Manovra, sì della Ue. Ma il piano Juncker parte con soli 21 miliardi

Juncker e Renzi
Juncker e Renzi
Mercoledì 26 Novembre 2014, 07:57 - Ultimo agg. 22:11
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È il più grande piano di investimenti che la Ue abbia mai creato ma è costituito quasi per intero da fondi per ora 'virtuali'. Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker aveva promesso 300 miliardi per far ripartire l'economia europea, ora li porta a 315, ma per arrivare al numero a tre cifre la Commissione ha dato vita ad una complessa operazione di architettura finanziaria che grazie ad un 'effetto leva' moltiplica un capitale di base davvero esiguo: 21 miliardi di euro, di cui 8 nemmeno esistono ancora.



«È un piano credibile, non contiamo su soldi che non ci sono», spiegano fonti europee che hanno lavorato alla sua gestazione. Juncker sapeva che sarebbe stato difficile chiedere ai Paesi di iniettare 'cash' nel suo piano, quindi ha deciso di fare tutto con le risorse esistenti. Che però sono poche e vanno quindi 'elevatè alla massima potenza. Il capitale di base che costituirà il Fondo europeo per gli investimenti, cioè 21 miliardi, è formato da 5 miliardi della Banca europea degli investimenti, più 8 miliardi del bilancio Ue che, dati alla Bei sotto forma di collaterale, si trasformano in 16 miliardi di garanzie.



Ai 21 miliardi viene quindi applicato un 'moltiplicatore' o 'leva finanziarià che fa aumentare di quindici volte il suo valore iniziale. «La leva è calibrata in base alle esperienze passate della Bei», spiegano gli esperti. Ovviamente, il capitale si moltiplica e si arriva a 315 miliardi solo se si troveranno investitori disposti a metterci denaro reale. Perchè i 21 miliardi serviranno solo da 'richiamò per i finanziatori: «Vediamo il loro appetito a spendere, soprattutto ora che c'è molta liquidità nel mercato, ma siccome l'incertezza è alta, nessuno è disposto ad assumersi i rischi», ammettono i tecnici, chiarendo che il nuovo veicolo si assumerà proprio quei rischi che tengono lontani gli investitori - pubblici e privati - dai progetti.



Il nuovo fondo è pensato per essere «molto flessibile», cioè per intervenire in progetti nuovi, ma anche in progetti già esistenti che uno Stato vuole realizzare usando in parte fondi europei. Dal piano, secondo le stime di Bruxelles, l'economia europea guadagnerà 330-410 miliardi di pil in tre anni e 1-1,3 milioni di posti di lavoro. I progetti da finanziare saranno scelti da una nuova autorità gestita da Bei e Commissione europea. Una prima lista, provvisoria, è stata compilata da una task force che però «non ha effettuato alcun controllo qualitativo», spiegano le fonti. Questo lavoro verrà fatto in un secondo momento dalla nuova autorità, che potrà anche scegliere progetti diversi da quelli indicati.



L'assegnazione dei fondi è a sua completa discrezione: «Non c'è una ripartizione geografica nè quote per i singoli Paesi», si precisa.
Il piano può quindi funzionare senza alcun contributo degli Stati ma, se vi fosse, «sarebbe il benvenuto». E per incentivarlo, la Commissione fa sapere che ne terrà conto «positivamente» in sede di valutazione dei conti pubblici, aprendo così la strada alla flessibilità richiesta dall'Italia sugli investimenti produttivi. «È un'applicazione intelligente delle regole, è molto importante», ha detto il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi secondo cui il piano è «un buon inizio, ma non tutta la risposta», e spiega che l'Italia si riserva di valutare i dettagli per portare commenti e proposte al Consiglio europeo di dicembre.
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