Migranti, il piano della Ue in 10 punti: impronte digitali rimpatri e rilocalizzazioni d'emergenza

Migranti, il piano della Ue in 10 punti: impronte digitali rimpatri e rilocalizzazioni d'emergenza
di David Carretta
Martedì 21 Aprile 2015, 06:13 - Ultimo agg. 10:06
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BRUXELLES - Un piano in 10 punti da adottare immediatamente in risposta alla crisi nel Mediterraneo: Federica Mogherini, e il commissario agli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos, ieri hanno ottenuto il via libera dei ministri europei per una serie di misure che dovrebbero alleviare sin da subito la pressione migratoria su Italia e Grecia.

L'Europa «è chiamata a dimostrare capacità di azione e di unità», ha spiegato Mogherini al termine della riunione dei ministri degli Esteri e dell'Interno Ue a Lussemburgo. Alcune delle misure indicate dalla Commissione vanno incontro alle richieste del governo italiano. Secondo il piano in 10 punti, l'Ue dovrebbe «rafforzare» Triton e lanciare uno «sforzo sistematico per catturare e distruggere imbarcazioni usate dai trafficati». Ma, secondo alcuni osservatori, il nuovo piano sembra una replica di quello adottato dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre del 2013. Non ci sono «soluzioni miracolose», ha avvertito il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.



Il primo passo per prevenire altri drammi come quello di domenica è di «rafforzare le operazioni congiunte nel Mediterraneo» sotto la bandiera di Frontex. La missione Triton dovrebbe ottenere il raddoppio delle attuali risorse operative e un consistente aumento dei fondi a disposizione. I ministri hanno promesso di «estendere l'area delle operazioni» oltre le 30 miglia. Ma il mandato di Frontex – la sorveglianza delle frontiere – non sarà toccato: Triton non dovrebbe essere trasformata in una missione di ricerca e salvataggio, come era Mare Nostrum, anche se potrà partecipare ai soccorsi lanciati dalla guardia costiera italiana.



MODELLO ATALANTA

Per combattere le reti di trafficanti e ridurre il numero delle partenze dalle coste della Libia, i ministri europei hanno promesso di «ispirarsi» ad «Atalanta», l'operazione anti-pirateria condotta dall'Ue al largo della Somalia. Il principale obiettivo è «catturare e distruggere la flotta di imbarcazioni utilizzata dai trafficanti». Ma Mogherini ha ricordato che serve un'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre diversi paesi sono contrari all'uso della forza nel caos della Libia. Le agenzie che coordinano i 28 nei settori della sicurezza, della giustizia e dell'immigrazione – Europol, Frontex, Easo e Eurojust – lavoreranno in stretto contatto «per raccogliere informazioni sul modus operandi dei trafficanti» e per «tracciare i loro finanziamenti».



Sul fronte interno, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (Easo) invierà squadre in Italia e Grecia per dare man forte nella gestione delle domande. Gli Stati membri hanno assicurato che raccoglieranno le impronte digitali di tutti i migranti: adottata su richiesta della Germania e di altri paesi nordici, questa misura dovrebbe garantire il rispetto delle regole di Dublino, che obbligano i migranti a presentare richiesta di asilo nel paese in cui sono sbarcati, e scoraggiare fughe verso altri Stati membri. La Commissione presenterà delle opzioni per un «meccanismo di riallocazione d'emergenza» dei richiedenti asilo. Un «progetto pilota volontario» di reinsediamento di chi ha già ottenuto lo status di rifugiato, secondo le indiscrezioni, dovrebbe coinvolgere 5.000 persone. La Commissione e il Servizio di azione esterna dovrebbero dialogare con i paesi confinanti con la Libia per rafforzare la cooperazione.



Il piano è «storico», ha detto una portavoce della Commissione Juncker. Ma i precedenti, anche recenti, consigliano prudenza. Nel dicembre del 2013, l'esecutivo comunitario presieduto da José Manuel Barroso aveva adottato un piano in 5 punti per rispondere agli sbarchi a Lampedusa. «Sorveglianza delle frontiere per salvare vite umane» con Triton; «assistenza» da parte di Easo e «solidarietà» finanziaria; «lotta contro la tratta e il traffico di migranti»; «reinsediamento e ingresso legale in Europa»; «cooperazione con i paesi terzi»: le misure immaginate nel 2013 non hanno impedito la tragedia di domenica.