Google non può usare i dati personali, la diffida del garante tedesco

Google non può usare i dati personali, la diffida del garante tedesco
di Chiara Graziani
Mercoledì 1 Ottobre 2014, 22:27 - Ultimo agg. 22:56
2 Minuti di Lettura
E' un diritto usare il web senza consegnare la propria vita privata a Google. Lo ha stabilito l'autorit per la protezione dei dati e libert di informazione di Amburgo che ha ordinato al grande fratello di Mountain View di raccogliere dati personali senza infrangere le leggi nazionali. Si tratta di un ordine amministrativo inoltrato la settimana scorsa e che elenca tutte le leggi federali tedesche che la compagnia sta violando e viola ogni volta che un utente tedesco invia una mail, consulta un sito, clicca un «mi piace», compra il cibo per il gatto o posta foto e video sue e di terzi ignari.



Tutte azioni quotidiane che concorrono a formare un poderoso fascicolo personale della persona che Google usa, come dichiara, per la pubblicità su misura, quella che ti segue passo passo. Uno spaventoso accumulo di dossier che, comunque uno la pensi, sarebbe scandaloso ed inaccettabile se prodotto dal controllo statale o di un'impresa privata «tradizionale». E' il frutto, invece, dei servizi gratis on-line offerti da Google. Il primo dossieraggio volontario ed inconsapevole, per di più planetario.



L'opinione pubblica tedesca, al contrario di quella italiana, è molto sensibile all'argomento che riempie spesso di sè anche le analisi sulla vecchia, e non sottovalutata, informazione cartacea. Ed il garante tedesco (in sigla HmbBfDI) sta duellando da anni con Google, già diffidato nel 2011 per la pratica delle tag sui volti: ossia quella pratica di richiedere a chi scatta foto con uno smartphone di indicare il nome delle persone ritratte. Anche in quel caso gli americani (se ha più un senso dare una nazionalità a Google) furono diffidati. E non è accaduto nulla. Ma in Germania la pratica dei diritti civili versus il web è avviata. E a Mountain View nessuno la sottovaluta.