posizioni di tutti e di ciascuno. Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l'Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà», ha scritto oggi Renzi. «Se accettiamo anche noi, come accaduto troppo spesso in passato - spiega il premier allegando la lettera pubblicata stamattina sulla Stampa - di vivacchiare e rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle europee».

«Le prove muscolari non portano lontano. Chiunque le faccia. Non votare la fiducia non è una dimostrazione di coraggio. È una scelta politica. E la nostra scelta è sempre, coerentemente, invece quella di migliorare i provvedimenti e costruire le condizioni del dialogo e dell'unità nel Pd. In modo ostinato. Contro gli estremisti e i tifosi». Lo affermano in un documento 50 deputati di Area riformista, la minoranza del Pd che conta una settantina di Parlamentari, in dissenso con quei colleghi come Roberto Speranza e Bersani, che hanno deciso di non partecipare al voto di fiducia sulla legge elettorale. I 50 rivendicano una «salda posizione di minoranza del partito, una minoranza solida, autonoma nelle scelte e responsabile nei comportamenti».

«In 38 nel Pd contro deriva autoritaria di Matteo Renzi. Forza Italia compatta nel ribadire il no ad una cattiva e pericolosa legge elettorale». Lo scrive su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio.

«Quelli che hanno chiesto la fiducia e quelli che hanno deciso di darla sono maiali e infami: maiali perché hanno trasformato il Parlamento in un porcile e infami perché non mantengono la promessa di rispettare le regole della democrazia». Lo afferma il deputato di Fi Maurizio Bianconi, intervenuto al programma di Rai Radio2 Un Giorno da Pecora.