Pedofilia, il sacerdote arrestato: «Erano provini per film a luci rosse. E c'era anche la Bibbia in chiave erotica»

Pedofilia, il sacerdote arrestato: «Erano provini per film a luci rosse. E c'era anche la Bibbia in chiave erotica»
di Michela Allegri e Adelaide Pierucci
Martedì 26 Maggio 2015, 11:27 - Ultimo agg. 11:30
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Fotografava adolescenti senza veli per avviarli al cinema hard. Si era improvvisato agente cinematografico a luci rosse, don Dino, al secolo Placido Greco, il prete di Fiumicino finito in carcere per pedopornografia e prostituzione minorile, nell'inchiesta su un giro di baby gigolò con base a Termini che ha portato all'esecuzione di una decina di misure cautelari. «Si era sparsa la voce che ero bravo a scattare foto di nudi - avrebbe ammesso il sacerdote durante l'interrogatorio di garanzia - Così diversi ragazzini mi hanno chiesto di realizzare dei book per sfondare nel cinema erotico. Mi sono prestato, credendo di aiutarli. Ma non mi sono mai spinto oltre, non ho mai sfiorato un bambino. Mai pagato nessuno, neanche per le foto».

Gli agenti della Polfer di Roma Termini, diretti da Emanuele Fattori, che hanno arrestato il sacerdote in flagranza di reato proprio per quella mole di foto illegali custodite in un archivio del computer, hanno contato almeno 1.700 scatti compromettenti. In alcuni casi le vittime sono state riprese ad età diverse, dai 15 anni fino alla maggiore età, mentre compivano atti sessuali. L'avvocato che assiste don Dino, Sergio Ruperto, a breve presenterà istanza al Riesame puntando alla scarcerazione. Il parroco, infatti, è molto provato, ed è preoccupato per le condizioni di salute dell'anziana madre. L'inchiesta, però, è ancora ai primi passi. In casa di padre Greco sono stati trovati circa 40mila file, che sono ora al vaglio della Polizia Postale, su delega del pm Cristiana Macchiusi e dell'aggiunto Maria Monteleone.

LA BIBBIA

Intanto, sta emergendo la doppia personalità del prete. Alle messe dietro all’altare fanno da contrappeso i dossier di foto pedopornografiche. Dopo le omelie don Dino incontrava di nascosto baby gigolò minorenni, ragazzini rom squattrinati pronti a vendersi per pochi euro. L'indagato aveva anche velleità artistiche: scriveva libri a luci rosse sotto pseudonimo. Aveva addirittura ripensato la Bibbia in chiave erotica: al posto dei 12 apostoli, comparivano altrettanti ragazzini deviati. La sua posizione giudiziaria nel frattempo si è aggravata: inizialmente, gli inquirenti lo accusavano di essersi intrattenuto solo con due minori, ma dagli accertamenti è emerso che avrebbe avvicinato almeno una decina di giovanissimi. D'altronde, l'inchiesta va avanti da quasi 2 anni. Gli indagati sono 17, in 9 sono stati sottoposti a misura. Il decimo, un ottantenne, è morto qualche giorno prima della notifica dell’ordine d’arresto.



LA DIFESA

«Padre Placido andava alla stazione per fare beneficenza, non è un pedofilo. Le foto? Non sapeva fossero minorenni». A Radio Cusano Campus parla Sergio Ruperto, legale di Placido Greco, alias don Dino, prete accusato di prostituzione minorile e pedopornografia, arrestato nell'inchiesta sui minorenni che si vendevano alla stazione Termini di Roma.



«Ci andava a cogliere il suo sacerdozio, per fare beneficenza e aiutare i barboni - ha detto l'avvocato di don Dino -. Per quanto riguarda le foto, ha sostenuto che la prima volta era andato da lui un ragazzino a pregarlo di fargli delle foto che gli servivano per partecipare a un film porno. Il ragazzo era minorenne, ma lui non lo sapeva. Ha detto che a quell'età, 17-18 anni, è complicato capire se uno è minorenne. Dopo è partito un passaparola tra i ragazzi e in tanti sono andati da lui a farsi fare queste foto». A proposito della Bibbia a luci rosse che il sacerdote avrebbe scritto, l'avvocato ha risposto: «Non ha mai scritto una Bibbia, ha scritto alcune pagine a forma di romanzo. A luci rosse? Non lo so, scrivere era una sua passione. Ma il mio assistito nega fermamente di essere un pedofilo e sostiene di non aver mai avuto rapporti con minorenni dietro compenso».



«Penso che gli arresti domiciliari possano essere sufficienti, non capisco l'applicazione di una misura così grave come la detenzione in carcere - ha detto ancora il legale -. Hanno trovato delle foto fatte con macchina digitale e altre immagini in una chiavetta usb. Immagini pedopornografiche va bene, ma questo non giustifica una misura così grave».



«Se ha intenzione di scusarsi con la chiesa e con i cattolici visto il suo ruolo di sacerdote? - conclude Ruperto -.
Per il momento non ne abbiamo parlato, magari poi approfondiremo anche questo».
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