«Domenico non era ubriaco», mistero sui vestiti trovati accanto al corpo dello studente morto in gita

Domenico Maurantonio aveva 19 anni
Domenico Maurantonio aveva 19 anni
di Lino Lava e Donatella Vetuli
Venerdì 22 Maggio 2015, 09:39 - Ultimo agg. 10:21
3 Minuti di Lettura
PADOVA - Domenico non era ubriaco, nè gli era stato somministrato lassativo. Nel suo sangue c’era meno di un grammo di alcol e nessuna traccia di purganti. Il diciannovenne studente del Nievo avrà bevuto al massimo due birre prima di precipitare dal quinto piano dell’hotel Leonardo da Vinci di Milano, dove era in gita per l’Expo. Questi i primi risultati delle analisi del sangue.



E i medici legali sono già al lavoro nella superconsulenza ordinata dal pubblico ministero milanese, Claudio Gittardi, che chiede che sia soprattutto ricostruita la dinamica della morte dello studente della V E del liceo scientifico Nievo. Tra gli esperti c’è il professor Massimo Montisci, dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Padova, nominato dall’avvocato della famiglia Maurantonio.



Giorno dopo giorno si infittisce il mistero sulla tragedia di Domenico. È certo che il ragazzo è stato male durante la notte. Avrebbe avuto un attacco di dissenteria, probabilmente dovuto a un recente intervento alla cistifellea.



Secondo i primi accertamenti non c’è traccia di lassativo somministrato al ragazzo. Ebbene, Domenico non ha usato il bagno della stanza dell’hotel a quattro stelle che divideva con altri tre compagni di classe. E a questo punto inizia la serie dei misteri. Sul corridoio ci sono tracce di feci, anche nei pressi dell’ascensore. E tracce sono state trovate vicino a una finestra, che si chiude dall’interno.

E li si perdono le tracce delle feci. Perché nella finestra, alta 120 centimetri, con un davanzale di 40, attraverso la quale lo studente padovano è volato nella notte non ci sono tracce. Gli inquirenti si chiedono come sia possibile che con un attacco di dissenteria il ragazzo non abbia sporcato dove si sarebbe arrampicato per poi cadere.

Ormai è ferma la convinzione che non si è trattato di un suicidio. Ma dove si basa la dinamica della caduta accidentale? E c’è un altro particolare, che fa molto riflettere gli inquirenti. Le mutande e i pantaloni del pigiama erano accanto al cadavere.

Durante l’autopsia è stata rilevata un’ecchimosi al avambraccio destro. Adesso viene definita da "afferramento". Vale a dire, qualcuno deve aver strattonato Domenico per il braccio non tanto tempo prima che lui volasse dal quinto piano dell’albergo.

I tre compagni di classe che dividevano la camera con lui non sanno dare alcuna spiegazione. Sono stati interrogati a lungo dagli investigatori della Sezione omicidi della Squadra mobile di Milano. Non hanno visto nè udito nulla.



L’attenzione degli inquirenti è sempre concentrata su quanto potrebbe essere accaduto tra le 5,20 e le 7,30 di domenica 11 maggio. In quei centotrenta minuti nessuno ha detto agli inquirenti di avere visto Domenico. Ebbene, i tre ragazzi che dividevano con lui la camera quando si sono svegliati hanno visto che Domenico non c’era. Sono scesi con l’ascensore dove erano bene evidenti le tracce delle feci. Hanno fatto colazione e poi hanno segnalato ai professori che Domenico non c’era.



La superperizia sta dando una svolta all’inchiesta. Ci sarebbero elementi sospetti: il 19enne non era solo quando è caduto. Si dovranno compiere altri accertamenti sul luogo della tragedia.