Papa Francesco: «In Paolo VI risplende umiltà di un pontefice di fronte a società ostile»

Papa Francesco: «In Paolo VI risplende umiltà di un pontefice di fronte a società ostile»
Domenica 19 Ottobre 2014, 12:05 - Ultimo agg. 13:49
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Non bisogna avere paura «delle novità, delle sorprese di Dio». E bisogna riconoscere, «di fronte a qualunque tipo di potere, che Dio solo è il signore dell'uomo, e non c'è alcun altro». Lo ha affermato papa Francesco nell'omelia della messa con cui chiude il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia e celebra la beatificazione di Paolo VI.

Paolo VI in una società ostile. «Paolo VI, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore - ha sottolineato papa Francesco - Paolo VI «è stato uno strenuo sostenitore della missione ad gentes; ne è testimonianza soprattutto l'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi con la quale ha inteso risvegliare lo slancio e l'impegno per la missione della Chiesa. È significativo considerare questo aspetto del Pontificato di Paolo VI, proprio oggi che si celebra la Giornata Missionaria Mondiale», ha sottolineato.

«Nei confronti di questo grande Papa - ha proseguito - di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie! Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI, grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa!».

Francesco ricorda che «nel suo diario personale, il grande timoniere del Concilio Vaticano II, all'indomani della chiusura dell'assise conciliare, annotava: forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa e sia chiaro che Egli e non altri la guida e la salvà. In questa umiltà - sottolinea Jorge Mario Bergoglio - risplende la grandezza del beato Paolo VI ».

«​Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare». Commentando «una delle frasi più celebri di tutto il Vangelo» - «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» - papa Francesco la definisce una «frase ironica e geniale» detta da Gesù ai farisei, «una risposta ad effetto che il Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo succede in ogni tempo, da sempre». Secondo Bergoglio, «l'accento di Gesù ricade certamente sulla seconda parte della frase: e (rendete) a Dio quello che è di Dio. Questo significa riconoscere e professare - di fronte a qualunque tipo di potere - che Dio solo è il Signore dell'uomo, e non c'è alcun altro. Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio. Lui non ha paura delle novità! - ha proseguito - Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate. Lui ci rinnova, cioè ci fa nuovi continuamente. Un cristiano che vive il Vangelo è la novità di Dio nella Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa novità! Dare a Dio quello che è di Dio, significa aprirsi alla Sua volontà e dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia, di amore e di pace». Per il Pontefice, «è per questo che il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita - con i piedi ben piantati sulla terra - e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide nuove».

Il sinodo.«Lo Spirito Santo che in questi giorni operosi ci ha donato di lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività, accompagni ancora il cammino che, nelle Chiese di tutta la terra, ci prepara al Sinodo Ordinario dei Vescovi del prossimo ottobre 2015», ha poi detto papa Francesco a proposito del Sinodo straordinario sulla famiglia. «Abbiamo seminato e continueremo a seminare con pazienza e perseveranza, nella certezza che è il Signore a far crescere quanto abbiamo seminato», ha aggiunto.

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