Papa Francesco a Campobasso: «Non portare il pane a casa toglie la dignità»

Papa Francesco a Campobasso
Papa Francesco a Campobasso
Sabato 5 Luglio 2014, 08:54 - Ultimo agg. 6 Luglio, 20:30
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Papa Francesco in Molise per la sua visita pastorale. L'elicottero con a bordo il Pontefice è atterrato sul piazzale dell'Università del Molise, a Campobasso.

Il Pontefice, arrivato con circa dieci minuti di anticipo sul programma, è stato accolto tra gli altri dall'arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Maria Bregantini, dal presidente della regione Paolo Di Laura Frattura e dal sindaco della città, Antonio Battista. La folla assiepata nell'aula circostante ha calorosamente applaudito l'arrivo di Francesco.

Migliaia di fedeli hanno "invaso" Campobasso per accogliere il Papa. Il capoluogo molisano praticamente non è andato a dormire la scorsa notte e alcuni negozi sono aperti fin dalle 5,00 del mattino.

L'incontro all'università. «Lavorare la domenica non è vera libertà. La domenica libera dal lavoro - eccettuati i servizi necessari - sta ad affermare che la priorità non è all'economico, ma all'umano», ha detto papa Francesco nel suo discorso all'Università del Molise incontrando il mondo del lavoro e dell'industria. «Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà», ha aggiunto.

La questione della domenica lavorativa, ha detto il Papa, «non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica». «La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La domenica libera dal lavoro - eccettuati i servizi necessari - sta ad affermare che la priorità non è all'economico, ma all'umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità», ha aggiunto.

«Si tratta di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia», ha detto il papa, che ha definito questo un punto "critico", che «ci permette di discernere, di valutare la qualità umana del sistema economico in cui ci troviamo».

«Se non cerchiamo di rompere gli schemi non andremo avanti. Bisogna essere creativi sul futuro», ha sottolineato Francesco con riferimento a una sua stessa frase, ricordata dal rettore Gianmaria Palmieri, su «Dio che rompe gli schemi». Il Papa, nel suo discorso, ha parlato anche «dell'importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l'attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale».

Poi il pontefice ha lanciato un appello: «Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un "patto per il lavoro".

Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità. Il problema più grave non è la fame, è la dignità: dobbiamo difenderla».

Ma il Papa ha anche parlato del rispetto dell'ambiente: «Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato. Io vedo l'America, che è la mia patria: tante foreste spogliate, che diventano terra che non si può coltivare, che non può dare vita».

Francesco si è poi rivolto ai genitori: «Perdete tempo con i vostri bambini. Quando andavo a confessare, nella diocesi, quando arrivavano una mamma o un papà giovani io chiedevo: quanti bambini hai? Poi un'altra domanda: tu giochi con i tuoi bambini? E la risposta era sempre: come padre? Stiamo perdendo questa scienza, di giocare con i bambini».

Il Papa ha anche voluto sottolineare l'importanza del lavoro contadino: «Per un contadino restare sulla terra non è rimanere fisso: è un dialogo fecondo, creativo. Il dialogo di un uomo con la sua terra la fa fiorire, la rende feconda. E questo è importante».

Al termine del suo discorso all'Università del Molise, indirizzato al mondo del lavoro e dell'industria, papa Francesco ha raccontato «a braccio» «un fatto storico che mi è successo». «Ero provinciale dei Gesuiti - ha detto - e avevo bisogno di inviare un cappellano in Antartide, che vivesse là dieci messi l'anno. È andato uno: era nato a Campobasso», ha quindi detto, suscitando i sorrisi e l'applauso dell'uditorio.

Il giro in "papamobile" tra la folla. Papa Francesco, lasciata l'Università del Molise, è arrivato sulla "papamobile" scoperta nell'ex stadio Romagnoli, dove celebrerà la messa, salutato da un vero bagno di folla. Le migliaia di persone sui due lati del percorso hanno salutato e acclamato a gran voce il Pontefice, che a sua volta ha ringraziato e benedetto, fermandosi di tanto in tanto a baciare e accarezzare i bambini. Nella struttura sono presenti circa trentamila persone.

«La disoccupazione è una piaga, ci vuole coraggio». Poi il Papa è arrivato nell'area dell'ex stadio Romagnoli per celebrare la messa, dove ha trovato ad accoglierlo circa 80 mila pellegrini i quali, come fa notare l'organizzazione, sommati a quelli presenti nell'area circostante arrivano al numero approssimativo di 100 mila.

La disoccupazione è «una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti», ha detto il Papa nella messa a Campobasso. «Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario», ha osservato invitando a «porre al centro» la dignità umana.

Invitando a diffondere dappertutto la «cultura della solidarietà», il Pontefice ha quindi sottolineato che «c'è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario».

«È necessario - ha aggiunto - porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari. Al centro c'è la dignità della persona umana, perchè è stata creata a immagine di Dio, e tutti noi siamo immagine di Dio».

«Basta alle ambizioni, alle rivalità e alle lamentele nella Chiesa». «Il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l'unità e la comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall'isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele», ha detto papa Francesco nell'omelia, «Anche nelle nostre comunità infatti non mancano atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi. Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale».

Fra i detenuti. Papa Bergoglio sarà nel carcere di Isernia per mantenere a una promessa fatta a un detenuto. La promessa era stata data in una lettera in risposta ad una missiva di un detenuto del carcere il quale raccontava a Papa Francesco il disagio, il sovraffollamento delle celle e la speranza di una vita diversa. Secondo quanto si è appreso da uno della Pastorale dei volontari Carceraria, il Papa avrebbe risposto tramite la Segretaria vaticana e avrebbe promesso che avrebbe fatto di tutto per venire a visitare il carcere.

