Ebola, l'Africa brucia: si cercano medici. Lorenzin: Italia pronta, qui nessun rischio

Ebola, l'Africa brucia: si cercano medici. Lorenzin: Italia pronta, qui nessun rischio
di Carla Massi
Venerdì 1 Agosto 2014, 08:25 - Ultimo agg. 21:54
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Si cercano medici per i paesi africani colpiti dall’epidemia di Ebola.



L’Organizzazione mondiale della sanità si muove con le richieste e con le decisione che fanno capire quanto, ormai, sia urgente bloccare la diffusione del virus. In Sierra Leone, Liberia, Guinea e, da ieri, anche Nigeria. I morti, da un anno a questa parte, sono 1323, 726 da dicembre scorso, 57 negli ultimi quattro giorni. Una crescita che allarma l’Africa intera, l’Europa e gli Stati Uniti. La dimensione di questa epidemia, per l’Oms, «non ha precedenti».



IL SUMMIT

Il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, ed i presidenti dei paesi africani colpiti si incontreranno oggi in Guinea per lanciare un nuovo piano di contrasto da 100 milioni di dollari. Uno fondo che verrà destinato a quella che viene definita campagna internazionale «intensificata».

«Nessun rischio per Ebola in Italia», annuncia il ministero della Salute. «Il nostro paese - sono le parole del ministro Beatrice Lorenzin -è attrezzato per valutare e individuare ogni eventuale problema legato all’importazione della malattia». L’Italia e l’Europa intera, al momento, non raccomandano misure di restrizione di viaggi o movimenti internazionali. Indicazioni precise sia per gli aerei e per le navi. «Riguardo le condizioni degli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare - si legge nel documento del ministero - la durata di questi viaggi fa sì che persone che si fossero eventualmente imbarcate mentre la malattia era in incubazione manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero, a prescindere dalla provenienza, valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, come sta avvenendo attraverso l’operazione Mare Nostrum». Ancora gli infettivologi del Ministero: il rischio di infezione per i turisti, i viaggiatori in genere e i residenti nelle zone colpite è considerato molto basso se si seguono alcune precauzioni. Dall’evitare il contatto con i malati al controllare degli alimenti. Anche la Francia rassicura. Il ministro della Salute Marisol Touraine dice che il suo paese «ha i messi per far fronte al virus Ebola». Alla preoccupazione dell’Oms si allinea quella degli Stati Uniti che conta due medici contagiati in Liberia dove, per fermare la diffusione dell’epidemia, è stata decisa la chiusura delle scuole. I due americani lottano tra la vita e la morte. Un siero sperimentale arrivato per i due pazienti conteneva in realtà la dose sufficiente solo ad una persona. Kent Bradley, 33 anni, medico missionario che si è ammalato la scorsa settimana ha offerto la dose alla collega Nancy Writebol, contagiata anche lei dalla febbre emorragica. Proprio la diffusione del virus, tra gli infettivologi, sta riaprendo il dibattito sui trattamenti e sugli ipotetici vaccini contro la malattia. I vaccini sui quali si lavora nei laboratori non sono arrivati alla fase della sperimentazione, i test sono stati fermati per mancanza di fondi. E anche di disinteresse.



IL VACCINO

L’infezione in corso potrebbe essere l’occasione per ritirare fuori i progetti scientifici ma, per questa ondata, non potrebbero essere utilizzati. «Se almeno si fosse fatto un test di fase 1, quello sulle persone sane per verificare se il vaccino è sicuro - commenta Stefano Vella a capo del dipartimento del Farmaco all’Istituto superiore di sanità ed esperto di malattie infettive - oggi sarebbe possibile pensare di affidarci a questi. Invece, come al solito, ci si sveglia troppo tardi. Speriamo che sull’onda emotiva escano i fondi per iniziare le sperimentazioni». Oltretutto non esistono linee guida per l’uso di vaccini in emergenza. Oggi potrebbe essere l’occasione durante l’incontro tra Margaret Chan dell’Oms e i rappresentanti dei paesi africani. Oltre al nuovo piano da 100 milioni si discuterà del piano di contrasto fatto di terapie e aumento di personale. Per questo viene richiesto l’aiuto di medici, infermieri, epidemiologi ma anche esperti di logistica. Parole di speranza da Silvia Meschi, virologa di 37 anni, dell’Istituto Spallanzani da poco tornata dalla Guinea: «Ho visto persone guarire dall’Ebola e questo è stato il momento più bello».