Sarro: «Sentenza coraggiosa, contro di me rancore»

Sarro: «Sentenza coraggiosa, contro di me rancore»
di ​Gerardo Ausiello
Domenica 26 Luglio 2015, 18:11 - Ultimo agg. 18:20
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«Per la prima volta dopo giorni ho dormito sereno». Per Carlo Sarro, deputato di Forza Italia, la decisione del Riesame, che ha annullato l’ordinanza di arresti domiciliari, è la fine di un incubo durato dodici giorni. «Ma ora - si sfoga - chi mi risarcirà?».



Lei è un avvocato. Visti i tempi della giustizia italiana si aspettava una decisione così tempestiva?

«In una lunga telefonata Berlusconi, che mi è stato molto vicino in questi giorni, mi ha detto: “Nonostante tutto, sei stato fortunato perché ne sei uscito presto, mentre tanti sono costretti ad attendere anni”. Naturalmente nel dirlo pensava anche a se stesso. Sono stati comunque momenti durissimi. In poche ore sono stati messi in gioco 32 anni di attività professionale e 20 anni di impegno politico e istituzionale durante i quali non sono mai stato sfiorato da un’indagine ma neanche dal sospetto di una condotta meno che corretta. La mia reputazione è stata sfregiata. Quando mi vedevo in televisione, mi sentivo sdoppiato. Una sensazione terribile».



L’accusa nei suoi confronti era di turbativa d’asta. Ma il Riesame le ha dato ragione.

«Il Tribunale del Riesame ha avuto la forza di resistere alle suggestioni mediatiche e di esaminare la vicenda esclusivamente sulla base dei dati processuali. La magistratura giudicante è stata dunque in grado di assumere una decisione coraggiosa. Mi accusavano di aver alterato l’andamento di una gara per l’affidamento della manutenzione della rete idrica e fognaria ma non si specificava con chi avrei commesso questo reato né quando e dove sarebbe stata posta in essere tale manipolazione. Peraltro il mio accusatore (Giuseppe Fontana, ndr), secondo quanto scrivono nell’ordinanza gli stessi pm, era animato da rancore e livore e non era pertanto una fonte limpida».



Pensa di rivalersi in sede giudiziaria contro chi l’ha accusata?

«Lo farò certamente ma il ristoro monetario non potrà sanare il danno d’immagine che ho subito. Sono stato accusato ad esempio, tra le altre cose, di aver speso 1,8 milioni di euro per la campagna elettorale del 2013. In quella tornata elettorale, si votava con il Porcellum, io ero candidato al terzo posto a Campania 2 con il Pdl, che prese il 30 per cento. Se anche fossi rimasto a casa sul divano sarei stato eletto. Il mio contributo, infatti, fu soprattutto politico perché, con il senatore Nitto Francesco Palma, andammo in molti comuni per affrontare il tema della riapertura dei termini del condono edilizio. Le manifestazioni a cui partecipammo erano tutte organizzate dal partito».



Per il suo coinvolgimento nell’inchiesta lei ha scelto di dimettersi dalla commissione Antimafia. Ora che il Riesame ha annullato l’ordinanza di arresti domiciliari, pensa di rientrare in Antimafia?

«Ho lasciato tutti gli incarichi, sia politici che istituzionali. Oltre all’Antimafia, anche la vicepresidenza della commissione Giustizia della Camera perché, come ho scritto all’onorevole Rosy Bindi, non volevo che, per causa mia, le istituzioni fossero oggetto di polemiche e strumentalizzazioni. Da allora mi sono dedicato senza sosta allo studio delle carte insieme con i miei legali, il penalista Vincenzo Maiello e gli amministrativisti Giovanni Leone e Felice Laudadio, rinunciando alle prerogative di parlamentare. Ora che il Riesame si è espresso, a proposito degli incarichi che ricoprivo rimetto ogni decisione al partito».



La sua vicenda riaccende il dibattito sulla riforma della giustizia e sulla carcerazione preventiva. In tanti, compreso il suo ex collega Nicola Cosentino, sono detenuti in attesa di un processo.

«L’auspicio è che questa vicenda, che non è l’unica nella storia giudiziaria di questo Paese, possa servire per far riflettere tutti, anche il Parlamento, affinché le garanzie di libertà siano effettive e non puramente formali. Del resto l’intento della nuova legge sulla custodia cautelare, votata a larghissima maggioranza, è che, quando possibile, vengano preferite le misure alternative alla custodia cautelare. Si guardi al mio caso: se non fossi stato parlamentare, non avrei potuto parlare giorno e notte con i miei avvocati. In Italia c’è tanta carcerazione preventiva, che è odiosa, inutile e dannosa, e poca carcerazione effettiva. E invece bisogna ridurre la carcerazione preventiva, accelerare i processi e far sì che si accertino le responsabilità e si eseguano le pene. Altrimenti la giustizia resterà un simulacro».