Canada, a luglio era stato ritirato il passaporto all'assalitore Michael Zehaf-Bibeau

Canada, a luglio era stato ritirato il passaporto all'assalitore Michael Zehaf-Bibeau
Giovedì 23 Ottobre 2014, 09:02 - Ultimo agg. 10:55
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Una foto in cui sarebbe ritratto l'attentatore ucciso in Canada è stata diffusa su Twitter da un account vicino all'Isis ("Islamic Media @V_IMS"), poi sospeso dal social network.



Michael Zehaf-Bibeau, il giovane di 32 anni che ieri ha aperto il fuoco davanti al Parlamento di Ottawa uccidendo un militare, si era convertito all'Islam.



L'uomo era «viaggiatore ad alto rischio». I servizi segreti canadesi avevano infatti confiscato a luglio il suo passaporto. In base a quanto riferiscono i media canadesi, il giovane era considerato «un viaggiatore ad alto rischio».



Nato nel 1982 in Quebec, Zehaf-Bibeau era figlio di un uomo d'affari di origine libica, Bulgasem Zehaf, e Susan Bibeau, funzionaria dell'ufficio immigrati e rifugiati. La coppia ha divorziato 15 anni fa e Michael si sarebbe avvicinato all'Islam solo recentemente, dopo aver collezionato una lunga serie di precedenti penali: dal 2001 era stato incriminato 11 volte, per reati dal furto, al possesso di droga e armi illegali. Secondo quanto riporta il Globe and Mail, Zehaf-Bibeau sarebbe andato in Libia prima di ritornare in Canada e trasferirsi nell'ovest del paese dove lavorava come minatore.



Il giornale non precisa quando sarebbe avvenuto questo viaggio, ma racconta che il padre Belgasem, che è stato titolare del cafè Tripoli a Montreal tra il 1994 e il 2002, sarebbe andato a combattere con i ribelli libici nel 2011. E cita la testimonianza di un amico che racconta come sei settimane fa Zehaf-Bibeau, incontrato in una moschea di Vancouver gli aveva detto che «voleva tornare in Libia per studiare» l'Islam e l'arabo. Ma, aveva assicurato all'amico, «non aveva nient'altro in mente».



L'amico, Dave Bathurst, afferma che Zehaf-Bibeau non sembrava avere inclinazioni estremistiche o violente, ma a volte mostrava un comportamento strano, inquietante. «Una volta stavamo chiacchierando in cucina e non so come mi disse che il diavolo lo inseguiva», racconta Bathurst, ricordando come l'amico spesso parlava della presenza di Shaytan, la parola araba per Satana, nel mondo. «Credo che fosse malato di mente», ha aggiunto. Il suo comportamento «strano» aveva provocato problemi e frizioni con i capi della comunità islamica della moschea di Burnaby che gli chiesero di non partecipare più alle preghiere.



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