Sulmona, «Non ti devi lavare» condannato marito geloso

Sulmona, «Non ti devi lavare» condannato marito geloso
Giovedì 16 Aprile 2015, 14:37 - Ultimo agg. 14:53
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Le aveva imposto persino di non lavarsi per gelosia, «perché con il cattivo odore sarebbe risultata meno attraente ai giovani della caserma nella quale lavorava come addetta alle pulizie». Le aveva imposto persino di non lavarsi per gelosia, «perché con il cattivo odore sarebbe risultata meno attraente ai giovani della caserma nella quale lavorava come addetta alle pulizie». E poi botte a lei e alla figlia, fino al sequestro in casa, nel maggio del 2009: per quasi due giorni chiusa dentro senza cellulare perché non chiedesse aiuto e picchiata a sangue, fino a quando, non vedendola più, il fratello, ovvero la sorella, non l'aveva liberata rompendo la finestra di casa e trasportandola al pronto soccorso dell'ospedale di Chieti, dove finalmente la donna si era decisa a sporgere denuncia. Così Alfonso Salvatore, imprenditore di origine campana, ma residente da oltre un decennio a Pettorano sul Gizio, è stato condannato dal tribunale alla pena di due anni di reclusione. Il collegio presieduto da Giorgio Di Benedetto lo ha ritenuto responsabile di sequestro di persona, lesioni gravi e maltrattamenti e lo ha assolto per l'altra pesante accusa di violenza sessuale di cui era pure stato incriminato. Un incubo durato quattro anni, dal 2005 al 2009, a cui la donna aveva deciso di dare un taglio definitivo dopo l'episodio del sequestro. Un rapporto coniugale che era stato esasperato, a detta dell'imputato, dalla permanenza del fratello in casa nei due mesi di arresti domiciliari a cui era stato condannato per rapina. Solo che a far perdere le staffe ad Alfonso Salvatore non era stato il curriculum criminale del cognato, quanto la sua particolare scelta di vita: diventare un uomo, lui che era nato donna. Le continue discussioni sull'uso di ormoni e crisi d'identità erano per Salvatore un pessimo esempio educativo per le due figlie.