Usa, spari contro le figlie di Obama. Bufera sulle falle della sicurezza della Casa Bianca

Usa, spari contro le figlie di Obama. Bufera sulle falle della sicurezza della Casa Bianca
di Anna Guaita
Lunedì 29 Settembre 2014, 01:15 - Ultimo agg. 30 Settembre, 08:28
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Il loro compito straordinariamente importante: devono proteggere la vita del presidente e dei suoi familiari. In un Paese nella cui storia quattro presidenti sono stati uccisi (Lincoln, Garfield, McKinley, Kennedy), uno è stato seriamente ferito (Reagan) e uno ha rischiato due volte di esserlo (Ford) è ovvio che il compito del servizio segreto sia cruciale. Ma negli ultimi tempi sembra proprio incapace di evitare scandali ed errori, con alcuni agenti accusati di aver usato prostitute o di essersi ubriacati. L'ultimo errore a venire alla luce risale al novembre del 2011, quando un uomo sparò contro la Casa Bianca, ma gli spari furono scambiati per rumori di un cantiere.



Ieri il Washington Post, con un bell'esempio di giornalismo investigativo, ha rivelato che solo per l'allarme dato da una domestica quattro giorni dopo, si scoprì che c'era stato un attentato contro la Casa Bianca.

La sera di venerdì 11 novembre di tre anni fa sia Barack Obama che la moglie Michelle erano in California. Al secondo piano della residenza, c'erano la figlia minore Sasha, con la madre della first lady, Marian Robinson. La figlia maggiore, Malia, era fuori con alcuni compagni di scuola ed era attesa di ritorno da un momento all'altro. Erano le 8,30 di sera. D'un tratto gli agenti sul tetto e un’agente di guardia sotto il balcone della sala da pranzo sentirono distintamente 6/8 spari. Tirarono fuori le loro armi e lanciarono l'allarme. Tutti e tre hanno detto al Washington Post di non aver avuto dubbi che si fosse trattato di colpi di arma da fuoco. E tuttavia quasi subito arrivò il "cessato allarme", perchè i rumori «provenivano dal cantiere vicino». Il giorno dopo, veniva confermato che c'era effettivamente stata una sparatoria nelle vicinanze, ma che si era trattato di «un regolamento di conti fra bande rivali». Solo quattro giorni più tardi, una domestica notò che il vetro a prova di proiettile della sala da pranzo era stato scalfito. L'Fbi intervenne e constatò che anche il tetto era stato scalfito - proprio vicino alla postazione di una delle guardie - e che c'erano calcinacci e prove evidenti di sette colpi di fucile. Il giorno dopo, il 21enne Oscar Ortega-Hernandez veniva arrestato. Aveva guidato 3200 chilometri, dall'Idaho, per andare a uccidere Barack Obama. Dopo un lungo processo, il giovane è stato condannato a 25 anni di prigione.



Le rivelazioni sul clamoroso errore di quella notte sono venute alla luce in un mese in cui per ben tre volte un intruso è riuscito a entrare nel prato della Casa Bianca. Nel secondo di questi incidenti, l'uomo aveva in tasca un coltello a serramanico ed è riuscito ad arrivare fino alle porte del pianterreno. Il servizio segreto ha confermato al Washington Post che Obama è oggetto di un'infinità di minacce, molte di più dei presidenti precedenti. Molte tuttavia vengono tenute segrete «per evitare gli imitatori».
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