Italicum al rush finale. Alta tensione nel Pd ma Renzi: «Una svolta»

Italicum al rush finale. Alta tensione nel Pd ma Renzi: «Una svolta»
di Sonia Oranges
Domenica 3 Maggio 2015, 06:27 - Ultimo agg. 15:16
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«Ancora non è finita, fino a che non si chiuderà aspettiamo prima di fare un bilancio». Fa gli scongiuri, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, a un passo dall'ora X dell'Italicum che oggi sarà votato, in seconda e ultima lettura, dall'aula di Montecitorio. Per diventare un simbolo, nelle intenzioni del premier: «Per anni la classe politica è stata inconcludente. Se le cose vanno come spero, allora possiamo dire che abbiamo girato una pagina di una rilevanza pazzesca».

Un margine di prudenza è tenuto anche dalla ministra delle Riforme Maria Elena Boschi: «Usiamo la prudenza perché manca il voto decisivo. Se approvato, sarà un passaggio fondamentale, non soltanto perché finalmente avremo una legge elettorale che funziona, mette definitivamente in un cassetto il Porcellum e supera la sentenza della Consulta, ma perché dimostreremo ai cittadini di essere anche in grado di mantenere gli impegni e forse di ricostruire quel rapporto di fiducia indispensabile tra politici e cittadini». E sull'ipotesi di un referendum già avanzata dal dissidente Pippo Civati, dai grillini e, soprattutto, dai forzisti: «Vedremo. Mi pare coerente che Forza Italia, dopo aver votato questa legge elettorale fino a tre mesi fa al Senato e oltre ad averla votata alla Camera, adesso immagini di raccogliere le firme per un referendum», è stata la stoccata della ministra.

Alla Boschi hanno fatto da controcanto le parole della portavoce dei deputati azzurri, Mara Carfagna: «La prima versione dell'Italicum, che Forza Italia aveva contributo a scrivere, pur non essendo perfetta, era certamente migliore di un sistema che invece garantisce i desideri e le esigenze di una sola parte politica, polverizzando invece l'opposizione e facendo dunque venir meno principi di rilevanza costituzionale». Ad adiuvandum, il Mattinale del capogruppo Renato Brunetta, se l'è presa con il leader di Ncd e ministro dell'Interno Angelino Alfano: «Fa specie che l'ultima dichiarazione di Alfano, prima dell'inaugurazione di Expo sia stata: “La fiducia sull'Italicum rafforza il governo”. Forse sarebbe stato meglio se si fosse dedicato, alla difesa di Milano».



OPPOSIZIONI SENZA STRATEGIA

Proprio Brunetta, però, chiedendo il voto segreto sulle pregiudiziali, ha offerto al governo il fianco per imporre il voto di fiducia. Tanto che ora il partito trasversale del "no Italicum" sta valutando quale sia la strategia giusta da tenere in aula oggi per mettere in difficoltà l'esecutivo. O, quanto meno, per non fare una brutta figura. Il rischio, infatti, è che chiedendo nuovamente il voto segreto, i numeri della maggioranza crescano anziché diminuire. Con la certezza che i voti fatti mancare dalla minoranza piddina, sarebbero subito compensati dai "franchi sostenitori" verdiniani che sognano un posto al sole del Partito della Nazione, e da un corposo spezzone di M5S che, in prospettiva, sarebbe favorito da un sistema come l'Italicum. E che, semmai, ha il problema di non poter palesare il proprio appoggio alla legge elettorale, difficilmente comprensibile per l'elettorato grillino.



La stessa minoranza dem non sa bene come esprimere il proprio dissenso senza perdere altri pezzi e correre il rischio di apparire numericamente risibile. «Non voto il testo finale dell'Italicum», ha confermato Gianni Cuperlo, spiegando: «Non avendo votato la fiducia, non votiamo nemmeno il testo della legge elettorale». Non si sa, però, se lo zoccolo duro della dissidenza interna al Pd, voterà contro o si asterrà: «Decideremo l'atteggiamento da tenere insieme dopo esserci riuniti».