Valeria, morta a Parigi. I genitori: ragazza buona e studentessa meravigliosa

Valeria, morta a Parigi. I genitori: ragazza buona e studentessa meravigliosa
di Raffaele Rosa
Sabato 21 Novembre 2015, 13:25 - Ultimo agg. 19 Marzo, 08:19
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Hanno sperato fino all'ultimo che non fosse vero. Che Valeria ce l'avesse fatta, che fosse solo ferita e dispersa in qualche ospedale parigino. Ma la telefonata del fidanzato Andrea in lacrime giunta sabato sera poco prima di mezzanotte a Venezia nella casa di San Marcuola, a Cannaregio, dove Valeria Solesin abitava con i genitori e il fratello, ha stroncato ogni illusione. Alberto Solesin e Luciana Milani, i genitori della 28enne unica vittima italiana della strage di Parigi, vivono il loro dolore rinchiusi nella loro casa a due passi dalla chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato.



Con loro c'è anche Dario, che non è volato a Parigi come qualcuno diceva. In mattinata quella che per loro era già una tragica verità, viene ufficializzata anche dall'ambasciata e nel primo pomeriggio dalla Farnesina. Verso le 15.00 papà e mamma della studentessa veneziana decidono di scendere e di dire qualcosa ai giornalisti. Lo fanno assieme e a pochi metri dalla chiesa dove loro figlia ha fatto la prima comunione ed è stata cresimata. «Voi che potete e che ci chiedete chi era nostra figlia ricordate che era una persona buona, una cittadina, una studiosa meravigliosa - è il pensiero di mamma Luciana, insegnante -. Ci mancherà molto e credo, visto il percorso che stava facendo, che mancherà anche al nostro Paese per le doti che aveva. Era una ragazza sempre allegra, piena di vita e di voglia di fare. Avete letto la sua biografia, i suoi lavori: mia figlia aveva scelto questo mondo ma non si dimenticava degli ultimi con il volontariato per Emergency qui a Venezia, a Trento dove ha studiato all'università.



E poi anche a Parigi dove aveva lavorato seguendo i senzatetto che vivono nelle metropolitane della città. Ecco, questo dice tutto, dimostra la sua voglia di conoscere in tutte le sfaccettature le realtà che andava a studiare e frequentare e disegna bene chi era». Papà Alberto è visibilmente commosso. È lui ad aver ricevuto la telefonata, la più tragica, del fidanzato della figlia Andrea, che gli annunciava che il corpo di sua figlia senza vita si trovava nell'obitorio della Place Mazas. Abbigliamento, descrizione, verifiche a livello scientifico eseguite dall'Interpol non lasciavano speranza.



«Adesso aspettiamo di sapere cosa dobbiamo fare per andare a riprendercela e portarla a casa. Questo è il desiderio più grande che posso dire di avere in questo momento in cui tutto mi pare così assurdo, irreale. Mia figlia era una ragazza stupenda. Pensi sempre che queste cose capitino agli altri e non a te. E invece stavolta siamo noi a piangere. Con Valeria ci sentivamo poco, ma quando lo facevamo era per parlare a lungo di tante cose. Quest'anno avrebbe dovuto concludere il suo dottorato».



Alberto e Luciana non sanno bene cosa sia successo quella maledetta sera del 13 novembre al Bataclan di Parigi. «Sinceramente ci interessa poco - aggiunge la madre - Sapere perché l'hanno fatto, perché è successo tutto questo. Ora aspettiamo di sapere cosa dobbiamo fare per riportarcela a casa e piangerla assieme ai nostri parenti e ai suoi amici». Nel pomeriggio arriva anche la telefonata del Premier Renzi. Da parte del Presidente del Consiglio le condoglianze e una promessa di ricordare Valeria in qualche modo, una borsa di studio. Oggi, probabilmente, la partenza della famiglia per Parigi per riportare a casa la salma di Valeria e darle l'ultimo saluto nella sua Venezia.