«Emozione, entusiasmo e orgoglio. I detenuti hanno subito attivato un laboratorio creativo per donare al Papa qualcosa di speciale». È come rivela Paolo Orabona, volontario della Pastorale Carceraria, i detenuti regaleranno a Bergoglio un quadro dove Papa Francesco è ritratto nella figura di Noè dentro l'Arca con tutti gli animali. Il ritratto dell'Arca con Papa Francesco è ritratto dietro delle sbarre trasparenti che vogliono rappresentare il maggior contatto con l'esterno e il perdono necessario.

«Nel carcere di Isernia ci sono circa una settantina di detenuti ed è considerato di "minima sicurezza". Come spiega il volontario Paolo Orabona, la notizia della visita del Papa ha scatenato un fermento fuori dal comune. L'ideatore del quadro che verrà donato a Bergoglio si chiama Nelson Delgado ed è un portoghese detenuto per reati internazionali.

La presenza dei volontari copre la mancanza di un effettivo cappellano del carcere ma, come spiega Paolo il volontario, «la nostra esperienza è assolutamente straordinaria e in questi giorni d'attesa per l'arrivo di Papa Francesco l'atmosfera che si viveva dietro le sbarre è stata straordinaria e ce la ricorderemo tutti perchè certamente la vita dentro il carcere non sarà più la stessa».

Nella cattedrale dai malati. Papa Francesco è poi andato in visita nella cattedrale di Campobasso dove, dopo l'adorazione del Santissimo Sacramento, ha sostato in preghiera sulle tombe dei vescovi Alberto Romita, morto nel 1939, e Secondo Bologna, arcivescovo del capoluogo molisano dal 1940 al 1943, morto sotto il bombardamento della città il 10 ottobre 1943. Il Papa saluta quindi una rappresentanza di ammalati e disabili.

A pranzo con i poveri. Una volta lasciata la cattedrale, Papa Francesco si è trasferito in «papamobile» alla «Casa degli Angeli», il nuovo centro caritativo della diocesi creato in una ex scuola. Qui il Papa ha pranzato con cinquanta poveri assistiti dalla Caritas, inaugurando così la struttura.

Il menu comprendeva: fettuccine ai funghi, cavatelli, caponata, pollo e patate al forno. Per concludere, crostata al limone, frutta di stagione e Mate, il tè argentino.

A Castelpetroso. Terminato il pranzo, Papa Francesco è ripartito da Campobasso, diretto al santuario di Castelpetroso. L'elicottero con a bordo il Pontefice è decollato dal piazzale antistante l'Università del Molise.

L'arrivo di Bergoglio al santuario è stato accolto da un'ovazione della folla. A Castelpetroso il pontefice ha incontrato i giovani delle diocesi dell'Abruzzo e del Molise.

Il Papa ha compiuto il giro tra le migliaia di giovani radunati al santuario dell'Addolorata a bordo di una «jeep» verde, non la solita «papamobile» scoperta. Il Pontefice è stato acclamato festosamente da ragazzi e ragazze, molti dei quali sventolavano cappellini bianchi e gialli.

A Isernia Papa Francesco ha poi incontrato i molisani nella piazza della cattedrale di Isernia e lancia un appello per una «nuova cittadinanza» che metta al centro la persona, il lavoro e la famiglia anzichè il denaro e il profitto, recuperando il senso della misericordia.

Celestino V «Ecco il senso di una nuova cittadinanza, che sentiamo fortemente qui, in questa piazza davanti alla cattedrale, da dove ci parla la memoria di San Pietro del Morrone Celestino V», esordisce il Papa che indice l'Anno Giubilare Celestiniano durante il quale, come dice Bergoglio, sarà spalancata per tutti la porta della divina misericordia. «Non è una fuga, non è un'evasione dalla realtà e dai suoi problemi, è la risposta che viene dal Vangelo: l'amore - esorta il Papa - come forza di purificazione delle coscienze, forza di rinnovamento dei rapporti sociali, forza di progettazione per un'economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto».

L'importanza della piazza «La piazza - dice il Papa salutando le autorità - è il luogo dove ci incontriamo come cittadini, e la cattedrale è il luogo dove ci incontriamo con Dio, ascoltiamo la sua parola, per vivere da fratelli. Nel cristianesimo non c'è contrapposizione tra sacro e profano». Il Papa parla dell'eredità di Celestino V: «Lui, come san Francesco di Assisi, ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo. Pietro del Morrone, come Francesco d'Assisi, conoscevano bene la società del loro tempo, con le sue grandi povertà. Erano molto vicini alla gente, al popolo. Avevano la stessa compassione di Gesù verso tante persone affaticate e oppresse; ma non si limitavano a dispensare buoni consigli, o pietose consolazioni. Loro per primi hanno fatto una scelta di vita controcorrente, hanno scelto di affidarsi alla Provvidenza del Padre, non solo come ascesi personale, ma come testimonianza profetica di una paternità e di una fraternità».

Dopo 19 anni un pontefice in Molise. Dopo 19 anni un Papa visita il Molise. L'ultimo Pontefice a recarsi in questa piccola regione di 300mila abitanti era stato Giovanni Paolo II, due volte, nel 1983 a Termoli e nel 1995 a Campobasso e Agnone.

A prendere la parola per primo all'arrivo di papa Francesco all'Università del Molise Don Pasquale D'Elia della Cappellania Universitaria: «Siamo in 600 nell'Aula Magna e 1.000 qui fuori, questo è il primo benvenuto che il Molise Le rivolge».

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