Caso Ragusa, i carabinieri smontano l'alibi del marito: la Procura pensa al rinvio a giudizio

Caso Ragusa, i carabinieri smontano l'alibi del marito: la Procura pensa al rinvio a giudizio
Sabato 19 Aprile 2014, 17:14 - Ultimo agg. 18:56
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Sono stati quattro testimoni a demolire l'alibi di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, accusato di omicidio e occultamento di cadavere per la scomparsa della donna avvenuta la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla casa familiare a Gello di San Giuliano Terme (Pisa).



Lo hanno scritto in una relazione di 50 pagine consegnata alla procura di Pisa i carabinieri del reparto crimini violenti del Ros e del nucleo investigativo pisano che hanno raccolto sull'uomo indizi sufficienti «almeno a chiederne il rinvio a giudizio».



Il documento è stato consegnato giovedì scorso, nell'ultimo giorno utile per le indagini preliminari e, secondo quanto appreso dall'Ansa, illustra un impianto accusatorio che si fonda essenzialmente «su tre testimonianze che supportano l'incidente probatorio di Loris Gozi, il giostraio che riferì di avere visto Logli litigare con qualcuno quella notte in via Gigli, smentendo quanto raccontato agli inquirenti dal marito della donna: ovvero che non si era mai mosso da casa e che aveva scoperto l'assenza della moglie solo il mattino seguente al suo risveglio».



Sono quelle di Margherita Latona, ex collaboratrice domestica di famiglia, della vicina di casa Silvana Piampiani e di Filippo Campisi, vigile del fuoco che transitava in zona. Tutti infatti collocano Logli in via Gigli intorno all'1 di notte e il pompiere dice anche di avere sentito un urlo di donna. Ma ad incastrare Logli ci sarebbero anche altri indizi. «I cani molecolari - è scritto nella relazione - fiutano la presenza di Roberta tra la sua abitazione e un punto preciso di via Gigli nei pressi della ferrovia». Poi, secondo i carabinieri c'è anche la scarsa collaborazione dell'indagato fin dalle prime ore successive alla scomparsa della moglie. È lui alle 7.30 ad avvertire la sua amante, e attuale compagna, Sara Calzolaio, usando i cellulari "dedicati", quelli che la giovane poco dopo getterà via (proprio su ordine di Logli) e i carabinieri riusciranno a trovare, anche se su indicazione indicazione di Sara Calzolaio, appena prima che finiscano in discarica.



La telefonata è confermata dai tabulati. Ma verso le 9 Logli chiede all'amico che lo sta aiutando nelle ricerche della moglie di avvisare Sara, spiegano gli inquirenti, «proprio per costruirsi un alibi e lasciare tracce: l'amico non lo farà e anzi per qualche motivo si insospettirà e nei giorni successivi eviterà di prestare ulteriore collaborazione». Infine c'è l'intercettazione ambientale sull'auto di Logli che rivela la simulazione in via Gigli compiuta insieme al collaboratore dell'autoscuola di famiglia per "misurare" che cosa possa avere visto Gozi, senza però conoscere i dettagli delle sue rivelazioni: il marito di Roberta Ragusa si colloca proprio nel punto esatto indicato dal suo accusatore.



La difesa invece mantiene il riserbo sulle strategie future: «Leggeremo gli atti - spiega l'avvocato Roberto Cavani - poi valuteremo se chiedere l'interrogatorio o se siano necessari atti suppletivi».