Mamma di 4 figli sfrattata dorme in municipio: «Non siamo razzisti»

La mamma sfrattata
La mamma sfrattata
di Johnny Lazzarotto
Mercoledì 17 Dicembre 2014, 16:40 - Ultimo agg. 17:47
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ROMANO - «Se fossimo un Comune razzista, come qualcuno accusa, non avremmo permesso alla madre e ai quattro figli di dormire all'interno del Municipio la scorsa notte, nè avremmo provveduto a pagare 52 euro a testa, dal 2 dicembre ad oggi, per la loro permanenza quotidiana a Casa Sichem».



Il sindaco Rossella Olivo non ci sta e replica alle accuse piovute addosso alla sua amministrazione comunale per la vicenda che ha portato una famiglia di origine marocchina, composta da sei persone, ad essere sfrattata lo scorso 2 dicembre: «I nostri dipendenti comunali hanno fatto il turno di notte per rimanere in municipio così da permettere ai quattro minori e alla donna di avere ospitalità - prosegue - nei confronti dei bambini stiamo facendo tutto il possibile e vogliamo che siano tutelati al massimo; ma le cose sono diverse da ciò che sembra».



Il primo cittadino racconta che la famiglia in questione, difesa dall'avv. Kaoutar Badrane, è a Romano dal 2012; pochi mesi prima il papà aveva perso il lavoro e da allora, a quanto risulta al sindaco, non ha più lavorato: «Per un pò ha vissuto con i 1050 euro di disoccupazione mensili, poi con la mobilità fino a che gliel'hanno concessa. Più volte come Comune abbiamo offerto i buoni mensa per i figli o altre agevolazioni. Ma dal 2011 il padre non lavora e non so quindi come e se sia riuscito a pagare i vari affitti dell'appartamento in cui era. Da questo si arriva poi allo sfratto. Ad agosto - prosegue Rossella Olivo - era stato fissato il primo termine che grazie anche alla nostra mediazione è stato spostato in avanti. Il 2 dicembre però non sono stati più ammessi rinvii e lo sfratto c'è stato; per alcuni giorni sono stati ospitati a Casa Sichem, ma la soluzione era solo temporanea. Come Comune ci eravamo impegnati ad ospitarli in un'altra struttura, a patto che iniziassero le pratiche per tornare in Marocco; siamo disposti anche a pagare loro i biglietti aerei che in tutto costano 600 euro. Ma non ne hanno voluto sapere, loro vogliono una casa pagata dal comune senza prendere in considerazione nessun'altra soluzione».



Lunedì sera in Municipio sono intervenuti anche i responsabili dell'Associazione culturale islamica «La Pace» con l'obiettivo di mediare ma le posizioni sono rimaste distanti: «Quest'uomo non lavora dal 2011 - prosegue Rossella Olivo - mi chiedo perchè non voglia accettare di tornare al proprio paese visto che qui in tre anni non ha trovato nulla. E dirò di più; come Comune diamo molte possibilità ai disoccupati per essere impiegati in attività lavorative; basta fare richiesta ma lui, in tutto questo tempo, non si è mai presentato da noi offrendosi per un lavoro. Non possiamo permetterci di mantenerli anche perchè ci sono tante altre persone che ne avrebbero ugualmente diritto ma che invece lavorano, sudano e faticano ad arrivare a fine mese, pagano regolarmente le tasse pur avendo magari mutuo o affitto. Da sindaco sento di avere la coscienza a posto - conclude la Olivo - abbiamo fatto il possibile, abbiamo dato loro una soluzione purchè si attivassero per tornare nel loro paese; ma anzichè farlo non hanno mosso un dito, continuando a pretendere una casa. E questo non è corretto nei confronti di molte altre famiglie altrettanto in difficoltà».