Migranti, l'Onu: strage nel Mediterraneo. Nel 2014 i morti sono già 1.900

Migranti, l'Onu: strage nel Mediterraneo. Nel 2014 i morti sono già 1.900
Martedì 26 Agosto 2014, 20:29 - Ultimo agg. 27 Agosto, 18:23
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Dall'inizio dell'anno, 1.889 persone sono morte nel Mediterraneo mentre cercavano di giungere in Europa in modo irregolare, 1.600 delle quali dall'inizio di giugno. Lo ha stimato oggi l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ribadendo la richiesta di un'azione «europea urgente e concertata».

Solo da venerdì a domenica si è avuta notizia di tre naufragi: circa 250 migranti sono morti a ridosso delle coste libiche, che sono state ricoperte di cadaveri; altre 18 persone sono state trovate morte su un barcone e 24 sono i corpi recuperati dopo l'affondamento di un peschereccio domenica sera, anche se si stima che i dispersi, in quest'ultimo caso, siano «un centinaio».

L'Italia non può esser lasciata sola a far fronte alla crisi dell'immigrazione: «Non dovrebbe esser lasciato a un solo Paese il compito di far fronte al massiccio flusso di migranti», ha detto il portavoce dell'Onu Stephane Dujarric invocando uno «sforzo internazionale».

Secondo l'Onu «ci dovrebbe essere uno sforzo internazionale», sia a sostegno dei Paesi che ricevono i migranti, sia perché «tornino condizioni di pace e prosperità nei loro Paesi di origine».

Frontex, l'agenzia europea per la gestione dei flussi migratori, non può attualmente rimpiazzare Mare Nostrum nel lavoro di assistenza ai migranti che la missione italiana sta svolgendo: si tratta, casomai, di incrementare l'operatività dell'agenzia europea per rendere meno oneroso lo sforzo italiano, che potrà gradualmente diminuire, anche cercando forme di cooperazione tra i due dispositivi. È questo, secondo indiscrezioni, il ragionamento su cui avrebbero concordato i funzionari che si sono seduti oggi, a Roma, attorno al «tavolo tecnico» Ue-Frontex-Italia: una riunione in qualche modo preparatoria al vertice tra il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstroem, in programma domani a Bruxelles e dal quale si attendono decisioni politiche. Le sue proposte il ministro Alfano le ha illustrate oggi al capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale ha espresso «vivo apprezzamento».

Tornando alla riunione di oggi, «è stato solo un tavolo tecnico: compito dei tecnici è predisporre una serie di opzioni, ma cosa mettere in campo è la politica a deciderlo», spiega una fonte a conoscenza dei colloqui. Ma proprio analizzando la questione immigrazione da un punto di vista tecnico, gli esperti hanno concordato sul fatto che, stante l'attuale situazione geopolitica in Libia e negli altri Paesi di provenienza dei migranti, con decine di migliaia di persone disposte a tutto pur di fuggire, i naufragi e le morti si moltiplicherebbero in modo esponenziale con un'operazione di assistenza meno capillare di Mare Nostrum. Sarebbe «un'ecatombe», come hanno sottolineato alle Capitanerie di Porto.

Già cosi, nonostante il numero imponente di navi militari ed aerei che pattugliano il Canale di Sicilia, le vittime si contano a migliaia. Tanti morti ma, nelle stesse ore, oltre 4.000 persone che rischiavano di fare la stessa fine sono state tratte in salvo dalle navi della Marina e della Guardia costiera. Dunque, un'operazione di assistenza che occorre portare avanti, ma che non può ricadere interamente sull'Italia, e non solo da un punto di vista finanziario (Mare Nostrum costa 9 milioni al mese, che pesano tutti sul bilancio della Marina, ormai senza soldi per la manutenzione ordinaria della flotta).

Ecco, dunque, la necessità di incrementare l'efficacia di Frontex, attribuendole un ruolo più «operativo» rispetto a quello odierno, che è poco più che virtuale. Sulla forma da dare a questa nuova «Frontex plus» i tecnici hanno ragionato, parlando di Paesi «contributori», di unità navali ed aerei da mettere in campo, di costi, di fasce di mare da pattugliare, di forme di cooperazione tra i due dispositivi navali, alleggerendo lo sforzo che grava su Mare Nostrum ma non le capacità complessive, oggi quantomai necessarie per garantire la sopravvivenza dei disperati che affrontano il mare a bordo delle loro carrette.

Capacità di ricerca e soccorso che potrebbero essere garantite anche da una task force navale multinazionale, magari a guida italiana, composta da navi da vari Paesi europei, come già avviene con la missione antipirateria Atalanta. È l'idea lanciata ieri dal capo di Stato maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, che pure è stata discussa nella riunione di oggi. Potrebbe passare anche attraverso una soluzione di questo tipo la «exit strategy» da mare Nostrum, che Alfano domani comincerà ad affrontare in termini politici con l'Europa.

L'obiettivo di massima sarebbe quello di portare al prossimo Consiglio de ministri degli affari interni Ue, in programma a Lussemburgo per il 9 e 10 ottobre, un pacchetto di interventi su cui raccogliere il consenso politico dei 28 Paesi dell'Unione. E passare così entro la fine dell'anno da un'operazione Mare Nostrum totalmente a carico dell'Italia a una nuova missione dove il nostro Paese potrebbe mantenere un ruolo importante, ma il cui peso in termini di finanziamenti, uomini e mezzi sarebbe ripartito tra il bilancio Ue e i vari Paesi chiamati a farne parte.

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