Roma, 15enne violentata da un militare: l'orco tradito dalla bici lasciata in strada

Roma, 15enne violentata da un militare: l'orco tradito dalla bici lasciata in strada
di Paola Vuolo
Giovedì 2 Luglio 2015, 08:41 - Ultimo agg. 09:21
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«È lui». Angela ha un sussulto quando gli investigatori della Mobile le mostrano le foto dell'uomo che hanno appena fermato. Il cuore le batte a mille, ha riconosciuto il finto poliziotto che lunedì notte l'ha violentata in un piccolo campo abbandonato di via Casale Strozzi, vicino a via Teulada, alle spalle del Tribunale. «Sei sicura?» le chiedono ancora i poliziotti, «osservalo bene». «Sì», risponde la ragazzina, «sono sicurissima».

È durata 48 ore la caccia a Giuseppe Franco, 31 anni, calabrese di Cassano Ionio, sottocapo di seconda classe della marina militare, addetto all'armeria, di stanza sulla nave Vesuvio: è accusato di avere violentato Angela (il nome è di fantasia), quasi 16 anni, la notte del 29 giugno scorso a Prati, un quartiere centrale della città.

L'uomo è stato tradito da una telefonata e dalla bici, quella che gli aveva prestato il fratello di due anni più piccolo per farlo girare in città, una Bmx nera, che aveva lasciata legata a un palo, in via Bafile, la strada dove ha notato Angela e le sue due amiche bere una birra. L'uomo è stato ripreso anche dalle telecamere di un locale di via Mirabello, lì vicino. Il sottufficiale si trovava a Roma per motivi di servizio, oggi avrebbe dovuto imbarcarsi per una missione, ma agli alloggi della Difesa, aveva preferito la casa del fratello a San Lorenzo.

LA VIOLENZA

Anche Angela si trova a Roma ospite di un'amica, quella sera, per loro, era incominciata con la meraviglia dei fuochi d'artificio a Castel Sant'Angelo, uno spettacolo sul fiume per la festa di San Pietro e Paolo. In via Bafile vengono avvicinate da un uomo che si qualifica come poliziotto e le spaventa dicendo che sono troppo piccole per bere e mostra un tesserino. Secondo la ricostruzione degli investigatori della Mobile guidata da Luigi Silipo, il tesserino è quello della marina, ma nell'oscurità le ragazzine non possono vederlo bene e capire la differenza tra un tesserino della marina e uno della polizia di stato.

Angela è l'unica ad avere i documenti di identità, il sottufficiale le dice che deve seguirlo al commissariato vicino per identificarla. Lei lo segue impaurita, ma non può immaginare l'inganno. Le amiche restano lì ad aspettarla, dopo mezz'ora la vedono arrivare in lacrime. Piange, dice che è stata violentata, quell'uomo non era un poliziotto e l'ha costretta ad avere un rapporto orale. Le amiche si abbracciano, tornano a casa una di loro non abitano lontano e chiama la madre. La donna le raggiunge, in quel momento vedono passare il finto poliziotto, Angela grida «è quel bastardo», lo rincorrono, ma lui si dilegua. La fuga viene ripresa dalle telecamere di un locale.

La polizia ha le immagini registrate, a Angela ha parlato anche della bici: «L'ha lasciata in via Bafile, è arrivato con quella, lo abbiamo visto». Gli agenti si appostano, per un giorno intero nessuno va a riprendere la Bmx, poi martedì notte arriva il fratello del sottufficiale. La polizia lo blocca, vuole sapere di chi è la bicicletta, e mentre lo incalzano Giuseppe lo chiama sul cellulare. Il marinaio è agitato, probabilmente la notte che è fuggito ha visto anche che c'erano le telecamere. Per questo, secondo gli inquirenti, aveva detto al fratello di lasciare lì la Bmx. Ma lui non aveva nessuna intenzione di lasciar stare «non volevo perdere la bici, Giuseppe mi aveva detto che aveva fatto una cosa brutta, ho pensato che avesse investito qualcuno» dice e aggiunge pure che il fratello da due anni faceva uso di anabolizzanti. In casa sua gli agenti trovano i pantaloncini che Giuseppe Franco indossava la sera della violenza, erano stati lavati. «Lei era consenziente», prova a dire il marinaio. Scatta il fermo. Al questore di Roma, Nicolò D'Angelo, arrivano i complimenti del sindaco Ignazio Marino.

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