Il premier: «Le regionali per sminare la sinistra, poi fase due del governo»

Il premier: «Le regionali per sminare la sinistra, poi fase due del governo»
di Marco Conti
Martedì 26 Maggio 2015, 05:43 - Ultimo agg. 18:16
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ROMA - La vittoria in Spagna di Podemos a Madrid e Barcellona ha affossato anche il modello elettorale spagnolo non più bipolare. Per Renzi, convinto sostenitore dell'Italicum e del suo ballottaggio, è l'unico motivo di soddisfazione per un risultato che rischia di galvanizzare in Italia quei sostenitori di una sinistra alternativa al Pd che domenica si recheranno alle urne. Fiutato il pericolo, specie in Liguria, il Rottamatore ier è andato giù pesante bollando il tentativo di Civati, Landini, Cofferati e Fassina come un «bertinottismo 2.0» molto velleitario e sul quale Berlusconi ha costruito buona parte delle sue passate fortune elettorali e politiche.

RIECCOLO

Malgrado il presidente del Consiglio si mostri scaramantico sostenendo di potersi accontentare di un risultato favorevole per quattro regioni conquistate a tre, l'obiettivo sul quale si lavora, a palazzo Chigi e al Nazareno, resta molto più alto; al punto che il leader della sinistra del Pd Gianni Cuperlo, ha definito «Renzi troppo timido» perché «la partita è aperta ovunque». In effetti la speranza del premier è quella di riuscire a portare a casa un risultato tondo. Un sei a uno - lasciando quindi il Veneto alla Lega - metterebbe sicuramente al riparo il governo e cementerebbe la leadership del Rottamatore dentro il Pd. In ”soccorso” di Renzi è da due giorni sceso in campo Silvio Berlusconi che domenica sera era in tv da Fazio e oggi sarà da Vespa a Porta a Porta. Il Cavaliere è per il Rottamatore l'avversario preferito perché, a suo giudizio, «annulla ogni possibile alternativa a destra» e serve a ricompattare la sinistra. Non a caso il presidente del Consiglio ha iniziato da ieri a polemizzare direttamente con il leader di Forza Italia che «ha governato più di De Gasperi, Moro, Fanfani, Andreotti. Perchè non ha realizzato le sue belle idee?». Analogo trattamento, ma più scontato, per Beppe Grillo («aveva in mano il biglietto della lotteria ma non lo ha riscosso») e per Matteo Salvini («gli tirano le uova, ma anche lui lo faceva»). Malgrado sostenga che il risultato non avrà «ricadute» sul governo, è evidente come Renzi cerchi lo scontro tra leader nazionali trasformando il voto regionale in una sorta di elezioni di medio termine. Per Renzi il ritorno in tv del Cavaliere è la spinta giusta per convincere gli elettori di sinistra a tornare ai seggi. L'astensionismo è infatti il pericolo maggiore perché anche in caso di vittoria del Pd verrebbe attribuito al disincanto dell'elettorato per la politica del governo e della sua maggioranza. La valanga di interviste a tv locali che affollano l'agenda del premier, conferma come a palazzo Chigi si cerchi di smuovere i pigri con l'obiettivo di conseguire domenica sera un risultato tondo in grado di dare, come accaduto dopo le elezioni Europee, nuova spinta alla leadership del Rottamatore in vista dell'avvio della seconda fase di governo.



CENERI

L'avanzata delle forze euroscettiche, prima in Grecia e da ieri l'altro in Spagna e Polonia, costringe infatti Renzi a mettere nuovamente in discussione il rapporto del suo governo con Bruxelles e «l'Europa degli zero virgola» che, se «non cambia la sua politica di austerity, consegna in molti paesi il potere alle forze euroscettiche di destra e di sinistra. Ovviamente a Renzi interessa ”coprirsi” a sinistra, ma ha bisogno di risultati a breve e di iniziative concrete da parte di Bruxelles in modo da poter sostenere con il proprio elettorato che l'unica uscita da sinistra alla crisi passa per il Pd e per un'Europa diversa. Agli italici emuli di Podemos o Tsipras intende invece attribuire la responsabilità di voler risollevare dalle ceneri la destra berlusconiana pronta ad approfittare delle spaccature del campo avverso.



Vincere in Liguria, storico feudo della sinistra, serve a Renzi non solo per smentire la profezia berlusconiana («se perde in Liguria Renzi va a casa»), ma soprattutto per complicare il lavoro a quel laboratorio di sinistra alternativa al Pd attivo da un paio di decenni e che meno di due anni fa produsse la ”Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia.