Spese di Marino, aperta inchiesta a Roma

Spese di Marino, aperta inchiesta a Roma
di Sara Menafra
Mercoledì 7 Ottobre 2015, 05:42 - Ultimo agg. 08:44
3 Minuti di Lettura
Il sindaco Marino prova a bloccare la polemica quotidiana sul caso scontrini e rimborsi spese: «Quello che dovevamo dire lo ha detto il Campidoglio», esclama entrando nella fabbrica di biscotti Gentilini, quelli «con cui faccio colazione ogni mattina dal 1969».



Ma più i giorni passano e più le indiscrezioni si sommano le une alle altre. Tanto più che ieri mattina sono partite anche le verifiche da parte della procura di Roma. A piazzale Clodio è arrivato l'esposto promesso dai consiglieri di Fratelli d'Italia, Fabrizio Ghera e Lavinia Mennuni, mentre la Corte dei conti ha ricevuto quello dei Consiglieri Cinque stelle capeggiati da Marcello De Vito. E altra documentazione è attesa negli uffici requirenti da parte di altri gruppi consiliari. Il procuratore aggiunto coordinatore del pool dei reati contro la Pubblica amministrazione, Francesco Caporale, ha aperto un fascicolo di «atti relativi» al momento senza ipotesi di reato affidando le verifiche al pm Roberto Felici.



LA LAVANDERIA

L'obiettivo è verificare la sussistenza dell'ipotesi di peculato, citata esplicitamente nell'esposto di Fratelli d'Italia. Cercando quindi di capire soprattutto se pranzi e cene pagati con la carta del comune si siano effettivamente svolti nel corso di iniziative «di rappresentanza». Nell'esposto, Ghera e Mennuni passano l'evidenziatore su alcune spese stonate, ad esempio quelle per la lavanderia. Mille euro, ovvero 997,96, «relativi alle spese di tintoria per il lavaggio di capi indossati in occasione di visite di Stato ed ufficiali». Cifre basse rispetto al bilancio del Comune, per carità. Ma che appaiono singolari in un bilancio di spese di rappresentanza con la carta di credito di proprietà del Comune di Roma, tanto più a fronte di sindaci come Giuliano Pisapia a Milano o Luigi De Magistris a Napoli che la card dell'amministrazione cittadina non l'hanno neppure ritirata, affidando questo genere di uscite all'ufficio di Gabinetto che le autorizza preventivamente.



Apparentemente giustificata, visto che nel documento pubblicato dal comune compare una scritta a mano con la dizione somma «riversata» (e dunque stornata per essere pagata di tasca propria dal primo cittadino) la spesa per una pizzeria ad Acireale la sera del 23 dicembre 2013.



LA SMENTITA

Ma a mettere in difficoltà il sindaco sono soprattutto le smentite alla versione ufficiale. Prima ufficiose e da ieri, per la prima volta, formalizzate da una comunicazione pubblica inviata a tutte le testate. A prendersi la briga di mettere tutto per iscritto è stata la Comunità di Sant'Egidio, tirata in ballo per un ipotetico pranzo di rappresentanza del 26 ottobre 2013. Al «Sapore di Mare» gli ospiti del movimento che si occupa, tra l'altro, di assistenza ai poveri, avrebbero consumato «8 spaghetti all'astice» assieme al primo cittadino. «Di fronte all'insistenza su una notizia che non corrisponde al vero» la Comunità di Sant'Egidio ribadisce ciò che, spiega in una nota, «ha già abbondantemente chiarito nei giorni scorsi ad alcuni organi di stampa: alla ormai ”famosa” cena del 26 ottobre 2013 nel ristorante romano ”Sapore di Mare” non è stato invitato nè ha partecipato alcun responsabile di Sant'Egidio». E ancora: «Si approfitta dell'occasione per precisare che - conclude la nota - anche nei due anni successivi, fino ad oggi, non sono mai stati offerti pranzi o cene, a spese del sindaco Marino, a responsabili della Comunità di Sant'Egidio».



Intanto, in una intervista a ”Chi” il sindaco annuncia che dopo il secondo mandato, che considera già assicurato, lascerà la politica: «Non nasco politico e non morirò politico. Ho sempre pensato fosse un impegno a termine. Le posso dire che dal 2023 sicuramente non farò più politica e magari vivrò a Sydney, anche se mia moglie non ne può più di traslocare».