Yara, udienza preliminare per Bossetti. Difesa chiede nullità campo imputazione

Yara, udienza preliminare per Bossetti. Difesa chiede nullità campo imputazione
di Claudia Guasco
Lunedì 27 Aprile 2015, 11:44 - Ultimo agg. 17:49
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BERGAMO - Ore 8,30: Massimo Bossetti scende dal blindato della polizia pemitenziaria e da un ingresso secondario si infila veloce nel Tribunale di Bergamo.



Il secondo piano del palazzo è impenetrabile, davanti al gup Ciro Iacomino si svolge l'udienza preliminare a carico del muratore di Mapello arrestato il 16 giugno scorso con l'accusa di aver seviziato e ucciso la tredicenne Yara Gambirasio. Bossetti siede davanti al giudice dell'udienza preliminare intenzionato a difendersi dalle accuse che potrebbero portarlo all’ergastolo: omicidio aggravato dalle sevizie e crudeltà, dalla minorata difesa della vittima e calunnia ai danni di un suo collega di lavoro sui cui avrebbe tentato di gettare ombre per sviare i sospetti.



Bossetti vuole rilasciare dichiarazioni spontanee per ribadire ciò che va ripetendo dal momento in cui i carabinieri hanno fatto scattare le manette attorno ai suoi polsi: "Io non c'entro. Non ho ucciso Yara. Sono padre di tre figli, non potrei mai fare una cosa del genere".



"CAPO D'IMPUTAZIONE NULLO"

Il gup Iacomino è ora in camera di consiglio: il legale del carpentiere, Claudio Salvagni, ha chiesto la nullità del capo d'imputazione poiché presenta un doppio luogo in cui è stato commesso il delitto: Brembate e Chignolo d'Isola. Il giudice dovrà pronunciarsi sul rinvio a giudizio chiesto dal pm Letizia Ruggeri e poiché quella di oggi è la prima udienza non è certo che si arrivi alla decisione.



Di sicuro sarà il primo atto di un duro scontro tra accusa e difesa: l'avvocato Salvagni non pare intenzionato a giocarsi tutte le carte nella fase preliminare, a cominciare dal giallo della mancata corrispondenza tra il dna mitocondriale trovato sul corpo di Yara e quello nucleare, che invece è sicuramente di Bossetti. Una discrepanza che gli stessi giudici del riesame, negando la scarcerazione al muratore, avevano definito suscettibile di discussione. Non però nella fase cautelare ed è probabile che Salvagni decida di rinviare la discussione in dibattimento, davanti ai giudici della Corte d'assise.



La scelta del rito abbreviato è stata esclusa dalla difesa, che intende ribattere punto su punto al pm Letizia Ruggeri in un'udienza pubblica. Bossetti, del resto, continua a proclamarsi innocente: il suo obiettivo non è evitare l'ergastolo, bensì dimostrare la sua piena innocenza. Per la moglie Marita e i figli: "Devo falo per loro. Se non riesco a provare che non sono stato io a uccidere Yara, fuori dal carcere non mi resta più nulla", si sfoga con il suo avvocato.



PROVA REGINA

Sulle spalle del manovale, tuttavia, pesano come un macigno i numeri di un'inchiesta imponente: 59 faldoni, 10 mila pagine che lo riguardano, 21 mila prelievi del dna, 14 mila test sui codici genetici, 120 mila contatti telefonici nel mirino degli investigatori. Che hanno persino ricostruito fino al 1719 l’albero genealogico del padre naturale di Bossetti, l'autista di Gorno, hanno seguito le tracce del telefonino venduto da Bosetti recuperandolo in Marocco e hanno trovato Damiana, la fidanzata di un muratore del cantiere di Mapello che stando a una testimone della difesa raccontava di avere una fidanzatina di nome Yara. L’accusa ha raccolto una mole di indizi che ritiene incastrino il presuno assassino della piccola ginnasta di Brembate. La prova regina è il dna di Bossetti isolato sugli slip e sui legging di Yara e il fatto che sia presente la componente nucleare ma non quella mitocondriale del carpentiere è stato così spiegato dai consulenti della Procura: la traccia è mischiata con il sangue di Yara e ciò può avere in parte coperto il profilo del presunto killer. L'avvocato Salvagni, che chiederà il proscioglimento per Bossetti, cercherà di smontare in dibattimento gli altri indizi a carico del manovale: i filmati analizzati dai Ris hanno stabilito che era suo il furgone Fiat Daily che per circa un'ora si è aggirato intorno alla palestra di Brembate proprio nelle ore in cui Yara è uscita di casa per andare in palestra ed è scomparsa per sempre. E le fibre di tessuto rinvenute sui pantaloni della tredicenne sono identiche a quelle dei sedili del furgone. All'udienza di oggi non ci sono i genitori di Yara, Fulvio e Maura Gambirasio. La loro presenza non è necessaria e, fedeli alla riservatezza che ha sempre contraddistinto la famiglia, vogliono evitare clamore. Tramite il loro avvocato Enrico Pelillo si costituiranno parte civile. Così come farà Keba, la sorella di Yara, diventata maggiorenne.