Roma, Gabrielli: non mi candiderò mai a sindaco ma se necessario posso sciogliere Comune

Franco Gabrielli
Franco Gabrielli
Lunedì 31 Agosto 2015, 14:41 - Ultimo agg. 1 Settembre, 08:49
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«Vorrei si facesse chiarezza per sempre, per la serenità delle istituzioni di questa città. Gabrielli sicuramente non si candiderà a Roma per fare il sindaco, il presidente di Regione o il sindaco metropolitano o qualsiasi altra carica». Così il prefetto di Roma Franco Gabrielli, a margine di una iniziativa, sulle voci di stampa che lo vedevano pronto, una volta svolto il suo lavoro di 'affiancamento' al sindaco Marino e per il Giubileo, deciso dal governo, a candidarsi egli stesso alla guida della città.

«Questa città, Roma Capitale, ha un solo sindaco che è stato eletto dal popolo.

Che ha ricevuto il mandato dal popolo e tale è finché questo sindaco rimarrà in carica. Non possono esistere giuridicamente diarchie o consolati». «Non possono esistere situazioni che in qualche modo depotenzino il ruolo e la funzione e consentitemi, le responsabilità che sono in capo al primo cittadino», ha aggiunto Gabrielli a proposito delle polemiche seguite alle decisioni del governo che lo ha 'affiancato' al sindaco Ignazio Marino per quanto riguarda gli otto ambiti dell'amministrazione capitolina più colpiti dall'infiltrazione di Mafia Capitale.

«Nonostante la distanza fisica, ho parlato in questi giorni con il sindaco Marino, ci sentiamo spesso e volentieri. Lui sa come la penso, ovvero che non c'è alcun condominio», ha detto Gabrielli, a margine di una iniziativa a Roma. Oggi, ha ricordato il prefetto, c'è un incontro sul Giubileo chiesto dal vicesindaco di Roma Marco Causi, «propedeutico all'insediamento della segreteria tecnica che sarà domani. La segreteria sarà la cabina dove ci saranno anche rappresentanti della Regione, chiederò al presidente Zingaretti di darmi uno o due nomi che faranno parte di questa struttura. Sarà il luogo della condivisione e della concertazione».

«Il ministro dell'Interno, all'esito di tutta quella che è stata la vicenda, la Commissione d'accesso, la relazione del prefetto di Roma, non ha potuto non constatare che, evidentemente, dalla fotografia che gli era stata rappresentata, certamente non usciva un quadro molto rassicurante della condizione della città e della sua amministrazione. Questa vicenda forse interroga soprattutto il potere legislativo, e cioè quella che oggi è una assoluta inadeguatezza della norma dell'art.143 a prendere in considerazione situazioni complesse come possono essere quelle di una metropoli», ha spiegato il prefetto.

In questa città, ha aggiunto, «ci sono 15 Municipi e 50 mila operatori, tra partecipate e dipendenti, quindi forse, come peraltro acutamente ha rilevato la presidente Bindi, lo strumento dell'articolo 143 (sullo scioglimento dei consigli comunali, ndr) va un pò rivisto. Solo che noi operiamo a legislazione vigente e il ministro ovviamente non ha potuto non tenere conto di questa fotografia e quindi ha chiesto al prefetto di porre in essere una serie di iniziative volte a fare proposte e a dare indicazioni rispetto ai settori che sono emersi dalla relazione, nei quali c'è stata questa criticità. Quindi il prefetto adesso, nell'ambito di un rapporto di leale collaborazione - ha concluso Gabrielli - andrà innanzitutto a fare una verifica dell'esistente, perchè la fotografia che ha avuto il ministro era riferita a un tempo che non c'è più. Oggi il prefetto è chiamato a fare la fotografia di quella che è oggi la macchina amministrativa di questo Comune e, all'esito di questo, farà delle indicazioni e delle proposte».

Poi il prefetto affronta il tema Giubileo: «Suggerirò al vicesindaco Causi di rendere quanto più trasparenti, con un'apposita sezione sul sito del Comune, tutti i soldi spesi per l'organizzazione del Giubileo, le procedure di affidamento delle gare, i nomi di chi se le aggiudicherà e i tempi di realizzazione delle opere. Questo è il primo grande evento ai tempi del pauperismo spinto, quindi è giusto rendere conto di come vengono spesi i soldi dei cittadini».

«Questo è il Giubileo ai tempi dell' Isis, di una radicalizzazione quasi epocale, e quindi dobbiamo affinare quanto più possibile i nostri strumenti. Se voi pensate che lo diciamo per scaramanzia vi sbagliate: noi pensiamo che quella del terrorismo internazionale sia una minaccia concreta e reale. Ma come tutte le minacce non vuol dire che dobbiamo chiuderci. Dobbiamo attrezzarci in modo che la minaccia non si concretizzi in modo negativo».